Se lei udisse. Блейк Пирс

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Se lei udisse - Блейк Пирс Un giallo di Kate Wise

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in seguito alla riunione con Duran e alla conversazione con Allen, tutto ciò che voleva era starsene seduta lì con lui. Era lui il suo futuro, non il lavoro. Allen, Michael e Melissa potevano essere il centro della sua vita, e sarebbe stato bello.

      Tutto ciò che doveva fare era assicurarsi di avere il cuore centrato. Assicurarsi di essere in grado di adattarsi a una vita che pareva tanto perfetta.

      E, per il momento, starsene seduta lì con Allen pareva davvero la perfezione assoluta.

      CAPITOLO QUATTRO

      Quando Kate e DeMarco si incontrarono all’auto nel parcheggio del bureau, parve che non fosse passato un giorno. C’era però qualcosa di notevolmente diverso, e di ben più profondo della mera apparenza, in DeMarco; praticamente come l’ultima volta che si erano viste, quasi sei mesi prima.

      «Agente Wise, bello rivederti» disse DeMarco.

      «Il piacere è mio.»

      Si abbracciarono rapidamente e fu allora, in qualcosa di semplicissimo come quel breve scambio di effusioni, che Kate capì che in DeMarco c’era qualcosa di diverso. Erano passati meno di undici mesi dall’ultima volta che avevano lavorato insieme, ma la donna era cambiata in un modo di non facile interpretazione. Era più della semplice distanza temporale e del modo in cui Duran l’aveva ritratta alla riunione. Lei stessa pareva cambiata. Il primo pensiero di Kate fu che sembrava invecchiata, ma non era del tutto esatto. Aveva l’aria di una che teneva la testa alta, che guardava dritto avanti a sé senza bisogno di essere sostenuta. In quel senso, sì, DeMarco pareva invecchiata. Avendo appena avuto un bambino, Kate alla fine pensò a un’analogia calzante; nell’aspetto DeMarco era passata da una donna ingenua desiderosa di avere un bambino alla donna che l’aveva appena avuto: una madre ormai guidata dall’istinto materno.

      Un altro cambiamento notevole risiedeva nel legame tra Kate e DeMarco. Fu evidente fin dall’inizio – dal momento in cui buttarono le borse nel bagagliaio della berlina del bureau per cominciare il viaggio verso la Carolina del Nord. Non era nulla di negativo. Erano entrambe estasiate di rivedersi, forse ancor più entusiaste di lavorare a un caso dopo quasi sei mesi. Ma c’era la sensazione di un cambiamento di leadership. DeMarco non era più la subordinata che ammirava Kate e ne seguiva la guida. Adesso in lei c’era una maggiore sicurezza. Era un’agente emergente che sbrogliava casi da sola.

      Non era stato detto nulla – né da DeMarco né da Duran – ma Kate capì ancor prima che uscissero da Washington DC che di quel caso il capo era DeMarco. Era un fatto intangibile che percepiva. E, a dire la verità, a Kate non importava. Anzi, sembrava giusto.

      La maggior parte del viaggio passò con gli aggiornamenti. Avevano sei ore da passare e trascorsero fin troppo in fretta. Kate raccontò qualche storia su Michael e su come ci si sentisse ad avere un neonato più piccolo della nipote. Parlò dei tentativi di rimanere acuta e attiva lontano dal lavoro quando il suo mondo essenzialmente era costituito da latte in polvere, pannolini da cambiare e sonnellini ogni secondo che poteva.

      DeMarco, a sua volta, le parlò della sua vita. Tenne al minimo i dettagli personali, fornendo solo l’essenziale su una nuova donna con cui usciva e un rischio di cancro del padre. Ma parlò soprattutto di lavoro. Quando si mise a discuterne i punti salienti, lo fece quasi con imbarazzo.

      «Non c’è bisogno di essere così timide» disse Kate. «Duran mi ha detto che stai lavorando benissimo, in particolare nelle ultime settimane. Allora… quando ha detto che hai preso quell’assassino da sola, che cosa voleva dire esattamente?»

      «Vuoi davvero saperlo?» Sembrava sorpresa ma, nel profondo, un po’ entusiasta.

      «Certo che sì!»

