Non resta che uccidere. Блейк Пирс

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Non resta che uccidere - Блейк Пирс Un thriller di Adele Sharp

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che sarebbe stata un’insolita crudeltà, quindi cambiò tattica.

      Prese un sorso dal bicchiere e sussultò. “Più forte dell’altro.” L’alcool le bruciava sulle labbra, ma la sensazione si trasformò presto in qualcosa di dolce e succoso mentre le scendeva in gola.

      “Ingredienti segreti,” disse John, ammiccando con le sopracciglia.

      Adele inclinò la sua tazza rossa, guardando il liquido che ondeggiava avanti e indietro tra i bordi del contenitore. “Inviti spesso le ragazze nel tuo regno da scapolo mentre te ne stai mezzo nudo a bere alcool?”

      Velocissimo, John ribatté: “Non ti ho invitata. Sei tu che sei entrata, e senza il mio permesso.”

      “Eppure sei ancora mezzo svestito. Non è molto professionale nel quartier generale del DGSI.”

      “Oppure,” disse John, gli occhi di nuovo socchiusi e un sorriso malizioso sulle labbra, “dovresti essere tu a imitarmi. Ho sempre trovato che il liquore è più buono se non si è vestiti del tutto. Dovresti provare.”

      Gli sorrise. “Ti piacerebbe, eh?”

      John mandò giù il resto del suo bicchiere, si alzò dal divano, le passò nuovamente accanto e se ne versò un altro. Aveva un leggero odore di sudore e colonia. Si spostava con movenze sicure e aveva un passo da spaccone, anche nello spazio circoscritto della stanza.

      John era un tipo strano. In egual misura irritante e affidabile. Sicuro e schivo. Era il miglior tiratore che mai avesse visto con la pistola, e uno dei pochi agenti – sia all’FBI, al DGSI o al BKA – di cui si fidasse del tutto.

      Eppure era pieno di spine, come un cactus. Ogni tentativo di avvicinarsi a qualcuno come John finiva con il farti male. A volte sembrava fare apposta a mostrarsi odioso, anche solo per levarsi la gente di torno. A volte diceva cose crudeli soltanto per suscitare una reazione.

      Ora però, mentre la guardava attraverso i suoi occhi socchiusi, le sue labbra si piegarono in un sorriso. Di nuovo Adele ebbe l’idea di un gatto di strada. Una creatura cresciuta per essere libera, il re del suo vicolo, ma non oltre.

      “È davvero saporito,” disse, prendendo un altro lungo sorso. John le rispose con un semplice mormorio.

      Per un momento Adele permise ai propri occhi di guardare il resto del suo corpo, oltre le cicatrici e i segni di scottatura. Osservò la muscolatura della sua figura, la costituzione agile e le spalle ampie. I suoi occhi si soffermarono sul suo corpo, e se lui lo notò, non fece commenti.

      In quella, il telefono di Adele iniziò a vibrare. Come ridestata dalle sue fantasticherie, fece uno scatto e prese il telefono dalla tasca. Fece un cenno di scusa in direzione di John e gli voltò le spalle, portandosi il telefono all’orecchio.

      “Signora Glaude,” disse. Era la padrona di casa.

      “Sì, parlo con Adele Sharp dell’appartamento 3C?”

      “Sì, signora, ha avuto modo di controllare quello che le ho chiesto?”

      “Sì, cara. Temo di avere brutte notizie.”

      Adele si sentì attorcigliare lo stomaco. La donna si schiarì la gola e proseguì: “Tua madre non ha sporto alcun genere di reclamo qui.”

      Adele sbatté le palpebre. Come poteva essere? Se qualcuno stava manomettendo la sua posta, di sicuro sua madre l’avrebbe reso noto all’amministrazione condominiale. “Intende dire che i suoi registri non arrivano tanto indietro?”

      “No,” disse la voce all’altro capo del telefono. “I miei registri vanno indietro fino a quarant’anni fa. Ma tua madre non ha mai sporto alcun reclamo.”

      Adele si accigliò, scuotendo la testa. “Non ha senso.”

      “Un’altra cosa, cara. Senti, ricordo la situazione di tua madre. Ricordo le cose terribili che sono successe. Mi spiace davvero tanto, sul serio. Non sapevo come fosse…”

      Adele aspettò, chiedendosi dove intendesse andare a parare.

      “Potrei finire nei guai per questo, ma suppongo di non lavorare per l’ufficio postale. E non sto neanche compromettendo nessuno dei miei affittuari. E date le circostanze, ecco… Il postino che lavorava all’edificio quando vivevi qui con tua madre,” disse la donna con una leggera sfumatura nella voce.

      Adele si irrigidì, aspettando, gli occhi sgranati. “Sì?” disse velocemente. “Chi?”

      “Si chiamava Antoni Bordeaux.”

      “Antoni Bordeaux?” chiese Adele. Iniziò a rovistare nelle tasche, cercando di tirare fuori il taccuino di suo padre per appuntarsi il nome.

      “Purtroppo, cara, temo ci siano altre brutte notizie,” disse la donna.

      Le dita di Adele rimasero immobili, premute contro la gamba. “Oh?” disse. “Cioè?”

      “Antoni Bordeaux è morto cinque anni fa. Mi spiace. Ma è il meglio che posso fare… Pronto? Mademoiselle? Sei ancora lì?”

      Adele si schiarì la gola. “Sì, signora Glaude. Sono ancora qui. Scusi. No, grazie. Ha fatto più di quanto avrei potuto chiedere. Grazie.”

      Adele salutò, chiuse il telefono e se lo infilò nuovamente in tasca.

      “È morto qualcuno?” chiese John con indifferenza.

      Adele non si rese conto di quanto la sua fronte fosse corrucciata, fino a che non si voltò a guardare il collega. Sbatté le palpebre, cercando di rilassare il volto. “Sì, in realtà.”

      John si irrigidì. “Oh, mi spiace.”

      “Non è uno che conoscevo.” Frustrazione e delusione le annodavano lo stomaco. “È morto cinque anni fa. Un sospettato, a dire il vero.”

      John inarcò un sopracciglio. “Stai lavorando a un caso?”

      “Forse. Se vuoi essere criptico sul tuo passato, allora permettimi almeno di fare lo stesso riguardo al mio.”

      John alzò la mano libera in segno di umoristica resa, poi mandò giù il resto del suo bicchiere.

      Da parte sua, Adele rimase ferma a pensare. Una strada senza uscita. Il postino era morto cinque anni fa. Eppure l’assassino di sua madre era ancora vivo, secondo quello che le aveva detto il primo killer che aveva catturato in Francia.

      Scosse la testa furiosamente. Allora cosa diamine significava quel dannato messaggio da parte di sua madre? Scambiando biglietti. Buffo? Non aveva senso.

      Si infilò le mani in tasca, posandole sul telefono da una parte e sul taccuino di suo padre dall’altra. Si avvicinò al divano di John e si sedette sul bordo, alzando i piedi verso di lui e incuneandosi nell’angolo, con le braccia incrociate.

      “Brutta giornata in ufficio?” le chiese.

      “La peggiore,” gli rispose.

      “Mi viene in mente una cosa che potrebbe distrarti e non fartici pensare,” le disse, con il suo solito sorrisino malizioso.

      Adele esitò, improvvisamente consapevole di quanto vicini fossero seduti. “John, non sono sicura che…”

      Lui

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