Beatrice Cenci: Storia del secolo XVI. Francesco Domenico Guerrazzi

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Beatrice Cenci: Storia del secolo XVI - Francesco Domenico Guerrazzi

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notte, armata mano, dal palazzo dei Falconieri la onesta fanciulla Lucrezia, camerista in casa dei prelodati clarissimi signori. Accompagnano il Duca, complici del delitto, tre o quattro dei più solenni banditi capitanati dal famoso Olimpio, cercato da due anni dalla Corte per ladronecci e assassinamenti, con la taglia di trecento ducati di oro. State su l'avvisato, che si tratta di gente usa a mettersi ad ogni sbaraglio, e il pericolo aumenta la fierezza.—Di tanto vi avvisa un osservatore del buon governo, e zelante dell'ordine, e della esaltazione di santa Madre Chiesa. Roma li 6 agosto 1598.»

      —Va bene: la scrittura non può conoscersi per mia: questa fra un'ora sarà nelle pietose mani di monsignor Taverna.—La piegò, e la suggellò improntandovi sopra una croce, e scrivendovi: A Monsignore Ferdinando Taverna governatore di Roma.

      —A tutto signore tutto onore: egli è Duca, e va proprio trattato da pari suo. A cotesta perla del Principe Paolo penseremo più tardi. E poi ci liberiamo da Olimpio, se pure non giunge anche per questa volta a scamparla. La rete è tesa nelle regole dell'arte; ma

       Rade volte addivien, che alle alte imprese Fortuna ingiuriosa non contrasti.

      NOTE

      [1] Tennemi Amore anni ventuno ardendo Lieto nel foco, e nel duol pien di speme: Poichè Madonna, e il mio cor seco insieme Salirò insiem dieci altri anni piangendo.

      PETRARCA.

      [2] Se io avessi pensato, che sì care

       Fossin le voci dei sospir miei in rima,

       Fatte io le avrei dal sospirar mio prima

       In numero più spesse, in stil più rare.

      PETRARCA.

      [3] Durante la sommossa avvenuta in Inghilterra volgendo l'anno 1378 della Era volgare, Giovanni Ball predicava: gli uomini tutti discendere da uno stipite comune; uguali essere i diritti loro alla libertà, ed ai beni della terra; arnese di tirannide ogni maniera di distinzioni. La plebe infuriando cantava la canzone, di cui il concetto corrisponde alle parole del testo:

      When Adam delv'd, and Eve span

       Where was then the gentleman?

      La pratica del comunismo ha preceduto di gran lunga la teoria. Il popolo in cotesta occasione, come sempre, chiese troppo; i possidenti, rappresentati allora dal Re, concessero quanto ei volle; e se più domandava, e più gli davano, rilasciando delle concessioni fatte patenti solennissime. Passata la burrasca il Re, ricercate in prima diligentemente le carte delle patenti le abolì, e ritolse ogni cosa; e quello, che parve duro in quel tempo, e non pertanto si è veduto ripetere perpetuamente, ricercò, e spense di mala morte i miseri popolani, che fidandosi in lui avevano posate le armi. Per modo che sembra oggimai doventato assioma nei rivolgimenti umani: chiedere troppo, e male; promettere tutto, e attender nulla; donde la necessità di nuove agitazioni. Vicenda perpetua di violenza, e di frode! E quando il popolo torna alla catena, se Salomone lo percuoteva co' flagelli Roboamo lo strazierà con li scorpioni. Tuttavolta varia apparve la ragione dei tempi: nei barbari, come vedete, i possidenti o privilegiati attesero a raccogliere i documenti, e distrussero questi molesti testimoni della frode: negli altri, celebrati civili, carte, documenti e giuramenti lasciansi stare: invece di sgombrarne la strada, par cosa più spacciativa saltarci sopra a piè pari, e tirare innanzi pel suo cammino. Se veramente siasi progredito, lascio che altri giudichi; però, in fatto di pudore, lo scapito è sicuro.

