I cinque del salotto. Фиона Грейс
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Читать онлайн книгу I cinque del salotto - Фиона Грейс страница 6
“Come fa una ventiduenne ad aprire un B&B?” chiese Lacey, il tono meravigliato piuttosto che sprezzante come quello di Carol.
“Perché ha i genitori ricchi, ovviamente,” disse Carol. “I suoi genitori erano i proprietari di quella grossa casa di riposo nelle colline. Hai presente?”
Lacey se lo ricordò subito, anche se era raramente andata da quella parte. Da quello che ricordava, era una proprietà molto grande. Di sicuro ci sarebbe voluto un’enorme ristrutturazione per trasformarlo da casa di riposo a B&B, per non parlare degli sviluppi dell’infrastruttura. Era a una quindicina di minuti a piedi dal centro della città e c’erano solo due autobus all’ora che servivano quella parte della costa. Sembrava un investimento piuttosto grosso per una ragazza di ventidue anni.
“Comunque,” continuò Carol. “I genitori hanno deciso di andare in pensione e liquidare il loro portfolio pensionistico, ma ciascuno dei figli doveva scegliere una proprietà per poterne poi fare quello che voleva. Potete immaginarvi di avere ventidue anni a ricevere in regalo una proprietà? Io ho dovuto sudare sette camicie per avviare la mia attività, e adesso arriva la Principessina e avvia la sua con uno schiocco di dita.” Schioccò le dita lei stessa, con gesto aggressivo.
“Dovremmo considerarci fortunati che abbia scelto una cosa sensata come un B&B,” disse Gina. “Se alla sua età mi avessero regalato una casa enorme, probabilmente avrei avviato un locale aperto 24 su 24.”
Lacey non riuscì a trattenersi e scoppiò a ridere. Ma Carol si sciolse ancora di più in lacrime.
Allora Chester decise di avvicinarsi e vedere cosa fosse tutta quella confusione. Appoggiò la testa in grembo a Carol.
Che tesoro, pensò Lacey.
Chester non sapeva che Carol stava facendo tante storie per niente. Pensava solo che fosse un’umana angosciata e bisognosa di conforto. Lacey decise di seguire il suo esempio.
“A me sembra che tu ti stia impanicando per niente,” le disse sottovoce. “Il tuo B&B è iconico. I turisti amano la casa rosa-Barbie sulla via principale, proprio come adorano le sculture di macarons nella vetrina di Tom. Un B&B di lusso non può competere con la tua proprietà di gusto locale. Ha il suo stile bizzarro e alla gente piace un sacco.”
Lacey dovette ignorare le risatine che sentì venire da Gina. Bizzarro era stato un aggettivo meticolosamente selezionato per descrivere tutti i fenicotteri e le palme, e poteva solo lontanamente immaginare che descrizione ne avrebbe dato Gina: pacchiano, kitsch, sgargiante…
Carol guardò Lacey con occhi umidi di lacrime. “Lo pensi davvero?”
“Ne sono certa! E poi tu hai una cosa che la nostra Principessina non ha. Determinazione. Fegato. Passione. Nessuno ti ha offerto il tuo B&B su un piatto, giusto? E quale londinese ha davvero voglia di stabilirsi a Wilfordshire alla veneranda età di ventidue anni? Io scommetto che la Principessina si annoierà molto presto e tornerà ai suoi più verdi pascoli.”
“O più grigi pascoli,” intervenne Gina. “Sai, per tutte quelle strade a Londra. Che tornerà a… oh, lascia stare.”
Carol si ricompose. “Grazie, Lacey. Mi hai davvero fatto sentire meglio.” Si alzò e accarezzò Chester sulla testa. “Anche tu, tesoro di cane.” Si tamponò le guance con il fazzolettino. “Ora farò meglio a tornare al lavoro.”
Alzò il mento e uscì dal negozio senza aggiungere una parola di più.
Non appena la porta si fu chiusa dietro di lei, Gina scoppiò a ridere.
