Il Travestimento Perfetto. Блейк Пирс
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Jessie scrollò le spalle affabilmente.
“Allora ti suggerisco di accertarti che tutti i collaboratori siano qui, pronti a essere interrogati. Più siete preparati, più velocemente potrete dimenticarvi della vostra attrice morta e tornare al lavoro.”
“Mi chiedo se avete autorità per questo?” le chiese Anton con tono di sfida.
Il sorriso di plastica che Jessie si era stampata in volto per l’intera conversazione svanì in un lampo.
“Signor Zyskowski – Anton – stai pure certo che anche se non sono un ‘detective speciale’, sono molto probabilmente la persona responsabile qui. Ti suggerisco caldamente di non farmi incazzare più di quanto tu abbia già fatto. Quindi raccogli la tua gente e aspetta il nostro ritorno. Ora, se vuoi scusarmi, abbiamo del lavoro da fare.”
CAPITOLO NOVE
L’ufficio di Miller Boatwright si trovava a dieci minuti a piedi da lì.
Jessie e Trembley si incamminarono, lasciando la detective Bray a organizzare il programma degli interrogatori che sarebbero stati fatti a cast e staff più tardi. Senza Paul, l’addetto alla sicurezza, a guidarli, si persero due volte, ma alla fine trovarono l’ufficio nel palazzo Fairbanks, poco distante da dove avevano parcheggiato.
Mentre si avvicinavano, Trembley tossì leggermente, in un modo che suggeriva che stava per affrontare un argomento scomodo.
“Cosa c’è, Trembley?” chiese Jessie, non volendo aspettare chissà quanto perché il giovane detective trovasse il coraggio.
“Cosa? Niente.”
“Chiaramente c’è qualcosa,” insistette lei. “Dimmelo subito, così qualunque cosa ci sia che ti gironzola per la mente, non ti distrarrà quando staremo parlando con Boatwright. Ho bisogno di averti concentrato.”
Trembley sembrava essere in completo dissidio con se stesso, ma alla fine parlò.
“È solo che sembri molto aggressiva su questo caso. Pensavo che Decker volesse metterci a lavorare in coppia perché tu hai più esperienza con i casi di alto profilo e sei più… diplomatica. Credo si aspettasse che tu coccolassi un po’ questa gente, per metterli a loro agio e indurli a parlare. E invece sembra che ti stia impegnando a demolirli.”
“Penso che tu faccia abbastanza coccole per entrambi,” gli rispose Jessie con tono deciso. “E poi, per come la vedo, sono un agente libero. Non lavoro più per il Dipartimento di Polizia di Los Angeles. Sono solo una consulente per questo caso, quindi non sono più vincolata da tutte quelle dinamiche burocratiche. Se qualcuno si lamenta e Decker non è contento di me, può benissimo scaricarmi e io potrò cercare di fissare più colloqui con le università. Credo di voler dire che, con tutto quello che ho passato recentemente, ho perso la pazienza e non me ne frega niente di nessuno. Mi interessa solo il caso in sé.”
Trembley annuì, chiaramente non intenzionato a mettere in discussione la sua spiegazione. Erano quasi arrivati alla porta del palazzo Fairbanks.
“Non ho avuto l’occasione di dirti veramente – ma veramente – quando mi dispiaccia sia per Garland che per Ryan. So che eri legata al vecchio, e Ryan ovviamente è molto importante per te.”
“Grazie, Trembley.”
“Volevo chiederti, e non intendo offenderti, se sei sicura di essere al sicuro dove stai adesso.”
“Cosa intendi dire?” chiese Jessie socchiudendo gli occhi.
“Ti prego, non mangiarmi la testa, ok?” iniziò. “Ma so che avevi un sacco di misure di sicurezza nella tua ultima casa. Ryan aveva accennato a quanto fossero potenti. E avevano senso, considerate le minacce che avevi di fronte. Tuo padre ha tentato di ucciderti. Quel serial killer, Bolton Crutchfield, aveva una simpatia per te. E poi è venuto a cercarti anche il tuo ex-marito. Quindi era logico che ti prendessi tutte le dovute precauzioni.”
