Il Travestimento Perfetto. Блейк Пирс

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Il Travestimento Perfetto - Блейк Пирс Un thriller psychologique avec Jessie Hunt

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che saltava in aria a causa di una bomba mentre prestava servizio in Afghanistan. L’incidente l’aveva lasciata con ricorrenti mal di testa e una lunga cicatrice verticale che le segnava il volto a partire dall’occhio sinistro. Jessie ancora non conosceva i dettagli di quello che era accaduto quel giorno.

      “Vedi ancora la dottoressa Lemmon?” le chiese Kat alla fine, riferendosi alla terapeuta di Jessie, che la stava accompagnando ormai da anni attraverso innumerevoli odissee.

      “Sia io che Hannah ci andiamo regolarmente,” confermò Jessie. “In effetti, l’ho vista proprio venerdì scorso.”

      “Ti ha dato qualche consiglio speciale?” chiese Kat.

      “Certo, come al solito: non tenerti tutto dentro. Parlane, ma senza piangerti addosso. Tieniti occupata. Fai movimento per quanto ti permettono le tue ferite.”

      Il riferimento era tanto alla spalla sinistra slogata che si era procurata nel combattimento letale contro Kyle e alle ustioni alla schiena derivate dal salvataggio di una donna da una casa in fiamme con un serial killer all’interno.

      “E quanto ti permettono?” chiese Kat.

      “Quello che mi concede la mia soglia del dolore. Le ustioni non sono più così terribili. Il medico dice che stanno guarendo bene e che dovrei riuscire a togliere le bende tra una settimana o giù di lì. La spalla fa ancora male, ma almeno non devo più tenere il braccio al collo. Ma dovrei andare a fare fisioterapia per altre due-quattro settimane.”

      “Beh, almeno non avrai nessuna distrazione professionale a complicarti gli appuntamenti,” disse Kat con tono ottimista. “Questo è il tuo primo giorno ufficiale da disoccupata, giusto?”

      Jessie annuì. Era tecnicamente vero. Lo scorso venerdì era stato il suo ultimo giorno di lavoro come profiler criminale al Dipartimento di polizia di Los Angeles, e ultimamente non aveva lavorato poi tanto. Aveva dato il suo preavviso, con grande delusione del suo capitano, ormai due settimane prima.

      Nonostante l’avesse implorata che si prendesse un periodo sabbatico e vedesse come si sarebbe sentita alla fine, Jessie era stata irremovibile. Aveva bisogno di liberarsi dalla spirale di violenza che aveva dominato la sua vita professionale e personale negli ultimi anni. E poi, girare per gli stessi uffici dove era stata abituata a vedere Garland ogni giorno non faceva che rigirarle il coltello nella piaga.

      A causa delle sue ferite, dell’ospedalizzazione di Ryan, dell’aiuto nella risoluzione dei casi di Garland, del trasloco e del prendersi cura di Hannah, alla fine era stata in ufficio solo due volte. L’ultima era stata venerdì, quando aveva ripulito la sua scrivania.

      “Spero che la disoccupazione sia temporanea,” disse Jessie. “Ho dei colloqui in lista in diverse università la prossima settimana per discutere dei posti da insegnante in autunno. Nel frattempo sto abbracciando la possibilità di non avere una lista di cose da fare così grande.”

      Nessuna delle due fece cenno al motivo principale per cui non serviva avere tanta fretta per cercare un lavoro. Il suo divorzio da Kyle era stato redditizio. Prima della sua condanna, l’ex marito aveva contribuito a un ricco fondo di gestione, quindi Jessie avrebbe comunque guadagnato bene da un normale divorzio. Ma il fatto che Kyle avesse tentato di incastrarla per l’omicidio che lui aveva commesso e avesse poi cercato di ucciderla, aveva facilitato ancora di più le cose.

