I cinque del salotto. Фиона Грейс
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Читать онлайн книгу I cinque del salotto - Фиона Грейс страница 7
“Visto niente che ti abbia colpito?” le chiese.
Suzy corrucciò le labbra incerta. “Non proprio. Ma sono sicura che tu riuscirai a trovare qualcosa.”
Lacey esitò. Aveva pensato che lo scopo del tour in negozio fosse di trovare qualcosa che potesse accendere l’ispirazione di Suzy, non la sua!
“Scusami,” disse Lacey un po’ perplessa. “Cosa intendi dire?”
La giovane era impegnata a rovistare nella sua borsetta di stoffa ed evidentemente non la sentì. Tirò fuori un’agenda, sfogliando tra le pagine e facendo poi cliccare il pulsante di una penna biro. Infine la guardò allegramente. “Sei libera domani?”
“Per che cosa?” le chiese Lacey sempre più confusa.
“La ristrutturazione,” disse Suzy. “Non…?” Si interruppe e le sue guance divennero di un rosso intenso. “Oh. Scusa.” Infilò rapidamente penna e agenda nella borsa. “Per me tutta questa cosa degli affari è completamente nuova. Continuo a mettere le cose nell’ordine sbagliato. Lascia che ricominci dall’inizio. Allora: il mio piano è di arredare il B&B in tempo per lo spettacolo aereo e…”
“Lascia che ti interrompa un secondo,” si intromise Lacey. “Quale spettacolo aereo?”
“Lo spettacolo aereo,” ripeté Suzy.
Dal cipiglio che era apparso sulla sua fronte, Lacey dedusse che toccasse a lei ora essere perplessa.
“Il prossimo sabato?” continuò la donna. “Le Frecce Rosse? Il Castello di Brogain? Davvero non sai di cosa sto parlando?”
Lacey era interdetta. Era come se Suzy stesse parlando un’altra lingua. “Avrai capito dal mio accento che non sono di queste parti.”
“No, certo,” disse Suzy arrossendo di nuovo. “Ecco, gli spettacoli aerei sono piuttosto comuni qui nel Regno Unito. Se ne vedono lungo tutta la costa, ma Wilfordshire è una vera perla grazie al Castello di Brogain. Le Frecce Rosse fanno una formazione davvero entusiasmante quando ci passano sopra, e tutti gli studenti che si interessano di fotografia fanno sempre a gara per fare le migliori foto in bianco e nero. La giustapposizione di vecchia e nuova guerra.” Fece il gesto di stampare le parole in aria con le mani e ridacchiò. “Lo so, perché una volta ero fra quegli studenti.”
Vale a dire quattro anni fa, insomma, pensò Lacey.
“Ci sono anche miliardi di fotografi professionisti che vengono all’evento,” continuò Suzy in modo che fece capire a Lacey che era una tipa piuttosto nervosa. “È come una gara, tutti che cercano di fare LA foto per eccellenza, quella che verrà usata per un cartellone turistico. E poi ci sono quelli che vengono a vedere lo spettacolo in onore dei loro antenati. E tutte le famiglie che vogliono semplicemente vedere gli aerei che fanno le loro acrobazie.”
“Mi sa che dovrò dare una rispolverata alla mia competenza di storia locale,” disse Lacey, sentendosi vergognosamente ignorante.
“Oh, sono solo una nerd della storia, tutto qua,” concluse Suzy. “Adoro pensare al modo in cui vivevano le persone qualche generazione fa. Cioè, non è passato poi tanto tempo che la gente andava a caccia per procurarsi il cibo! Mi affascinano in particolare i Vittoriani.”
“I Vittoriani,” ripeté Lacey… “La caccia.” Schioccò le dita. “Ho un’idea!”
Qualcosa negli occhi sgranati e pieni di entusiasmo di Suzy aveva messo in moto gli ingranaggi impolverati nella parte abbandonata della mente di Lacey che si era occupata di interior design in passato. Portò Suzy nella sala d’aste e lungo il corridoio in direzione dell’ufficio.
Suzy guardava con curiosità mentre Lacey apriva la cassaforte e tirava fuori la cassa di legno contenente il fucile a pietra focaia. Fece scattare i fermi, sollevò il coperchio e rimosse delicatamente l’antica arma.
Suzy ebbe un piccolo sussulto.
“Ispirazione per il tuo B&B,” disse Lacey. “Padiglione di caccia vittoriano.”
“Io…” balbettò Suzy. “È…”
Lacey non riusciva a capire se Suzy fosse scioccata o meravigliata dall’idea.
“Mi piace un sacco,” disse la giovane. “È un’idea brillante! Già me lo vedo. Tartan blu. Velluto. Velluto a coste. Un caminetto aperto. Pannelli in legno.” I suoi occhi si erano fatti tondi per la meraviglia.
“Ecco, questa si chiama ispirazione,” le disse Lacey.
“Quanto viene?” chiese Suzy allegramente.
Lacey esitò. Non era sua intenzione vendere il regalo di Xavier. Lo aveva mostrato solo perché diventasse un trampolino di lancio creativo.
“Non è in vendita,” spiegò.
Il labbro inferiore di Suzy si bloccò, leggermente abbassato, per la delusione.
Poi Lacey ricordò le accuse di Gina riguardo a Xavier. Gina pensava che il fucile fosse troppo, e allora cos’avrebbe pensato Tom quando l’avesse visto? Forse la cosa migliore da fare era davvero di venderlo a Suzy.
“… Però…” aggiunse, decidendo all’istante. “Sto aspettando dei documenti.”
Il volto di Suzy si illuminò. “Quindi posso prenotarlo?”
“Certo che sì,” disse Lacey, ritornandole il sorriso.
“E tu?” chiese Suzy con un risolino. “Posso prenotare anche te? Come designer d’interni? Per favore!”
Lacey era titubante. Non si occupava più di design d’interni. Aveva abbandonato quella parte di sé a New York con Saskia. La sua concentrazione era sul comprare e vendere antiquariato, imparare come gestire le aste e costruirsi una sua attività. Non aveva tempo di lavorare per Suzy e allo stesso tempo portare avanti il suo negozio. Certo, poteva affidarlo a Gina, ma con l’aumento dei turisti, lasciarla a gestire il negozio da sola le sembrava una cosa poco saggia.
“Non ne sono sicura,” rispose. “Ho un sacco di cose da fare qui.”
Suzy le posò una mano sul braccio in segno di scusa. “Certo. Capisco. Che ne dici di passare solo di là e dare un’occhiata al posto domani? Vedere se magari ti va di seguire il progetto, dopo aver visto meglio di cosa si tratta?” Lacey si trovò ad annuire. Dopo tutto quello che era successo con Brooke, aveva pensato che sarebbe stata più sospettosa nell’avvicinarsi ad altre persone. Ma forse dopotutto era riuscita finalmente a guarire da tutta quell’odissea. Suzy aveva una di quelle personalità contagiose che con facilità ti risucchiavano con loro. Sarebbe diventata una donna d’affari eccellente.
Forse Carol faceva bene a preoccuparsi.
“Immagino non ci sia niente di male nel dare un’occhiata, giusto?” disse Lacey.
A quest’ora la settimana dopo, Lacey avrebbe ripensato a questo momento in retrospettiva, definendolo con un classico idioma: le ultime parole famose.
CAPITOLO TRE
Lacey guidava sul lungomare nella sua Volvo color champagne, i finestrini abbassati, riscaldata