Sotto La Luna Del Satiro. Rebekah Lewis
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Читать онлайн книгу Sotto La Luna Del Satiro - Rebekah Lewis страница 6
«Maledizione, Lily. Mi rifiuto di degnare questa domanda di una risposta.»
Lily sbuffò. Significava che lo era.
Camminarono a lungo in silenzio. Ci vollero alcune ore prima che riuscisse a tollerare di nuovo la sua voce. Avrebbe fatto meglio a continuare a leccarsi le ferite in silenzio, invece che subire altre ferite all’orgoglio tornando sull’argomento, ma non riusciva a capire come avesse potuto desiderare un’altra, quando gli aveva dato tutto. Alcuni suoi amici erano gelosi di lui e della loro ottima vita sessuale. Sapeva che Donovan ne aveva parlato con loro, perché le avevano fatto della avance, guadagnandosi un sostanzioso schiaffo in faccia. Il fatto che amasse il sesso non significava che lo avrebbe fatto con chiunque.
«Rispondi a questa domanda e smetterò di assillarti.»
Donovan inalò bruscamente, quasi fosse lui quello fatto a pezzi dall’interno. «Che cosa?»
«Perché hai avuto bisogno di andare da un’altra? Cosa c’è di così sbagliato in me?» Non riuscì a guardarlo mentre lo chiedeva. Al contrario, puntò lo sguardo sui propri piedi in movimento, sperando che gli ultimi due giorni dell’escursione finissero in fretta per poter fuggire da lui. All’inizio, sembrò che Donovan non avesse intenzione di rispondere, ma dopo una lunga pausa lo fece.
«Onestamente, mi sento come se dovessi rinunciare alla mia virilità per ciò che sto per dire, ma sei troppo difficile da gestire a letto.»
La terra si sollevò e la afferrò per il piede, scagliandola nel fango. Almeno, così le sembrò durante la caduta. La sommità del suo zaino la colpì alla nuca e Lily rimase a fissare come una stupida la bussola, mentre dallo zaino cadeva oltre la sua testa e dentro un cespuglio lì vicino. Si voltò e guardò con aria minacciosa la radice, ancora avvolta intorno al suo piede.
«Stai bene?» Donovan la raccolse praticamente da terra.
Lily fece una smorfia e soffiò via la terra dal palmo sbucciato. Sia le sue ginocchia che il suo orgoglio erano rimasti feriti, ma la sua mano sanguinava. «Dammi il kit di pronto soccorso, per favore.»
Si sarebbe occupata della mano prima di commentare la rivelazione di Donovan. Si sfilò lo zaino e tutto il contenuto si riversò a terra, come una pignatta piena di odio. Di bene in meglio. Iniziò a ricacciare le sue cose nello zaino, imprecando, e gettò uno sguardo furioso verso Donovan. Chiuse la cerniera ancora funzionante. Donovan le passò il kit di pronto soccorso e rimase in piedi alla sua sinistra, con le mani in tasca, apparentemente perso nei propri pensieri – un fatto di per sé spaventoso.
Lily usò la borraccia per versare dell’acqua sulla ferita. Per disinfettarla, rovistò nel kit d’emergenza in cerca della bottiglietta di acqua ossigenata e la applicò, grugnendo per il bruciore. Il taglio era al centro del suo palmo, per cui Lily optò per uno dei grandi cerotti, invece che fasciarlo con una garza. Benché non necessitasse di punti o altro, un po’ di ghiaccio l’avrebbe certamente fatta sentire meglio.
Lily restituì il kit e attese che Donovan lo rimettesse nel suo zaino, ma non appena lo ebbe fatto, non riuscì più a trattenersi. «Per favore, spiegami come faccio a essere difficile da gestire a letto. E io che pensavo che i ragazzi considerassero una fortuna il fatto di fare sesso praticamente ogni giorno per cinque anni, eccetto un paio di giorni al mese.» Non aveva intenzione di suonare tanto amareggiata, ma come altro avrebbe potuto suonare? Le spalle di Donovan si irrigidirono, mentre si rimetteva lo zaino. Evidentemente, aveva sperato che si fosse dimenticata della questione.
