Il Travestimento Perfetto. Блейк Пирс

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Il Travestimento Perfetto - Блейк Пирс Un thriller psychologique avec Jessie Hunt

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avanti,” rispose lei rapidamente. “Non serve che mi tiri su il morale o che tenti di indorare la pillola, dottore. Mi dica semplicemente a che punto siamo.”

      “Ok. Quello che abbiamo appena visto è promettente. So che Ryan alla fine è rimasto frustrato. Ma avere anche una minima mobilità a questo punto, considerato quello che ha passato, è un segno positivo. Detto questo, ha davanti a sé una strada lunga e difficile. Anche se non ci sono danni a lungo termine, solo il fatto di restare allettato e attaccato a un respiratore artificiale per così tanto tempo può essere debilitante. Avrà bisogno di un sacco di terapia fisica per riacquistare le funzioni motorie di base. Camminare sarà una sfida enorme. Potrebbero volerci mesi. E oltre a questo potrebbe ritrovarsi con danni permanenti alle corde vocali.”

      Jessie sospirò ma non disse nulla, quindi il dottor Badalia proseguì.

      “Questo è lo scenario migliore che possiamo aspettarci. Ma deve prepararsi anche ad altri risvolti. Potrebbe accusare altri danni che ancora non siamo in grado di accertare.”

      “Tipo che cosa?”

      “Tipo dei danni al sistema nervoso causati dalla ferita del coltello. E potrebbero anche esserci danni permanenti ai polmoni. Alcune persone si riprendono del tutto da cose del genere. Altre richiedono assistenza costante: bombole di ossigeno, tubi per respirare, cose del genere. E c’è sempre la possibilità che abbia sofferto dei danni cerebrali.”

      Jessie lo guardò stupefatta. Era la prima volta che le dicevano una cosa del genere.

      “Ha notato segni che possano indicare una cosa simile?”

      “A questo punto è ancora troppo presto per dirlo. So che lei ha prestato le prime misure di soccorso dopo che è stato aggredito, ma c’è stato un certo tempo durante il quale ha avuto accesso limitato all’ossigeno. Le sue reazioni di ieri notte e di adesso si mostrano promettenti. Sembrava capire quello che stavamo dicendo, reagendo di conseguenza. Ma gli abbiamo fatto delle domande facili e gli abbiamo chiesto di eseguire dei compiti semplici. Ci vorrà un po’ per poter testare possibili perdite di memoria o danni alle funzioni principali del cervello.”

      “Perdite di memoria?” ripeté Jessie. I colpi continuavano a succedersi.

      “Sì. A volte le ferite da trauma, il coma indotto o la privazione di ossigeno possono portare a perdita della memoria a breve termine o addirittura permanente. Lui ha subito tutte e tre le situazioni, quindi non possiamo escluderlo.”

      Jessie rimase seduta in silenzio, cercando di elaborare tutte le terribili notizie.

      “Senta, mia ha chiesto di non indorarle la pillola, e così ho fatto. Ma nessuno di questi risultati è assicurato. Potrebbe tornare in piena forma e come nuovo in un tempo che va da otto a dodici mesi.”

      “Oppure?” insistette Jessie, con la netta sensazione che non fosse finita lì.

      “Oppure potrebbe avere bisogno di cure costanti e permanenti in una struttura di degenza a lungo termine. E rimane sempre la possibilità che torni indietro e ci porti ad affrontare lo scenario peggiore. Attualmente ci troviamo in un momento molto labile.”

      “Wow,” disse Jessie, scuotendo la testa incredula. “Sono riuscita a tenergli la mano e a guardarlo negli occhi. Diciamo che non pensavo che le cose prendessero una svolta così negativa.”

      Rimasero entrambi in silenzio per un momento.

      “Signorina Hunt, posso darle un piccolo consiglio?”

      Jessie sollevò lo sguardo. Il volto normalmente severo del medico si era leggermente ammorbidito.

      “Certo.”

