I cinque del salotto. Фиона Грейс
Чтение книги онлайн.
Читать онлайн книгу I cinque del salotto - Фиона Грейс страница 9
“Alla sala da pranzo si può accedere da qui,” stava dicendo Suzy nella sua maniera spensierata. Condusse rapidamente Lacey nella stanza attigua. “Terremo questa come sala da pranzo, perché ha un accesso alla cucina da qui.” Indicò la porta a vento alla sua destra. “E da qui c’è la migliore visuale sul mare, e sui prati.”
Lacey non poté fare a meno di notare che Suzy stava già parlando come se lei avesse accettato il lavoro. Si morse il labbro con trepidazione e passò attraverso la porta a vetri scorrevole che occupava l’intera parete opposta. Il giardino, anche se piuttosto ampio, era costituito solo da erba e da sporadiche panchine rivolte verso l’oceano che si scorgeva in lontananza.
“A Gina piacerebbe un sacco questo posto,” disse Lacey, cercando un aspetto positivo.
“Gina?” chiese Suzy.
“La signora che lavora al negozio con me. Capelli spettinati. Occhiali rossi. Stivali di gomma. È strepitosa nel giardinaggio. Questa sarebbe come una tela bianca per lei.” Si voltò a guardare Suzy. “Ha cercato di insegnarmi qualche trucchetto di giardinaggio, ma penso di essere ancora troppo newyorkese per potermi dedicare alle piante.”
Suzy rise. “Beh, quando si tratterà di fare il giardino, farò una chiamata a Gina.”
Suzy continuò nel loro veloce tour, attraverso la cucina, in corridoio, attraverso l’ascensore e su fino a una delle camere.
“Sono tutte molto ampie,” le spiegò mentre le faceva vedere.
“Direi,” rispose Lacey, calcolando quanta mobilia sarebbe servita per arredarle in maniera adeguata.
Ci sarebbe stato bisogno di più del solito letto, armadio e comodino che avevano la maggior parte delle camere in un B&B. Erano tanto grandi da poter ospitare un’area separata con poltrona e divanetto con tavolino, e un angolo per la cabina armadio con tanto di specchiera. Lacey se la poteva immaginare, ma ci sarebbe voluta un sacco di coordinazione per realizzare tutto entro lo spettacolo aereo di sabato.
“E quante stanze hai detto che ci sono?” le chiese, guardando nervosamente verso la porta e il corridoio buio, che era fiancheggiato di porte da entrambi i lati. Non voleva far capire a Suzy con troppa brutalità quanto lavoro sarebbe servito per rimettere in sesto quel posto, quindi quando la ragazza rientrò nella stanza, Lacey cambiò fulmineamente espressione, mostrandosi il più ricettiva possibile.
“In totale ci sono quattrocento metri dedicati all’alloggio,” spiegò Suzy. “Sei camere da letto e una suite matrimoniale. Penso che due o tre possano bastare per cominciare.”
Sembrava così rilassata per tutta la faccenda, nonostante non conoscesse esattamente quante camere volesse realmente arredare!
“E hai bisogno di fare tutto entro lo spettacolo aereo di sabato?” chiese Lacey, come se un chiarimento in più potesse in qualche modo dare maggiore senso alla cosa.
“Venerdì, a dire il vero,” la corresse. “È lì che farò la festa di inaugurazione.”
Lacey ricordò che Suzy aveva parlato dello scorbutico Greg, l’organizzatore di eventi, e della festa di inaugurazione. Poi la sua domanda sul giorno in cui si sarebbe tenuta si era persa nel momento in cui Suzy l’aveva sorpresa con quell’abbraccio.
“Venerdì…” ripeté Lacey quasi ipnotizzata, mentre seguiva Suzy fuori dalla stanza e tornava con lei all’ascensore.
Le porte si chiusero dietro di loro e Suzy rivolse i suoi occhi speranzosi verso Lacey. “Allora? Cosa ne pensi?”
L’ascensore iniziò la sua discesa, facendole sobbalzare lo stomaco.
“Hai una bella chicca qui,” le disse, scegliendo con attenzione le proprie parole. “Ma il tempo a disposizione è limitatissimo. Questo lo sai, giusto?”
“È quello che ha detto lo scorbutico Greg,” rispose Suzy, le labbra che si corrucciavano e il tono più cupo. “Ha detto che organizzare uno spettacolo pirotecnico in tempo per venerdì sarebbe stato quasi impossibile.”
Lacey trattenne la lingua, anche se in realtà avrebbe voluto dire che trovare dei fuochi d’artificio sarebbe stato decisamente meno difficile che trasformare quattrocento metri quadri di ospizio in un padiglione di caccia vittoriano con l’arredamento del tempo. Se l’organizzatore di eventi pensava che i tempi fossero stretti, allora lei cosa avrebbe dovuto dire?
Le porte dell’ascensore si aprirono e le due uscirono nel corridoio principale al piano terra, con il suo pavimento in linoleum e una miriade di segnaletica e locandine mediche inchiodati alle pareti.
Lacey vide che Suzy li guardava come se li avesse notati solo adesso. Come se le fosse venuto in mente solo ora quanto lavoro sarebbe servito per trasformare quel posto. Per la prima volta le parve un po’ stravolta. La preoccupazione iniziava a intravedersi nei suoi occhi.
“Pensi che abbia fatto il passo più lungo della gamba?” le chiese mentre si dirigevano verso l’atrio.
L’istinto di Lacey le disse di non deluderla.
“Non intendo mentire,” spiegò con attenzione. “Ci vorrà un sacco di duro lavoro. Ma penso che sia possibile. Ho già un sacco di materiale che sarebbe appropriato per il tema. Ma ci sono alcune cose davvero grosse a cui devi dare priorità prima che possa avere inizio qualsiasi lavoro di ristrutturazione.”
“Tipo cosa?” le chiese Suzy, afferrando un pezzo di carta a caso, come se pendesse davvero da ogni parola da esperta che prendeva forma nella bocca di Lacey.
“I pavimenti,” iniziò Lacey, attraversando la stanza. “Questo linoleum deve sparire. I muri vanno ripuliti da quell’orribile carta da parati. Il soffitto spatolato. Solo l’apertura del caminetto richiederà una squadra intera…”
“Quindi, fondamentalmente eviscerare l’edificio e ricominciare da capo?” la interruppe Suzy, sollevando lo sguardo dai suoi appunti.
“Più o meno. E non prendere scorciatoie. Quando si parla di interni, la cosa importante sono i piccoli dettagli. Devi creare una fantasia. Non carta da parati finta con disegnati i pannelli di legno. Se decidi di avere i pannelli, falli veri. Il finto dà l’idea di economico. Quindi cercare i materiali veri è un’assoluta priorità.”
Suzy tornò a scribacchiare, annuendo per tutto il tempo mentre Lacey parlava. “Conosci un bravo tuttofare?”
“Suzy, hai bisogno di dieci tuttofare,” la corresse Lacey. “Almeno! E una dozzina di restauratori. Hai il budget per tutto questo?”
Suzy sollevò lo sguardo. “Sì, direi di sì. Cioè, non sarò in grado di pagare nessuno fino a che l’hotel non inizierà a portare soldi, il che forse mi complicherà la ricerca di persone disposte a fare il lavoro…”
La sua voce si interruppe e al contempo la ragazza rivolse a Lacey uno sguardo speranzoso, con occhioni da cucciolo implorante.
Lacey si sentiva