      [4] Nel così detto Album di certa Marchesa Pallavicini di Genova io lessi scritto dalla mano della Marchesa du Devant, conosciuta nel mondo letterario col nome di Giorgio Sand, questo concetto: «Fumo di gloria non vale fumo di pipa.» Le pipe ed il tabacco, nei tempi della storia che raccontiamo, erano diventati assai comuni. Francesco Hernandez, medico e naturalista spagnuolo, lo introdusse primo in Europa. Dicono che Francesco Drake lo portasse in Inghilterra ai tempi del Cromwello; ma si trova eziandio, che il famoso cavaliere sir Riccardo Raleigh fumasse tabacco fino dal regno della Regina Elisabetta; e si aggiunge la storia del servo, il quale temendo prendesse fuoco il padrone mentre gittava fumo dalla bocca, andò cheto cheto per un bugliolo di acqua, e glielo rovesciò sul capo. Nicot, ai tempi di Caterina, ne portò la pianta in Francia; donde chiamasi nicotina il veleno, che se n'estrae, e figurò tanto funestamente nel processo Bocarmè. La pianta stessa nicoziana ebbe anche nome di erba tornabuona, perchè Niccolo Tornabuoni ne introdusse la coltivazione in Toscana nel 1570; ed erba della Regina, perchè Caterina dei Medici incominciò ad usarne la polvere: ma il nome rimastole è tabacco, da Tobasco paese ove prima la osservò l'Hernandez.

      [5] «… il matrimonio deriva dallo amore, come l'aceto dal vino: bevanda sobria, acida, e dispiacevole». Byron, Don Giovanni. Canto III.

       Indice

      LA TENTAZIONE.

      O male, o persuasore

       Orribile di mali,

       Bisogno……

       PARINI, Il Bisogno.

      Entrarono i giovani sposi. L'uomo baciò affettuoso la mano al Conte: la donna volle fare lo stesso; ma il fantolino, che teneva in collo, gittando uno strido glielo impedì. Fu caso quello, o piuttosto presentimento? L'uomo non conosce le arcane virtù della natura. Il Conte guardò fisso la donna; e vedendola maravigliosamente bella i suoi occhi si aggrinzirono, e le pupille mandarono un baleno.

      —Chi siete voi, buona gente, e in che cosa posso accomodare ai bisogni vostri?

      —Eccellenza, incominciò il giovane, o non mi ravvisa ella più? Io sono il figliuolo di quel povero falegname… si ricorda?.. rovinato, or fanno appunto quaranta mesi,… e se non era la sua carità egli si sarebbe gettato nell'acqua.

      —Ah! ora me ne sovviene. Voi vi siete fatto uomo, garzone mio; ed il buon vecchio del padre vostro come si porta egli?

      —Il Signore lo ha chiamato a se. Creda, Eccellenza, che il suo ultimo sospiro fu per Dio, e il penultimo per la sua famiglia e per lei:—non rifiniva mai di mandarle benedizioni, ed augurarle dal cielo tutte le prosperità, che da uomini possano desiderarsi maggiori.

      —Dio lo abbia nella sua santa pace. E queste sono la moglie, e creaturina vostre?

      —Per l'appunto, Eccellenza. Appena mia moglie è rientrata in santo, mi è parso bene di fare il mio dovere conducendola a renderle reverenza e offrirle grazie col cuore, perchè, dopo Dio, noi ripetiamo da lei la nostra felicità.

      —Voi siete felici?

      —Felicissimi, Eccellenza, se la memoria del perduto genitore non venisse di tratto in tratto a turbarmi;—ma i suoi anni erano molti, e morì come un fanciullo che si addormenti… Egli non aveva rimorsi su l'anima…. e le sue notti io le so dire ch'ei le dormiva tranquille… povero padre!—E sì dicendo si asciugava le lacrime.

      —E voi, donna, vi sentite felice?

      —Sì, prima la Vergine benedetta, e più che non si può immaginare col pensiero, o riferire con parole. Michele vuol bene a me; io lo voglio a lui; tutti e due ne vogliamo tanto

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