Invecchiato per il Caos. Фиона Грейс
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Per fortuna, quando arrivò alla cucina, aveva già rallentato e riuscì ad afferrarsi allo stipite della porta e ad entrare barcollando.
Tirò un sospiro di sollievo per essere tornata sana e salva nel suo angolo felice.
Grazie al fuoco che bruciava nel focolare, la stanza era calda al punto giusto. Le tende, di una pesante stoffa verde e bianca a quadri, erano tirate, per chiudere fuori la tempesta. Olivia aveva riflettuto a lungo sui ripiani dei mobili, optando, alla fine, per un marmo color lime chiaro. Era entusiasta del tocco luminoso e fresco che dava alla stanza. Quando le tende erano aperte, il verde dei ripiani sembrava riprendere il colore delle colline lontane, facendo sentire Olivia connessa con l'ambiente esterno.
Si tolse la giacca e i guanti, si sfilò gli stivali e si diresse verso il soffice tappeto davanti al camino. Si sedette a gambe incrociate accanto al suo gatto semi-addomesticato bianco e nero, Pirata, che stava rannicchiato su un angolo del tappeto, profondamente addormentato.
"Sono in casa,” disse a Bianca.
"Come va la con il tuo progetto di viticoltura?" chiese l'ex assistente. "Il tuo vino è già pronto? Posso ordinarne una bottiglia?”
"Beh, le viti che ho piantato sono ancora piccole,” spiegò Olivia. "Produrranno l'uva solo l'anno prossimo, non prima. Sono fortunata che siano germogliate prima dell'inverno! Ci sono delle viti selvatiche nella tenuta, e ne scopro altre ogni volta che faccio una passeggiata, ma non ho ancora raccolto nessuna di quelle uve.”
Olivia ricordò il brivido di gioia quando aveva scoperto la prima vite spontanea nella sua tenuta. In quel momento, si era resa conto che l'uva poteva effettivamente prosperare anche in un suolo pietroso. Da allora, aveva appreso che la sua tenuta era stata un tempo un'azienda vinicola, prima che cadesse in rovina. Alcune delle viti erano sopravvissute, ma sapeva che ci sarebbe voluta un'intera giornata di esplorazione degli otto ettari di terreno collinare per individuare tutte le piante posizionate in modo casuale, che ora erano ricche di uva matura. Non ne aveva ancora avuto il tempo, ma raccogliere l'uva delle viti selvatiche era l'unico modo che aveva per produrre una piccola quantità di vino entro la fine dell'anno.
"E il tuo lavoro?” volle sapere Bianca. "Lavori ancora in quella cantina?”
Olivia si mosse a disagio sul tappeto.
Le parole di Bianca le ricordarono la sua situazione.
"In realtà sono nei guai, al lavoro,” confessò, immaginando Bianca corrugare la fronte, costernata per le sue parole.
"Che cosa è successo?” domandò. Ora Olivia poteva immaginarla mentre iniziava a mordicchiarsi le unghie. Era una sua abitudine nervosa ogni volta che era sotto stress.
Olivia decise di sfogarsi con la sua ex assistente. Era la sua occasione per confessare la follia che aveva fatto.
CAPITOLO DUE
"Mi hanno lasciata da sola nell’edificio di vinificazione e ho frainteso quello che potevo fare. Ho usato un sacco di uva che non era affatto destinata a me,” confessò Olivia a Bianca.
Arrossì per la vergogna, ricordando la sicurezza – anzi, l'arroganza – con cui era entrata nell'edificio, con la mente da principiante carica di idee idiote e impraticabili per realizzare vini imbevibili.
"È terribile! Perché ti hanno lasciata da sola? Sanno che non hai esperienza,” disse Bianca in tono sconcertato, il che non fece sentire Olivia affatto meglio.
"Era la fine del periodo di crescita e Nadia, l'enologa, era impegnata per qualche settimana nell'altra nostra cantina, prima di partire per le vacanze. Ha detto che c'era del vino in eccedenza in alcune botti, e che potevo farci degli esperimenti e provare a creare dei blend.”
