Carlo Darwin. Michele Lessona
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Se il maestro era poco contento dello scolaro, lo scolaro non era guari meglio contento del maestro. Dichiarava, in fatto di cognizioni intorno al regno animale, di non essere andato al di là delle volpi e delle pernici e, in quanto a medicina, di non volerne proprio sapere.
Allora il dottore Roberto Darwin deliberò di avviare suo figlio per la carriera ecclesiastica, e lo mandò a Cambridge al collegio del Cristo. Ma egli colà fu preso in breve di tanto amore per la storia naturale che si volse tutto ad essa e non se ne staccò più mai per tutto il rimanente della sua vita.
La cosa avvenne, se dobbiamo credere a ciò che il Darwin stesso afferma, mercè l'opera di un buon maestro, che lo innamorò dello studio della natura e si conquistò in sommo grado la sua affezione e la sua ammirazione, tanto che egli lo amò ardentemente fin che visse e ne conservò poi sempre affettuosissima memoria. Quel maestro era il professore Henslow, che allora aveva lasciato lo insegnamento della mineralogia per assumere quello della botanica, ma era pure valente entomologo e in pari modo geologo valente e, in una parola, versatissimo in ogni ramo della storia naturale.
Il professore Henslow portava seco il Darwin in escursione, lo ammaestrava nello osservare e nel raccogliere, e in breve si destava ardente nel giovane studioso l'amore delle collezioni, segnatamente per la entomologia. Lo stesso Darwin ricordava sovente anche negli ultimi anni della sua vita come il suo nome fosse stato stampato la prima volta quando appunto egli studiava a Cambridge sotto la direzione del professore Henslow, in proposito di un insetto di palude che egli aveva trovato.
Nel giornale inglese Nature, che già ho citato, trovo riferito uno scritto dal Darwin intorno al professor Henslow, che merita di essere testualmente tradotto. Eccolo:
«Andai a Cambridge sul principio dell'anno 1828, e feci subito la conoscenza, per mezzo di un entomologo mio compagno, del professore Henslow, il quale prendeva interessamento e aiutava tutti coloro che si dedicavano a un ramo qualsiasi della storia naturale. Non vi poteva esser nulla di più semplice, cordiale e senza pretese, quanto l'incoraggiamento che egli dava ai giovani naturalisti. Divenni in breve molto intimo con lui, perchè aveva un modo di fare suo proprio, per cui i giovani si sentivano a loro bell'agio in sua compagnia, quantunque fossimo tutti meravigliati della somma di cognizioni che egli possedeva. Prima di conoscerlo, io aveva sentito un giovane riassumere il suo sapere con queste semplici parole:—Egli sa ogni cosa.—Quando rifletto come in breve tempo si diveniva famigliari con un uomo più vecchio, e per ogni verso tanto grandemente superiore a noi, penso che ciò dipendeva tanto dalla somma sincerità del suo carattere, quanto dalla bontà del suo cuore, e forse anche più dal non avere egli per nulla una grande idea del proprio valore. Ci accorgevamo subito che egli non pensava mai alle sue varie cognizioni, o al grande intelletto, ma si occupava solo dell'argomento che stava trattando. Un altro punto del suo carattere tanto simpatico ai giovani si era che il suo modo di fare con una persona alto locata era lo stesso che adoperava col più giovane degli studenti: con tutti la stessa attraente cortesia. Egli mostrava interessamento alla più insignificante osservazione sulla storia naturale e, per quanto assurdo fosse l'errore fatto, egli lo dimostrava con tanta chiarezza e bontà, che si andava via senza provare sconforto, ma deliberati ad essere un'altra volta più attenti e accurati. Cosicchè nessun uomo sapeva meglio di lui guadagnarsi la fiducia dei giovani e animarli a proseguire nelle loro ricerche....
«Durante gli anni in cui fui tanto famigliare col professore Henslow, non vidi mai una volta sola il suo umore alterarsi. Non prendeva mai in mala parte il carattere di alcuno, sebbene fosse tutt'altro che cieco sui difetti degli altri. Mi faceva sempre meraviglia vedere come la sua mente non potesse provare nessun basso senso d'invidia, vanità o gelosia.
