Il Travestimento Perfetto. Блейк Пирс
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Trembley parve leggermente offeso.
“Certo che posso,” le rispose.
Jessie non ne era del tutto convinta.
Quando arrivarono ai Sovereign Studios, Jessie notò che accanto al cancello vicino all’ingresso principale era stato allestito un piccolo memorial. C’erano solo quattro persone con qualche candela e un poster. Non sapeva se volesse dire che la Weatherly non era tanto popolare o che la voce non era ancora dilagata.
Una guardia addetta alla sicurezza di nome Paul, robusto e con il volto cordiale, li stava aspettando. Diede loro le indicazioni per andare a parcheggiare nell’area riservata ai visitatori, li seguì con un caddy e offrì loro un posto a sedere a bordo.
“Dobbiamo attraversare mezzo lotto,” disse come spiegazione. “È lunga a piedi.”
Salirono a bordo e l’uomo proseguì lungo il viale lastricato. Jessie, che aveva frequentato il college alla USC e aveva passato buona parte dei suoi primi vent’anni di vita in città, non era mai stata attratta dall’universo cinematografico. Ma doveva ammettere che era piuttosto particolare farsi accompagnare attraverso una struttura dove si facevano film da quasi cento anni. Lungo il tragitto, passarono accanto a un grande parcheggio coperto con un enorme schermo del colore del cielo sul retro.
“Che cos’è quello?” chiese Jessie indicando la struttura.
Paul seguì il suo dito e sorrise.
“Quando una produzione ha bisogno di fare delle riprese nell’acqua in un ambiente sicuro, possono usare quello. Riempiono il parcheggio di acqua, così da trasformarlo in un enorme serbatoio. Poi possono proiettarci sopra qualsiasi sfondo vogliano e il gioco è fatto: se vuoi ti trovi nel mezzo dell’oceano.”
Trembley si voltò a guardarla con espressione da ‘che figata!’. Lei gli lanciò in cambio un’occhiata severa perché si desse una regolata. Ma il ragazzo quasi perse il controllo quando passarono oltre la struttura e vide quello che c’era dietro. Stavano passando in mezzo a una riproduzione di diverse sezioni di New York.
Accanto a una pizzeria c’era la facciata di un negozio. Superarono il segnale di una metropolitana e Trembley si alzò in piedi nel caddy per vedere fino a dove arrivassero realmente le scale. Jessie notò che dietro alle facciate non c’erano altro che impalcature e spazio vuoto. Svoltarono un angolo e la veduta della strada cambiò del tutto.
“Che parte della città dovrebbe essere?” chiese Trembley, incapace di contenersi.
“Questa zona è la Lower East Side,” gli rispose Paul mentre superavano un gruppo di pietre arenarie. “Ma altri isolati sono allestiti come Greenwich Village, il Financial District di Seaport, addirittura Brooklyn. Abbiamo anche una strada di Chicago. La scena del crimine è vicino a Soho.”
L’ultima frase cancellò parte dell’entusiasmo dal volto di Trembley. Il detective rimase in silenzio. Pochi secondi dopo parcheggiarono dietro a un finto quartiere, accanto a un enorme studio di registrazione con un ‘32’ dipinto sopra.
“Eccoci qua,” disse Paul, come se non fosse ovvio dal viavai di persone dietro al nastro di delimitazione teso dalla polizia attorno allo studio.
“Paul, posso chiederti una cosa?” provò Jessie.
“Puoi chiedermi tutto quello che vuoi. Però non prometto di avere la risposta.”
“Questo non lo so,” ribatté lei. “Mi sembri il tipo di persona che sa sempre quello che succede nei paraggi. Da quanto lavori qui?”
“Otto anni,” le rispose. “Prima ho lavorato per sette anni alla Sony. Mi sa che mi sto trasformando in un guardiano a vita.”
“Quindi sai come funzionano questi posti,” disse Jessie. “Com’è la sorveglianza notturna qui? Tosta o più rilassata?”
“Dipende. C’è sempre qualcuno di servizio. In genere chiudiamo i cancelli laterali attorno a mezzanotte. Ma l’ingresso principale è sempre operativo. E ci sono guardie che perlustrano il lotto per tutta la notte. Ma se ci sono riprese in notturna, ovviamente c’è più personale.”
“C’erano riprese in notturna ieri?” chiese Jessie.
“Il programma prevedeva che tutto venisse concluso entro le 23, eccetto per questa produzione qui, il film del Predone. Ma alla fine hanno chiuso presto anche quella, quindi siamo rimasti con lo staff standard.”
“Sai perché abbiano chiuso presto?” chiese Trembley.
Paul spostò il peso da un piede all’altro, imbarazzato.
“Andiamo, Paul,” tentò di convincerlo Jessie. “Sai perché siamo qui. E sai che quei pezzi grossi dello studio ci daranno la versione condivisa. Uno come te, con l’orecchio sempre attento, di sicuro conosce la vera storia.”
Paul, che fosse perché lusingato o perché incapace di contenersi, alla fine cedette.
“Ufficialmente ci sono stati dei problemi tecnici che volevano sistemare. Ufficiosamente, ho sentito che la signorina Weatherly si è arrabbiata con il suo co-protagonista, Terry Slauson. Ha detto che era troppo brusco con lei nella scena che stavano girando.”
“Ed era vero?” chiese Jessie.
Paul scrollò le spalle.
“Non ero lì, quindi non lo posso dire per certo. Ma a dire la verità – e non mi piace parlare male dei morti – la signorina Weatherly trovava sempre un motivo per prendersela con qualcuno. Mi ha urlato dietro proprio la scorsa settimana perché a quanto pare ho preso troppo veloce una curva con questo caddy. Mi ha chiamato fot… bip ciccione. Non importa. Diciamo solo che non tutte le sue lagnanze erano sempre giustificate.”
Trembley sembrava esterrefatto davanti alla descrizione dell’attrice fornita da Paul. Jessie cercò di tenere a bada la propria irritazione e si concentrò su Paul.
“Che mi dici di eventuali stalker? Venite avvisati se un attore o attrice viene minacciato? Ricevete foto o ingiunzioni restrittive?”
“Non automaticamente,” le disse. “Ma in genere qualcuno del gruppo dell’artista ci avvisa se c’è qualche problema. Di tanto in tanto capita che qualche pazzo cerchi di entrare negli Studios.”
“Il team di Corinne Weatherly, magari una guardia del corpo, vi ha mai riportato problemi che la riguardassero?”
Paul rise, ma poi riprese subito il suo contegno.
“Scusate. Una reazione sconsiderata. È solo che la signorina Weatherly non aveva un team con lei, e neppure una guardia del corpo. La produzione le ha assegnato un’assistente. Ma non si trovava realmente nella posizione di avere un team viaggiante, se capite quello che intendo dire. E poi, se c’era qualcuno che la importunava, vi assicuro che la signorina Weatherly lo avrebbe riportato personalmente alla nostra attenzione, e anche forte e chiaro.”
Jessie annuì. Trembley, con sua sorpresa, prese la parola.
“Quindi stai dicendo che non aveva una guardia del corpo. Se ne andava in giro da sola per gli Studios?”
“Certo,” disse Paul, un po’ sorpreso.