      «Be’, non voglio vantarmi. Però sì… aveva ucciso due coniugi nella parte settentrionale di New York e poi aveva cercato di uccidere e derubare qualcuno a Washington DC. Abbiamo scoperto che era qui ed è stata avviata una caccia all’uomo. All’inizio non ero io a capo del caso, ma il responsabile ha preso l’influenza e sono stata praticamente costretta ad accettare il ruolo. Alla fine ho bloccato l’assassino e uno dei suoi amichetti in una vecchia casa appena fuori Georgetown. Ho dovuto sparare all’amico. Gli ho fatto fuori il ginocchio sinistro. Ho fermato l’assassino in un velocissimo incontro di wrestling. Per sbaglio gli ho dislocato l’anca e fratturato un polso.»

      «Gli hai dislocato l’anca per sbaglio?» chiese Kate con una risata.

      «Sì, per sbaglio. E poi… era fatto. Dopo abbiamo scoperto che aveva preso degli acidi. Fosse stato in sé e avesse capito che cosa stava succedendo, le cose sarebbero potute finire molto diversamente.»

      «Resta comunque incredibile. Forse è la neomamma che c’è in me a parlare, ma sono orgogliosa di te.»

      «Cos’è sta merda della neomamma? Stronzetta, tu sei la Miracolosa!»

      Risero entrambe alla battuta, e quello fu il tono del resto del viaggio. Quando arrivarono nella piccola città di Harper Hills, fu quasi come se non avessero perso un giorno. Restava però la sensazione di un cambio nei poteri. Kate visse con calore il momento in cui DeMarco accostò nel parcheggio del dipartimento di polizia, spense il motore e aprì impaziente la portiera del conducente.

***

      Gli interni del dipartimento di polizia di Harper Hills ricordavano a Kate i dipartimenti di polizia delle serie degli anni Ottanta. E non di quelle ambientate a New York o a Los Angeles. No, quel posto era un gradino o due sopra a Mayberry, una roba che si poteva trovare in un filmetto di serie B dove la cosiddetta detective era anche un’ottima cuoca o autrice di libri per bambini. C’era una sala centrale che avrebbe dovuto fungere da atrio d’ingresso. Oltre c’erano tre scrivanie, solo una delle quali occupata. Dietro alle scrivanie c’era un sottile corridoio e nient’altro.

      La scrivania occupata era riempita da un signore sovrappeso con un taglio che Kate pensava di poter assimilare al mullet, per tornare all’atmosfera anni Ottanta. Lui fece un cenno nella loro direzione e si alzò rapidamente. Il cartellino sul pettorale sinistro diceva Smith.

      «Voi dovete essere le agenti» disse Smith accorrendo nell’atrio per accoglierle.

      Kate fece un passo indietro per far capire a DeMarco che le lasciava campo libero.

      «Siamo noi» disse DeMarco. «Agenti DeMarco e Wise. Ci è stato detto che avremmo incontrato lo sceriffo Gates.»

      «Sì, vero. È in ufficio.» Smith fece cenno di seguirlo. Loro obbedirono, tallonandolo nel corridoio, dove si fermarono alla prima porta a destra. «Sceriffo?» fece lui bussando sullo stipite della porta aperta. «Sono arrivate le agenti dell’FBI.»

      «Avanti!»

      DeMarco fece strada, e Kate la seguì. Lo sceriffo si alzò e allungò la mano per salutarle. Kate trattenne un sorrisetto all’idea di aver visto il dipartimento appena qualche gradino sopra al distretto di Mayberry nell’Andy Griffith Show. Lo sceriffo Gates in realtà pareva una versione attualizzata e ringiovanita dello sceriffo Andy della serie. Prese loro le mani e le guardò negli occhi in un modo che le diceva che non aveva problemi a lavorare con le donne, ma che probabilmente le avrebbe anche trattate con la vecchia, buona ospitalità del sud.

      «Sceriffo» disse Kate «pensavo che il distretto fosse in fermento, vista la natura del caso.»

      «Be’, fino a poco fa così era. È subentrata la polizia di Stato e ho mandato due dei miei uomini con loro. Stanno saggiando delle stradine secondarie; ce ne sono parecchie qua intorno, sapete. Io sono rimasto perché volevo incontrarvi.»

      «Lo

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