      Inoltre, Jessie aveva anche ricevuto una generosa eredità dai suoi genitori adottivi, che erano stati assassinati dal suo padre serial killer qualche anno prima. L’avvocato di Garland le aveva anche detto di aspettarsi un sostanzioso regalo quando il testamento del suo mentore sarebbe stato letto alla fine di quella settimana. Jessie si sentiva in colpa a vivere in maniera così agiata come risultato di tanto dolore e sofferenza. Ma con Hannah di cui prendersi cura, le spese mediche che si sommavano e le misure di sicurezza di cui aveva bisogno in casa, ormai aveva accettato la cosa.

      Prima che potesse spiegare più a fondo le sue prospettive future, la porta della sua camera si aprì. Ne venne fuori una Hannah dagli occhi assonnati, con indosso slip e canotta e i capelli tutti arruffati.

      “È il tuo ritratto,” disse Kat sarcasticamente.

      Nonostante la battuta, Jessie non poteva negare che fosse vero. Anche senza i due centimetri di altezza che le donavano i capelli scompigliati, Hannah era già quasi alta quanto Jessie. E tutte e due avevano la stessa corporatura slanciata e atletica. E quando finalmente aprì gli occhi del tutto, mostrò loro lo stesso sguardo tinto di verde che anche lei aveva.

      “Come va, bella addormentata?” le chiese Jessie.

      “Programmi interessanti per oggi, principessa?” aggiunse Kat.

      Hannah le guardò tutte e due in cagnesco, poi entrò in bagno e chiuse la porta senza dire una parola.

      “Che cara ragazza,” disse Kat con tono asciutto.

      “Sempre un raggio di sole,” confermò Jessie con ironia. “È di malumore perché la pausa estiva è quasi finita. La prossima settimana deve andare a scuola, e la cosa non la rende per niente contenta.”

      “Solo una settimana ancora per starsene a ciondolare senza fare niente,” sottolineò Kat. “Povera piccola. Mi piacerebbe avere lo stesso programma.”

      “Qual è il tuo programma per oggi?” chiese Jessie.

      “Niente di entusiasmante: questa mattina devo rivedere dei documenti. Poi c’è una coppia di ricconi che vuole che scopra cosa sta combinando loro figlio. Non sono Philip Marlowe.”

      “Ti serve aiuto? Potrei dare un occhio ai documenti e…”

      “No, signora,” la interruppe Kat. “Tu devi concedere una pausa sial al tuo corpo che al tuo cervello. Fai una passeggiata. Vediti un brutto film. Quello che ti pare, ma niente lavoro.”

      Jessie stava per rispondere quando il suo telefono suonò. Ormai conosceva molto bene il numero. Rispose immediatamente.

      “Pronto, sono Jessie Hunt.”

      “Salve, signorina Hunt. Sono l’infermiera Janelle della terapia intensiva al Centro Medico. Il dottor Badalia avrebbe piacere di fare due parole con lei. Quando sarebbe disponibile?”

      “Posso essere lì tra quindici minuti,” disse Jessie, poi riagganciò.

      Guardò Kat, che sembrava aver capito quello che stava succedendo.

      “Vestiti,” le disse l’amica. “Io ti verso una tazza di caffè e ti preparo un toast. In cinque minuti puoi essere fuori di qui.”

      “E Hannah?”

      “Non preoccuparti per lei. Questa mattina la tengo d’occhio io. Quando me ne vado, le può fare da babysitter Instagram.”

      Jessie era già a metà del corridoio, diretta verso camera sua quando gridò all’amica un sonoro “Grazie!”

      CAPITOLO TRE

      La stanza d’ospedale dove si trovava Ryan era mantenuta buia e fresca. Il sibilo del respiratore aveva un ritmo regolare. Sarebbe stato quasi calmante se Jessie avesse potuto dimenticare il motivo per cui si trovava lì. L’infermiera le aveva detto che il dottor Badalia sarebbe arrivato presto. Mentre lo aspettava, osservava Ryan.

      Sembrava stare meglio del solito. Il suo colorito non era pallido come alla sua ultima visita e la pelle sembrava

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