Se lei udisse. Блейк Пирс

Чтение книги онлайн.

Читать онлайн книгу Se lei udisse - Блейк Пирс страница 7

Se lei udisse - Блейк Пирс Un giallo di Kate Wise

Скачать книгу

ci sono stati due omicidi in una città che vantava un solo omicidio negli ultimi dieci anni. Entrambe giovani donne – tra i diciannove e i vent’anni. La prima vittima è stata uccisa cinque notti fa, nel parcheggio di un bowling. L’altra è stata trovata ieri mattina sul portico anteriore della casa della madre. Non esiste collegamento chiaro tra le ragazze a parte l’età e che erano entrambe del posto. L’ultima vittima, Kayla Peterson, era tornata a casa dal college per qualche giorno.»

      «Un college dello Stato?» chiese DeMarco.

      «No, uno della Florida.»

      «Collegamenti tra le famiglie delle ragazze?» chiese Kate.

      «L’unica cosa simile tra loro è che venivano entrambe da genitori divorziati. Ma abbiamo parlato con tutti i parenti prossimi e sembrano tutti a posto con gli alibi. Voi, ovviamente, potete pure ripercorrere i nostri passi.»

      «Grazie» disse DeMarco. «Le spiace portarci al luogo del ritrovamento della seconda vittima?»

      «Certo, si figuri.»

      Gates si infilò una giacca e uscì dall’ufficio dritto davanti a loro. Kate si accorse che DeMarco adesso pareva comportarsi diversamente. Era una differenza leggerissima, e che Kate non sapeva definire, ma c’era. Era più sicura di sé. C’era stata durante l’interazione con lo sceriffo, persino in quel breve lasso di tempo. C’era persino nel modo in cui lo seguì guidando al contempo Kate.

      È ancora così giovane, pensò Kate. Diventerà un’agente eccezionale.

      Le scaldava il cuore e la rendeva felicissima essere tornata al fianco di DeMarco. Ma più di tutto, la rendeva felice essere su quel caso, anche se adesso era piuttosto sicura che sarebbe stato l’ultimo per lei.

***

      Per recarsi all’ultima scena del crimine attraversarono quasi tutta Harper Hills. C’erano quattro semafori in città e le attività più riconoscibili erano un Burger King e un Subway, entrambi situati lungo la brevissima e più che altro insulsa Main Street. Sul finire di Main Street, Gates svoltò con l’auto di pattuglia in una strada secondaria, e DeMarco lo seguì con la berlina del bureau.

      La stradina si trasformava in un’altra e quest’ultima si trasformava in un’altra ancora. Era una zona particolare, però. Kate aveva visto molti paesi remoti organizzati in modo simile, ma Harper Hills era quasi una suddivisione rurale priva delle periferie, celata nelle boschive pianure della Carolina del Nord. Il vicinato cui le guidò Gates non era tanto un vicinato quanto una collezione di zone boschive separate da fitti boschetti.

      Kate si sporse sul sedile quando Gates imboccò un vialetto di ghiaino. DeMarco lo seguì, ed entrambe le agenti si accorsero che c’era un’altra auto nel vialetto. Parcheggiò dietro a Gates e i tre si incontrarono all’inizio del viale.

      «Questa è la residenza Peterson» disse Gates. «La madre, Sandra, al momento sta con una vecchia amica di famiglia vicino a Cape Fear. Non ce la faceva a rimanere qui. Lo capisco, immagino. È devastata dalla cosa. Catatonica.»

      Poi porse a DeMarco una busta di carta da pacchi. DeMarco la prese, la aprì e ci guardò dentro. Kate sbirciò oltre la sua spalla e vide che erano i dossier del caso. Ne avevano ricevuti la maggior parte digitalmente a Washington DC, ma non tutti. Stava attenta a guardare anche i dossier cartacei quando aveva i digitali. Vedere le informazioni stampate – soprattutto le foto delle scene del crimine – rendeva il caso più pressante.

      «È stato lei a recarsi sulla scena per primo?» chiese DeMarco.

      «No, è stato Smith. Ma io ero appena dietro di lui.»

      «Può raccontarmi nel dettaglio cos’ha visto?»