      “So qual è il suo lavoro, quindi so che è abituata a lavorare in modo metodico sulle problematiche che le si presentano, trovandosi sempre con un certo livello di controllo sulla situazione. In quanto medico, anch’io conosco quella sensazione. Ma la verità è che in questo caso il controllo che abbiamo è davvero minimo. Lei può venire qui, dargli sostegno e comunicare a Ryan tutto il suo amore e la sua presenza. Ma a questo stadio del processo, non le farà bene preoccuparsi di ciò che potrebbe accadere. È fuori dal suo controllo. E tutta la preoccupazione non farebbe che stancarla, impedendole di essere qui per Ryan nel modo in cui lui ne ha bisogno.

      “Quindi ecco il mio consiglio: quando sta con lui, sia pienamente presente in quel momento. Ma quando non è qui, faccia la sua vita. Esca con gli amici. Si beva un bicchiere di vino. Faccia una passeggiata. E non si senta in colpa per questo. Quei momenti di stacco la aiuteranno ad avere la forza per essere presente per lui quando ne avrà davvero bisogno. Nella mia esperienza, prendersi cura di sé è davvero il modo migliore per prendersi cura degli altri.”

      Le sorrise, quasi con calore.

      “Grazie, dottore,” gli rispose Jessie.

      “Si figuri. Ora devo andare, ma mi farò sentire.”

      Detto questo, se ne andò dalla sala d’aspetto. Jessie rimase ferma lì, guardandosi attorno con occhi assenti. C’erano cinque o sei altre persone, tutte con la stessa espressione attonita che era certa di avere anche lei. Si chiese per un secondo quale orrore personale li avesse portati lì. C’era qualcuno di loro che nel corso della stessa settimana aveva perso il suo mentore e poi quasi anche la propria anima gemella? Prima di poterci rimuginare sopra di più, il suo telefono suonò. Era il capitano Decker, il suo capo fino a tre giorni prima. Rifiutò la chiamata e si alzò per andare verso il parcheggio.

      Stava entrando in auto quando le arrivò la notifica di un messaggio in segreteria. Era tentata di cancellarlo senza ascoltare, ma non riuscì a farlo. Sarebbe stato fortemente maleducato, e poi in parte era curiosa di sapere cosa volesse da lei. Si mise in ascolto.

      “Ciao Hunt. Spero tu stia bene. Ho in programma di passare in ospedale oggi pomeriggio per fare una visita a Hernandez. Ho sentito che si è svegliato per qualche minuto ieri notte. È una cosa positiva. Ma non è il solo motivo per cui ti chiamo. So che ci hai lasciati appena venerdì e mi scuso se mi permetto anche solo di chiedertelo, ma ho bisogno del tuo aiuto. Mi è appena capitato per le mani un caso enorme, incredibilmente di alto profilo. In condizioni normali lo avrei assegnato a Hernandez. Ma dato che non è disponibile, lo dirotterò su Trembley, che non ha mai avuto un caso così imponente. E il dipartimento scarseggia in maniera impressionante di profiler qualificati, senza te e senza, beh… Moses. Se potessi darmi una mano con questa cosa, anche solo a livello di consulenza, te ne sarei eternamente grato. Fammi sapere.”

      Jessie cancellò il messaggio, mise via il telefono e uscì dal parcheggio.

      Le dispiaceva per Decker, ma ci sarebbe sempre stato un grosso caso da risolvere. Per la propria salute mentale, lei aveva smesso di occuparsene.

      E poi adesso aveva un altro compito su cui concentrarsi, un compito che temeva da un po’.

      CAPITOLO QUATTRO

      Hannah aveva deciso. C’era qualcosa che non andava in lei.

      Era in stallo da un po’, distesa a letto, impegnata nel tentativo di ignorare il pensiero, riflettendo invece su come trascorrere la sua ultima settimana di vacanza prima di andare ai corsi estivi per recuperare tutto quello che si era persa durante il terzo anno. Non c’erano bei film da vedere. La spiaggia era troppo distante dall’appartamento di Kat, che si trovava in centro. E poi lei comunque non aveva la macchina. Tutti i suoi vecchi amici, quelli con cui aveva ormai perso i contatti, vivevano nella San Fernando Valley. E non se ne era fatti di nuovi da quando la sua vita si era trasformata in

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