«Malgrado questa uguaglianza di carattere, e questa notevole benevolenza, il suo carattere non era insipido. Bisognava esser ciechi per non accorgersi che sotto a quella apparente placidezza vi era una volontà forte e piena di fermezza. Quando si trattava di un principio, nessuna potenza umana avrebbe potuto rimuoverlo di un capello....
«Per ciò che riguarda l'intelletto, per quanto io potessi giudicare, vi predominavano una grande potenza di osservazione, buon senso e criterio molto cauto. Nulla pareva dargli maggiore soddisfazione quanto il trarre conclusioni da osservazioni minute. Ma la sua mirabile memoria sulla geologia di Anglesea ci mostra quanto grande fosse la sua attitudine per osservazioni estese e larghezza di vedute. Riflettendo sul suo carattere con gratitudine e riverenza, i suoi attributi acquistano una preminenza, come segue nei caratteri più elevati, sopra la sua intelligenza.»
Nell'anno 1831 Carlo Darwin conseguì il grado di baccelliere nella Università di Cambridge, e si proponeva di prendere poco dopo quello di maestro nelle arti, che corrisponde a un dipresso alla laurea in filosofia come si dà nelle Università germaniche, ed ebbe fra noi il Gené nella Università di Pavia. Ma sopravvenne una vicenda che gli fece ritardare fino all'anno 1837 quella laurea, e gli anni che trascorsero fra il baccellierato e la laurea ebbero una suprema importanza nella vita e nelle opere del grande naturalista.
Un giorno, nell'autunno dell'anno 1831, il Darwin era in escursione col professore Henslow, e il professore gli tenne il seguente discorso:
—Ho ricevuto questa mattina una lettera del professore Peacock. Questo mio amico mi scrive che il capitano Fitz-Roy sta per imprendere il giro del mondo sopra una nave dello Stato, e che avrebbe caro di avere a bordo un naturalista giovane e valente. Vorreste voi andare?
Carlo Darwin si compiaceva molto della lettura dei libri di Humboldt e vagheggiava i grandi viaggi coll'ardore de' suoi ventidue anni. Accettò di slancio.
Il padre di Carlo Darwin fece qualche obbiezione, perchè non gli pareva che quella fosse per suo figlio la via più corta per arrivare allo stato ecclesiastico cui lo aveva destinato. Tuttavia si arrese in breve.
La nave che doveva fare quel viaggio di circumnavigazione sotto il comando del capitano Fitz-Roy si chiamava il Beagle.
Il capitano Fitz-Roy doveva proseguire l'opera iniziata dal capitano King dall'anno 1826 all'anno 1830. Egli doveva visitare diligentemente la Patagonia e la Terra del fuoco, le spiagge del Chilì e del Perù e alcune isole del Pacifico, e compiere una serie di misure cronometriche intorno al mondo.
Carlo Darwin s'imbarcò, e fu accordato che egli non avrebbe avuto stipendio, ma che sarebbe rimasto padrone delle sue collezioni. Fin d'allora egli si proponeva di dare poi quelle collezioni a pubblici istituti, come realmente fece.
Quel viaggio durò cinque anni, e il Darwin ne raccontò le principali vicende in un volume intitolato: Viaggio d'un naturalista intorno al mondo, che è certamente la cosa più bella che siasi mai fatta in tal genere, sebbene molti naturalisti, diplomatici, viaggiatori di vario genere abbiano pure narrato i loro viaggi in modo non indegno e talora anche degnissimo e per più di un verso piacevole e vantaggioso.
Io ho tradotto questo volume di Carlo Darwin, e le ore che ho consacrato a una tale traduzione le annovero fra le più piacevolmente e nobilmente spese della mia vita. Ho imparato allora ad amare Carlo Darwin, e ciò non può a meno di avvenire a chiunque sia per leggere questo suo libro. La semplicità dell'animo, la bontà del cuore, la finezza del criterio, la rettitudine del giudizio, la vastità delle cognizioni, l'abilità nell'osservare e nel tener conto d'ogni fatto più minuto tanto nel campo delle cose fisiche e naturali quanto in quello più arcano delle passioni umane, il collegare fra loro i varii fatti e segnalare il legame fra gli effetti e le cause,