«Amo il tuo amore per il sesso. Veramente. Il problema è che la maggior parte delle volte ti ci vuole troppo tempo per raggiungere l’orgasmo. Mi sento un completo stronzo a venire prima di te. Se non ti procurassi piacere, non avresti più bisogno di me. Già consumi troppe batterie al mese. So che usi il tuo vibratore quasi ogni giorno. Come pensi che mi faccia sentire, sapere di non essere in grado di soddisfare i tuoi bisogni?»
Lily arrossì. «Ehm… Non lo uso tutti i giorni. Forse una o due volte alla settimana, quando sei al lavoro e sono troppo irrequieta per riuscire a concentrarmi.» Forse un giorno sì e uno no. Di certo non giornalmente. E l’idea che ci mettesse troppo tempo era ridicola. Con Donovan era già buona che durasse dai sette ai dieci minuti. Okay, a volte per lei quel tempo non era sufficiente. Ma era proprio necessaria tutta quella fretta? Dov’era la passione in un approccio da “una botta e via”? Non aveva alcuna voglia di diventare una di quelle coppie che pianificavano i rapporti segnandoli sul calendario, al pari di un appuntamento dal dentista, per poi non vedere l’ora di togliersi il pensiero e tornare alla normalità. Oltretutto, quale ragazzo usava l’espressione “raggiungere l’orgasmo” in una frase? Idiota.
«Sei perennemente eccitata!» Donovan si fermò, chiuse gli occhi e alzò la testa al cielo. Come se Dio in persona dovesse inviare degli angeli del Paradiso per premiarlo per essersi ribellato contro la fidanzata dissoluta e immorale. Ex-fidanzata. «Scusa, non volevo farla suonare come una cosa brutta. Non lo è. È fantastico e il sogno di ogni uomo. È solo che, a volte, mi sembra tu mi stia prosciugando per soddisfare i tuoi bisogni, come una succuba.»
Wow.
«Se non mi avessi battuta sul tempo, ponendo fine alla nostra relazione, dopo questo commento di certo lo avrei fatto io stessa.» Che genere di uomo tradiva la fidanzata per il troppo sesso? Non aveva alcun senso. Scambiare troppo sesso con altro sesso. Che ipocrita! Forse concedersi tutte le notti la rendeva troppo facile. Oh, no, è vero. Donovan non aveva voglia di fare fatica. Voleva spargere il suo seme e andare a dormire. Per fortuna, sparava a salve.
«Non ti arrabbiare, Lily. Sei stata tu a chiedermelo.»
«Oh, non sono arrabbiata. Sono troppo occupata a fare pensieri vogliosi e da troia sul prossimo uomo sul quale userò i miei trucchi da succuba. Non fare caso a me. Forse il ranger in servizio ha voglia di una sveltina.»
Non avevano parlato molto, da quel momento in poi. Avevano camminato fino a quando la mancanza di luce li aveva costretti ad accamparsi. A quel punto, Donovan si era offerto di raccogliere della legna da ardere, mentre Lily era andata tra i cespugli per fare i suoi bisogni. Dopo aver finito di montare la tenda da sola, si era accorta che ancora non era tornato e una lieve preoccupazione l’aveva assalita. Un po’ di tempo dopo, si era resa conto che si era portato via lo zaino. Con la mappa. Aveva scoperto anche di non aver recuperato la bussola, dopo che era caduta tra i cespugli. E Donovan aveva l’altra con sé. L’aveva abbandonata lì ed era stato un atto premeditato.
Lily sapeva di non doversi muovere, ma se Donovan si fosse perso? Eppure, si era portato dietro tutte le sue cose senza dire nulla. L’aveva davvero lasciata da sola nei boschi, tornandosene a casa? Oppure voleva solo spaventarla? Lily aveva sempre avuto un discreto senso dell’orientamento. Se avesse usato la posizione del sole come guida, tutto sarebbe andato bene. Avrebbe camminato nella direzione giusta fino a incontrare una torre della guardia forestale o una strada e lì avrebbe chiesto aiuto. Se il suo cellulare non avesse smesso di funzionare, avrebbe potuto chiamare qualcuno o avrebbe potuto usare il GPS o una bussola digitale. Ma la Legge di Murphy era una brutta bestia e al momento Lily ne era in balia.
Capitolo due
«Sei un idiota.» Adone sfregò il pollice sul freddo anello d’acciaio che teneva all’anulare destro. Era severamente tentato di trasformare il suo