Il Travestimento Perfetto. Блейк Пирс
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Ma era solo un’illusione. Solo due settimane fa, Ryan Hernandez era stato il migliore detective della Sezione Speciale Omicidi (HSS) per il Dipartimento di Polizia di Los Angeles, che indagava casi di alto profilo o con intenso scrutinio da parte dei media, spesso con più vittime e con l’operato di serial killer. Ora si trovava in un letto di ospedale, indifeso, pugnalato al petto dall’ex-marito di Jessie nella loro stessa casa. Era un pensiero troppo grosso da sostenere e Jessie cacciò il ricordo dalla mente.
Il dottor Badalia apparve sulla porta e Jessie si alzò in piedi per andargli incontro in corridoio. Era un uomo alto e magro che andava verso i quarant’anni, con un’espressione costantemente severa, per cui ogni volta era difficile capire se fosse in procinto di dare buone o cattive notizie.
“Grazie per essere venuta, signorina Hunt,” le disse con gentilezza.
“Ci mancherebbe. Ci sono aggiornamenti?”
“Sì. Come ricorda, abbiamo sollevato Ryan dal coma indotto la scorsa settimana. Ieri notte per la prima volta ha mostrato una leggera reattività agli stimoli. Quindi abbiamo ridotto leggermente la sedazione per vedere se fosse sostituibile. È riuscito ad aprire gli occhi e a rispondere a qualche domanda ‘sì’ o ‘no’ sbattendo le palpebre. Siamo stati in grado di spiegargli brevemente la sua situazione, perché si trovi attaccato a un respiratore e così via.”
Jessie non riuscì a parlare subito. L’emozione del momento la colpì in maniera inaspettata e le si formò un nodo in gola. Solo allora si rese conto di quanto in quelle settimane avesse trattenuto l’ansia e il timore. Quello che era appena trapelato nel suo stato cosciente quando si era trovata stanca o frustrata, ora esplose.
“Dice sul serio?” disse. “È fantastico. Perché non mi avete chiamata?”
“Era piuttosto tardi, dopo la mezzanotte. E a essere onesto, lo sforzo sembra averlo distrutto. Dopo circa sei minuti è crollato.”
“Oh. E questa mattina? Si è svegliato oggi?”
“Abbiamo effettivamente diminuito il livello del sedativo circa un’ora fa, nella speranza di provare di nuovo. Per questo motivo l’ho fatta chiamare. Spero che se riprenderà conoscenza e lei è qui, magari potrebbe comunicare un po’ di più.”
“Certo,” disse Jessie. “Quanto ci vorrà?”
Il dottor Badalia guardò nella stanza.
“Che ne dice di adesso?” le propose. “Pare che stia tentando di svegliarsi mentre parliamo.”
Jessie si voltò e vide che effettivamente Ryan stava cercando di aprire gli occhi. Sembrava una lotta, come se le palpebre fossero incollate e lui stesse tentando di aprirle con tutta la sua forza di volontà. E sembrava pian piano funzionare. Tornarono nella stanza.
“Ryan,” disse il dottor Badalia. “C’è una persona che è venuta a trovarti.”
Con gli occhi socchiusi, Ryan guardò Jessie che attraversava la stanza e andava verso di lui per poi prendergli la mano destra.
“Ehi, tesoro,” sussurrò. “È bello vederti sveglio. Puoi sentirmi?”
Sembrava stesse tentando di annuire. Ma che fosse per l’enorme tubo che aveva in bocca o per mancanza di forza, non ci riusciva.
“Un colpo di ciglia per sì e due per no,” gli ricordò il dottor Badalia.
Ryan batté le palpebre una volta. Jessie diede un colpo di tosse per mascherare il singhiozzo di gioia che le era salito alla gola.
“So che la situazione è pesante,” gli disse. “Ma ti tireremo fuori di qui. Ci vorrà solo un po’ di pazienza, ok?”
Ryan batté ancora le palpebre. Il dottor Badalia si avvicinò.
“Ryan, avresti voglia di provare un piccolo esercizio?”
Annuì con un battito.
Jessie si sentì leggermente irritata. Aveva sperato di avere un po’ di tempo per parlare privatamente con Ryan. Ma mise da parte il disappunto. L’esercizio era di certo più importante. Il dottor Badalia continuò.
“Chiederò a Jessie di posare il suo palmo sotto al tuo. Poi ti chiederò di alzare un dito specifico. Ti sembra ok?”
Ryan batté le palpebre. Jessie gli lasciò andare la mano e posò la propria sul materasso con il palmo rivolto verso l’alto. Poi vi mise sopra quella di Ryan. Lo guardò e sorrise. Lui rispose socchiudendo un poco gli occhi, segno che stava tentando di ricambiare il sorriso.
“Vorrei che provassi a sollevare il dito indice. Ci riesci?”
Dopo quella che parve una pausa interminabile, Ryan sollevò leggermente il dito, per poi riappoggiarlo subito.
“Fantastico, Ryan. Ora pensi di poter fare lo stesso con il mignolo?”
Ryan strizzò gli occhi e Jessie sentì il suo palmo che premeva debolmente contro la sua mano, mentre riusciva ad alzare di un millimetro il dito, prima di abbandonarlo di nuovo giù.
“Stai andando davvero molto bene, Ryan,” gli assicurò il dottor Badalia. “Possiamo provare un altro esercizio?”
Ryan sbatté le palpebre.
“Ok, questo è un po’ più difficile. Vorrei che provassi a piegare tutte le dita della mano, in modo da formare un pugno. Quando te la senti.”
Jessie sentì la mano di Ryan che tremava leggermente nello sforzo di piegare le dita per chiuderle in un pugno. Ma non successe nulla. Ryan strizzava gli occhi, chiaramente sotto sforzo. Uno dei monitor che si trovavano a lato iniziò a suonare con ritmo più accelerato.
“Va bene così, Ryan,” disse il dottor Badalia con tono calmante. “Hai dimostrato un grosso sforzo. Arriverà a suo tempo. adesso prenditi una pausa.”
Ma Ryan chiaramente non aveva intenzione di fermarsi. Teneva ancora gli occhi chiusi e il suo palmo stava vibrando sopra alla mano aperta di Jessie. Di colpo aprì gli occhi e Jessie vide che era furioso per la frustrazione. Il segnale acustico del macchinario stava accelerando ancora.
“Ok, Ryan,” disse il dottor Badalia, la voce ancora calma mentre si avvicinava al macchinario. “Pare che ti stai agitando un po’. Quindi ti darò una leggera dose di sedativo per aiutarti a dormire.”
Gli occhi di Ryan scattarono verso Jessie. Lui parve andare nel panico, come se la stesse silenziosamente implorando di non permetterlo.
“Va tutto bene tesoro,” gli disse lei, cercando di nascondere l’angoscia che provava dentro. “C’è solo bisogno di tempo. Riposati un po’. Possiamo riprovarci dopo.”
Lui batté le palpebre due volte, fece una pausa e poi provò di nuovo. E poi ancora. Solo al quarto disperato tentativo di dirle che non voleva essere sedato, il farmaco iniziò a fare effetto. I movimenti delle palpebre rallentarono e poi si fermarono del tutto. Gli occhi rimasero chiusi.
Jessie guardò il dottore mentre si asciugava le lacrime.
“Parliamo fuori,” le disse lui con tono cortese. “Non si sa mai quanto possano sentire.”
Jessie lo seguì lungo il corridoio, fino alla sala d’attesa,