"Ok. Poi cos'è successo?" Bianca sembrava curiosa.
"Poi sono arrivate le ultime raccolte di uva. Erano destinate a vini specifici che facevano parte del piano di produzione annuale della cantina. Tutti sapevano come utilizzarle, ma siccome c'ero io lì, hanno pensato che fossi la responsabile e hanno ascoltato me, invece.”
Olivia ricordò la propria gioia quando le fu consegnata l'uva appena raccolta, l'ultima della vendemmia autunnale. Aveva pensato, nella sua ignoranza, che anche quella fosse a sua disposizione, e le era venuto un colpo di genio.
Anzi, un colpo di testa, ammise. Ognuno di quei vitigni era destinato a uno scopo specifico. L'uva Merlot per fare il Merlot. L'ultimo, prezioso raccolto di uva Sangiovese, che era stata scarsa quell’anno, per fare il Sangiovese. Le uve Nebbiolo per fare il Barolo.
E così via. Seppellì il viso tra le mani ricordando l'audacia delle sue azioni. Che idiota era stata.
"Ho fatto una scemenza. Le ho usate tutte. Ho sprecato l'uva destinata a centinaia di bottiglie di costoso vino per il mio ridicolo esperimento.”
"Oh, santo cielo!" Bianca sembrava preoccupata.
"Me ne sono resa conto solo oggi pomeriggio, quando Antonio – il più giovane dei tre fratelli Vescovi – è venuto a stilare un rapporto per Nadia, prima di partire per le vacanze. Era sconvolto. È praticamente fuggito quando ha scoperto quello che avevo fatto. Nadia ha un pessimo carattere, ed è la sorella maggiore.”
"Avrei paura anch'io,” convenne Bianca.
"Ho tentato di scrivere una mail a Marcello ma, parlando con te, inizio a chiedermi se non sarebbe meglio scusarmi di persona.”
"Sono d'accordo. È senz'altro meglio. Parlane con lui, mi sembra una buona idea.”
"Come vanno le cose al lavoro?"
Olivia sperava che sentire gli ultimi casini dell'agenzia pubblicitaria sarebbe stato abbastanza per distrarla dal preoccupante compito che l'aspettava ma, mentre lei e Bianca chiacchieravano, la sua mente continuò a tornare allo spaventoso faccia a faccia che ormai sovrastava il suo futuro.
Temeva di vedere la delusione negli occhi di Marcello mentre gli confessava le sue azioni incoscienti.
Il mattino seguente, la bufera era cessata. Attraverso la finestra della camera da letto di Olivia entrava una luce fresca e intensa. Si alzò dal letto piano piano per non disturbare Pirata, che dormiva accanto ai suoi piedi, e fissò il panorama.
Le ultime nuvole grigie si stavano dissipando, e il cielo del primo mattino sembrava di nuovo azzurro e amichevole. Olivia amava il modo in cui i raggi più bassi rendevano il paesaggio più suggestivo, con le ombre degli alberi più scure e più lunghe, e le colline e i campi di un verde più intenso e vivido. Solo ora si rendeva conto di quanto fosse stato arido a fine estate, polveroso e di un colore marrone dorato, bisognoso del nutrimento che avrebbero portato le piogge invernali. Olivia decise di andare al lavoro presto, per poter parlare con Marcello prima dell'arrivo di Nadia. Così lui avrebbe capito quanto fosse dispiaciuta e quanto ci tenesse a rimediare.
Magari, una volta che Nadia si fosse calmata, Olivia se la sarebbe cavata con un ammonimento e una decurtazione dello stipendio per rimediare ai danni economici che aveva causato.
Controllò le previsioni del tempo. Quel giorno non era prevista pioggia, il che significava che lei ed Erba potevano andare al lavoro a piedi e non dovevano usare il vecchio pick-up grigio della Fiat parcheggiato a fianco della fattoria.
Olivia