Confessione Di Una Piantagrane. Brower Dawn

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Confessione Di Una Piantagrane - Brower Dawn

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- Magari non per uccidermi ma di sicuro per essere lasciato in pace.”

       Jason inclinò la testa di lato e considerò questa possibilità. C’erano state molte volte in cui Shelby si sarebbe meritato una bel colpo in fronte. Il suo amico non era certo la persona più affabile del mondo! Diamine, a pensarci bene, non era affabile per niente! "Se prometto di non spararvi, posso tenerla?" disse.

       "Assolutamente NO – esclamò Shelby con fermezza - La lascerete qui, al club." Alzò la mano per intimare a Jason di non interromperlo. "Prima di aggiungere altro ... Può darsi che manterrete la vostra promessa di non spararmi, ma che dire dell’avvocato che dovrete incontrare? E se vi facesse saltare la mosca al naso? Potreste perdere le staffe, e addio! Quindi, la pistola rimarrà qui.”

       "Bene," cedette Jason. Chiaramente, non disse nulla dello stiletto che si portava dietro. Almeno, con quello si sarebbe sentito un po’ più al sicuro. Anche se avrebbe preferito tenersi la sua pistola... "Visto che insistete, la lascerò nella scrivania di Harrington. In questo modo uno dei novellini del club non la troverà e non sparerà incidentalmente a qualcuno, giocandoci da imbecille. ".

       "Non me ne parlate. Nessuno è peggio del Conte di Barton! Giurerei che sta diventando più stupido ogni giorno di più! ". Shelby alzò gli occhi al cielo. "Harrington dovrebbe dargli una raddrizzata, prima che faccia altri danni!”

       Avendo avuto a che fare con Barton in passato, Jason conosceva bene l’assoluta mancanza di cervello del giovane Conte. Chiamarlo idiota era un complimento. "Questo è uno dei motivi per cui Harrington ha l’aiuto vostro e di Darcy." Ghignò con cattiveria. "A voi il piacere di raddrizzare i deficienti che non distinguono la testa dal culo!”

       "Per favore, non parliamone! –rabbrividì Shelby - Ora andate a nascondere la vostra pistola e andiamo via da qui. Se ci mettiamo in viaggio adesso, riuscirete a parlare con l’avvocato prima di sera.”

       Jason brontolò un po', ma fece come Shelby aveva detto. Quindi tornò dal suo amico, che appariva molto più rilassato di prima. Shelby finì il suo brandy e posò il bicchiere sul tavolo. "Andiamo." disse..

       Jason annuì e lo seguì fuori dalla stanza. Uscirono dal club e si diressero insieme verso l'ufficio dell’avvocato. Non sapeva cosa gli avrebbe detto il legale, una volta lì, ma ormai era rassegnato all’idea di affrontarlo. Jason non era un codardo ed era tempo di finirla di comportarsi come tale. Respirò profondamente e si preparò all’incontro. Sarebbe stato penoso, ma aveva Shelby con sé. Il che doveva contare pur qualcosa ...

      Capitolo Secondo

       Lady Samantha Cain fece un respiro e si stampò un sorriso sulla faccia. Si fermò davanti alla porta di entrata della dimora della sua cara amica, Marian, la contessa di casa di Harrington, e si preparò a bussare. Non c'era un vero motivo per sentirsi così ansiose, ma comunque non riusciva a scuotersi quella brutta sensazione di dosso. Forse era perché, in un certo senso, si sentiva fuori posto. L'unica tra loro tre a cui la vita non fosse cambiata. Era felice per le sue amiche. Avevano trovato l'amore e ... ma chi diavolo voleva prendere in giro? Ogni brandello della sua anima stava urlando per quest’ingiustizia! Lei era sola! Suo fratello, Gregory, il conte di Shelby, aveva terrorizzato tutti i suoi pretendenti e, a quanto pare, ci era riuscito alla grande. Nessuno le aveva più nemmeno chiesto di ballare. Da “rosa in boccio” si era trasformata in “margheritina di campo.” Non ci sarebbe stato amore per lei, né un marito o dei figli. Sarebbe rimasta la zia zitella dei figli di Gregory e Kaitlin. Odiava sentirsi egoista, ma non poteva farci niente… Samantha chiuse gli occhi e si preparò mentalmente per la visita. Non avrebbe permesso alle sue amiche di capire quanto fosse infelice. Non era colpa loro se non aveva trovato l'amore o un uomo che la volesse in moglie. Ormai questo era il suo destino e lei non poteva che accettarlo. Alzò la mano e afferrò il battente, battendolo tre volte contro la porta. Dopo qualche istante la porta si spalancò e il maggiordomo Harrington si inchinò davanti a lei.