      A Kate piacque l’approccio. Invece di guardare subito i dossier, DeMarco voleva assicurarsi di vedere la scena così come si era presentata la mattina del ritrovamento del corpo. Foto e appunti erano ottimi strumenti, ma raramente buoni come sentir raccontare gli eventi dalla bocca dei primi giunti sulla scena.

      «Stando alla madre, Kayla Peterson era venuta a casa per il matrimonio di un’amica. Due sere fa è uscita con delle amiche e la mattina seguente non era in camera sua. Ma l’auto era proprio lì, nel vialetto. Quando la madre ha aperto la porta per controllare la macchina, ha trovato Kayla morta sul portico. È riuscita a infilare la chiave nella serratura prima che l’assassino attaccasse; le chiavi erano ancora appese quando siamo arrivati io e Smith. A quanto ho visto, è abbastanza chiaro che sia stata strangolata.»

      «Era completamente vestita?» chiese Kate.

      «Sì. Il medico legale ha detto che non ci sono indizi di stupro né di altra aggressione sessuale. Pare che l’assassinio fosse l’unica cosa cui l’omicida era interessato. Lo stesso vale per la prima vittima.»

      «Il medico legale ha idea di che cosa sia stato usato per strangolarla?» chiese DeMarco.

      «Pensa a una specie di corda, probabilmente di plastica. E la forza che ci ha messo l’assassino dev’essere stata molta. Pensa che sia molto forte.»

      «Quella è l’auto di Kayla?» chiese DeMarco con un cenno all’unica altra auto nel vialetto.

      «Sì.» Ficcò la mano in tasca ed estrasse un portachiavi segnalato con un’etichetta delle prove. Lo porse a DeMarco e disse «Faccia pure.»

      I tre trottarono giù dal portico e si avviarono di nuovo verso il vialetto. Kayla aveva una Kia Optima del 2017. Aveva proprio l’aria dell’auto di una ragazza del college per come se la immaginava Kate: piuttosto pulita, il portaoggetti cosparso di balsamo per labbra Chapstick, una bottiglia mezza vuota di acqua e un caricatore per cellulare. A parte questo, dentro non c’era nulla di interessante – sicuramente nulla che le avrebbe aiutate a determinare chi la stesse seguendo quella notte.

      Dopo l’auto, Gates aprì il portone anteriore. Spiegò loro che, andandosene dalla città, Sandra Peterson aveva dato a Gates le chiavi di casa per le indagini.

      «C’è qualche possibilità che sia una sospettata?» chiese Kate.

      «Anche se ne avessi il minimo sentore – e così non è – la cosa non spiegherebbe la prima vittima.»

      «È successo tre giorni prima di Kayla, vero?» chiese DeMarco.

      «Precisamente. Anche se sicuramente non c’è modo di escluderla con sicurezza, ho interrogato ogni singola persona presente nella sala da bowling alla chiusura. Nemmeno una ha detto di aver visto Sandra Peterson. Una donna sapeva esattamente di chi parlassi e ha trovato oltraggioso anche solo che lo chiedessi. Inoltre… torno alla dichiarazione del medico legale. Chiunque abbia strangolato Kayla Peterson aveva moltissima forza. E se conosceste Sandra Peterson avreste difficoltà a includerla nella lista. È pelle e ossa. Ha perso molti chili quando il marito se n’è andato. E non facendo palestra. Pare quasi denutrita. Malaticcia, a volte.»

      Kate e DeMarco osservarono l’ex stanza di Kayla. Mostrava i segni della ragazza che era stata, i residui dei poster di Hannah Montana a lato della cassettiera, dei quadrati leggermente sbiaditi sulle pareti dove un tempo erano appesi i poster. Trovarono due valigie fatte ai piedi del letto. Una era chiaramente adibita alle cose relative al matrimonio. Era piena di vestiti carini, trucchi e di quelli che sembravano appunti per un brindisi. L’altra era molto meno formale, con diversi abiti buttati lì insieme a un tascabile e ad articoli per l’igiene personale. Ma non c’era assolutamente nulla di utile per il caso.

      «Ha parlato con le amiche con cui è uscita la sera dell’omicidio?»

Скачать книгу