“Onestamente,” esclamò. “Qualcuno dovrebbe insegnare a quella donna a fare i conti con la realtà! Sta davvero facendo il lavoro sbagliato se pensa che una novellina di ventidue anni possa costituire una minaccia. Io e te sappiamo bene che questa bimba di Londra se ne sarà andata da qui non appena avrà fatto abbastanza soldi da comprare un enorme appartamento a Chelsea.” Scosse la testa. “Penso che ora farò la mia pausa, se non ti spiace. Ho avuto sufficienti emozioni.”
“Vai pure,” le disse Lacey, proprio mentre la porta tintinnava annunciando un altro cliente. “Questo lo faccio io.”
Gina si diede un colpetto alle ginocchia per richiamare l’attenzione di Chester. “Andiamo amico, passeggiatina.”
Il cane balzò in piedi e i due andarono alla porta. La giovane donna bassa e magra che era appena entrata fece un ampio passo alla sua sinistra, mostrando senza ombra di dubbio la sua paura del cane, come se si aspettasse che potesse saltarle addosso e morderla.
Gina le rivolse un cenno di saluto con la testa. Non aveva tempo per la gente a cui non piacevano gli animali.
Quando la porta si fu chiusa alle sue spalle, la ragazza parve rilassarsi. Si avvicinò a Lacey, facendo ondeggiare a ogni passo la gonna patchwork che indossava. Abbinata a un enorme cardigan fatto a mano, l’outfit nel suo complesso poteva sembrare perfetto per Gina.
“Posso aiutarti?” chiese Lacey alla donna.
“Sì,” rispose lei. Emanava un’energia timida e ritrosa, con i capelli castani e opachi che le scendevano sulle spalle totalmente privi di stile, contribuendo al suo aspetto da bambina, e i grandi occhi che facevano pensare a un coniglio abbagliato dai fari. “Tu sei Lacey, giusto?”
“Giusto.”
Lacey restava sempre senza parole quando incontrava persone che conoscevano il suo nome. Soprattutto considerato quello che era appena successo con Brooke…
“Sono Suzy,” disse la ragazza, porgendole la mano e stringendogliela. “Sto per aprire un B&B lungo la costa. Mi hanno dato il tuo nome come buon contatto per l’arredamento.”
Lacey avrebbe voluto che Gina fosse ancora lì per poter scambiare con lei un’occhiata sorpresa, ma purtroppo si trovava da sola, quindi si limitò a stringere la mano che le veniva offerta. Non poteva quasi credere che questo minuscolo pretesto di ragazza fosse la ricca laureata londinese che aveva fatto tanta paura a Carol. Sembrava avere a malapena più di sedici anni ed era timida come un topolino. Sembrava essere pronta per andare in chiesa, non per aprire un’attività.
“Cosa stai cercando?” le chiese Lacey, mascherando la propria sorpresa con la gentilezza.
La ragazza scrollò le spalle imbarazzata. “A essere onesta non ne sono ancora del tutto sicura. Quello che so per certo è che non voglio niente di moderno. Darebbe un’impressione aziendale e priva di anima, capisci? Voglio che appaia grazioso. Lussuoso. Antico.”
“Beh, perché non facciamo un giro per il negozio e vediamo se ci viene qualche ispirazione?” propose Lacey.
“Ottima idea!” rispose Suzy, mostrandole un esuberante e giovane sorriso.
Lacey la portò all’Angolo Steampunk. “Sono stata l’assistente di una designer d’interni per quattordici anni quando ancora stavo a New York,” spiegò mentre Suzy iniziava a curiosare tra gli scaffali. “Resteresti sorpresa nel sapere da dove si possa trarre ispirazione.”
Suzy stava guardando con curiosità la tuta da sommozzatore. Lacey ebbe un’improvvisa visione di un B&B a tema steampunk.
Andiamo da questa parte,” disse frettolosamente, deviando l’attenzione di Suzy verso la Nicchia Nordica.
Ma niente