       “Buongiorno, Milady - le disse, facendolo segno di entrare -Lady Harrington vi aspetta in salotto."

       "Grazie," disse lei e gli passò davanti. Non c'era bisogno di altri convenevoli. Samantha conosceva bene la casa e non aveva bisogno di domestici che le facessero strada. Camminò lungo il corridoio e poi entrò in salotto. Kaitlin e Marian stavano sorseggiando un the.

       “Vi prego di accettare le mie scuse. Non mi ero resa conto di essere così in ritardo! " esclamò, entrando con disinvoltura nella sala. Voleva apparire come al solito, una fanciulla felice e spensierata. “Avevo diverse lettere da scrivere e ho perso la cognizione del tempo. Spero di non aver perduto nulla di importante ".

       "Niente affatto! – la salutò Kaitlin – Gradite del the? Ve lo verso io. "

       "Sì, grazie." rispose Samantha e si sedette sul divano. Si rivolse a Marian. "Come sta il vostro piccolo tesoro?"

       Marian alzò gli occhi al cielo. "Adoro mio figlio, ma negli ultimi tempi è stato tutt'altro che un tesoro. Ha tenuto l’intera casa sveglia, stanotte. Abbiamo dormito appena un paio d’ore! "

       Il piccolo visconte Rosbern aveva sei mesi ed era la gioia dei suoi genitori. "Oh, povero piccolo Jeremy! - esclamò Samantha, mettendosi una mano sul petto - "Probabilmente aveva male al pancino!”

       "Vedo che ha conquistato anche voi! - ridacchiò Marian - E’ un rubacuori, esattamente come suo padre! Oh, Signore, proteggi le fanciulle che gli ronzeranno attorno, quando sarà cresciuto! Avranno bisogno dell’aiuto celeste. Temo che quel Don Giovanni lascerà dietro di sé parecchi cuori infranti!”

       Era un bellissimo bambino. Non che Samantha fosse un’intenditrice di neonati, e di certo non poteva sapere se davvero Jeremy fosse il più adorabile tra tutti, comunque aveva un debole per lui. Concordava con sua madre. Il piccolo Jeremy avrebbe potuto seguire le orme del padre e trasformarsi in un’adorabile canaglia. Il tempo avrebbe chiarito le cose.

       "Comunque, ci sarà la sua mammina a guidarlo. Sono sicura che con il vostro aiuto, Marian, diventerà un ragazzo per bene.”

       "Oh, dovrà essere così per forza – esclamò ridendo Marian – oppure gli taglierò la testa!” Sorrise dolcemente. “Comunque, adesso è crollato dal sonno. Povero piccolo, sono i dentini che stanno spuntando! Dovevate sentirlo come piangeva!”

       "Un po’ mi dispiace che stia dormendo - mormorò Samantha - Mi sarebbe piaciuto coccolarlo e mangiarlo di baci. E’ adorabile, quando ride!”

       Kaitlin portò una tazza di tè e gliela porse. "L'ho preparato come piace a voi."

       "Grazie", disse Samantha. Adorava le sue amiche. Non poteva neanche immaginare la sua vita senza di loro. Entrambe sembravano così ... felici. A volte le faceva quasi male al cuore stargli accanto.

       "E voi come state? Avete pensato di dare un figlio al mio caro fratello e allargare la famiglia?” chiese a Kaitlin.

       La ragazza arrossì. "IO…"

       "Così la mettete in imbarazzo! – ridacchiò Marian, sorridendo con astuzia – Ma sono contenta che glielo abbiate chiesto. E’ una domanda che volevo farle anch’io.”

      

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