“Qual è il punto, Trembley?” chiese Jessie.
“È solo che, anche se quelle minacce specifiche non ci sono più, non sono sparite proprio tutte. Quel poliziotto corrotto che hai incastrato, Hank Costabile, è stato condannato la settimana scorsa. Me lo vedo che cerca in qualche modo un riscatto, magari mandando qualche agente amico a darti un occhio quando non è in servizio. Per non parlare poi di Andrea Robinson, la ricca psicopatica che ti era diventata amica e poi aveva tentato di avvelenarti quando hai capito che era un’assassina. So che si trova nell’ala psichiatrica di una prigione, ma l’ultima volta che abbiamo avuto contatti con lei, era davvero fissata con te. Se in qualche modo uscisse, chi può sapere di cosa potrebbe essere capace?”
“Pensi che non sia in grado di prendermi cura di me stessa?” chiese Jessie con tono mite.
“Sì, certo. Ne hai dato prova. Ma immagino che l’appartamento della tua amica che fa l’investigatore privato non sia così dotato di misure di sicurezza come l’ultimo posto dove hai abitato. E anche se Ryan non era lì ufficialmente per proteggere te e Hannah, certo non faceva male avere un poliziotto pluridecorato come convivente. Sto solo dicendo che forse Corinne Weatherly non è l’unica a cui una guardia del corpo avrebbe fatto comodo.”
Jessie sapeva che Trembley stava solo cercando di essere di aiuto. C’erano ancora effettivamente delle legittime minacce alla sua sicurezza. E con il suo fidanzato in ospedale, il suo mentore morto assassinato e sua sorella che saltava a ogni porta che sbatteva, non sbagliava a suggerirle di affrettarsi a mettere in sicurezza la propria situazione. Decise di non farsi vedere irritata.
“Apprezzo la preoccupazione. E hai ragione. Ci sono ancora delle vere minacce là fuori. È per questo che sto cercando con tutte le forze un nuovo posto dove andare a vivere. Ma nel frattempo io e Hannah siamo ospiti di una ex ranger dell’esercito. E ho imparato un paio di cosette sull’autodifesa all’Accademia dell’FBI, quando ho seguito il loro programma di addestramento. Penso che per qualche settimana ancora ce la potremo cavare anche senza una guardia del corpo, fino a che non troverò un posto che mi piaccia.”
“Ok,” disse Trembley. “Ma sono sicuro che se lo chiedessi, il capitano Decker, incaricherebbe un’unità di pattugliare regolarmente l’area esterna alla casa della tua amica, anche se non sei più ufficialmente una dipendente.”
“Lo terrò a mente,” gli promise Jessie. “Nel frattempo, magari teniamo la concentrazione mirata sul nostro Boatwright. C’è niente di speciale che dovrei sapere prima che ci facciamo una chiacchierata con lui?”
“Non so niente di più rispetto a un normale appassionato di cinema,” le rispose Trembley. “Ma il nostro uomo ha una reputazione da extra-large.”
“In che senso?”
“Nel senso che fa sempre le cose in grande. Fa grandi film. Ha una grossa personalità. E se le voci che girano sono vere, ha anche un grande appetito.”
“Per il cibo?”
“Per le donne,” la corresse Trembley. “È famoso per le sue storie con le attrici. C’è chi dice che conceda dei ruoli in cambio di prestazioni sessuali, anche se potrebbero essere solo speculazioni. Penso che nessuno l’abbia mai formalmente dichiarato. Ho anche sentito dire che è solo un tipo magnetico che le donne trovano intrigante. Questo potrai giudicarlo tu.”
“Sembra un vero dongiovanni,” mormorò Jessie.