Al fronte (maggio-ottobre 1915). Luigi Barzini
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Luigi Barzini
Al fronte (maggio-ottobre 1915)
Pubblicato da Good Press, 2020
EAN 4064066068530
Indice
ASPETTI DELLA LOTTA SULL'ISONZO.
DAI GHIACCIAI DELL'ADAMELLO AGLI ULIVETI DEL GARDA.
UNA MAESTOSA BATTAGLIA DI FORTEZZE.
FRA I TORRIONI DELLE DOLOMITI.
SULLE VETTE DELL'ALTO AGORDINO.
NELLA CONCA D'AMPEZZO E INTORNO AL LAGO DI MISURINA.
DOVE IL COMBATTIMENTO NON HA SOSTE. IL PASSO DI MONTECROCE.
LA CONQUISTA DELLA CONCA DI PLEZZO.
NELL'ALTA VALLE DELL'ISONZO. LE FASI DELLA GUERRA INTORNO A TOLMINO.
GUERRA D'ASSEDIO INTORNO A GORIZIA. UN ATTO DI SUBLIME SACRIFICIO.
SULL'ISONZO E SUL CARSO. UNA MIRABILE IMPRESA GUERRESCA.
PREFAZIONE.
Questo libro, che rispecchia gli aspetti della nostra guerra nei primi quattro mesi del suo svolgimento, dagli ultimi giorni di maggio agli ultimi giorni di settembre, è il frutto di varî periodi di residenza al fronte. Ma è stato partecipando al viaggio dei corrispondenti dei giornali nelle zone di operazione, viaggio durato quasi cinque settimane, che l'autore ha potuto raccogliere la materia essenziale del volume.
La pagina con la quale egli concludeva sul Corriere della Sera i resoconti di quella lunga gita e riassumeva il senso delle cose vedute, viene ad essere anche una specie di commento del libro stesso, ne compendia il significato e ne delinea il carattere. Essa ci appare come la prefazione più naturale del lavoro, e la riproduciamo qui. Mettiamo all'inizio quello che fu scritto alla fine. Del resto la prefazione è sempre l'ultima cosa che si scrive di un libro. Essa è un epilogo che si finge programma.
Nella loro visita al fronte i rappresentanti della stampa hanno cercato di portare all'anima aspettante della Nazione una conoscenza diretta e sentita, per quanto manchevole e sommaria, della lotta eroica che si snoda per vette e per valli su quasi seicento chilometri, dai ghiacciai del Cevedale e dell'Adamello al Golfo di Trieste.
Tutto quello che giornalisti di ogni regione e di ogni opinione hanno scritto dai campi di battaglia, non può non avere dato al paese argomenti infiniti di fierezza, di orgoglio, di conforto. Le cronache frettolose e disordinate dei corrispondenti di guerra, sospinti dall'incalzare del tempo, sono risultate come una documentazione vissuta, umana, spesso palpitante e commossa, dell'entusiasmo guerriero e lieto delle truppe e del loro valore indomabile che la sapienza e la volontà del comando conduce.
Abbiamo visto come si combatte sull'eterno gelo delle più alte montagne, come si issano cannoni fino all'inaccessibile, come si creano per tutto nuove strade tagliate spesso nella viva roccia fino ai nevai, come si distruggono fortezze nemiche, come si lanciano ponti sotto al bombardamento, come si assaltano e si conquistano le posizioni più formidabili, come si respingono e si sfanno gli attacchi del nemico, abbiamo ammirato la cooperazione perfetta di tutte le armi, lo spirito di sacrificio di tutti i corpi, la concatenazione serrata delle azioni, la prontezza delle manovre, la vastità e la esattezza dei servizi. Se da tutte queste visioni della guerra, che la stampa ha diffuso, la Nazione ha tratto una conoscenza più profonda della sua forza, la Nazione deve sentirsi più forte, deve cioè contemplare l'avvenire con rinnovata e ferma fiducia.
I racconti dei giornalisti al campo hanno finito per costituire una specie di riassunto della guerra. Quello che i corrispondenti vedevano era così legato a quello che era successo, il passato della guerra mostrava tracce così profonde, parlava così forte nel tumulto del presente, che la cronaca diventava un po' storia, una storia delle operazioni rintracciata sui luoghi, illustrata dai racconti di combattenti stessi, commentata dall'azione in corso, fusa, dalla continuità della lotta agli avvenimenti attuali e vissuti. Ebbene, una cosa è apparsa subito evidente da