Fiore di leggende. Anonymous

Чтение книги онлайн.

Читать онлайн книгу Fiore di leggende - Anonymous страница 13

Автор:
Серия:
Издательство:
Fiore di leggende - Anonymous

Скачать книгу

ch'egli era prode e pien d'asprezza; a suoi colpi nessun potea durare. E Liombruno, pien di gentilezza, a lui davanti s'andò a presentare. E disse il saracin:—O a me ti rendi, o, se tu vuoi giostrar, del campo prendi.—

      35

      E Liombruno disse:—Volentieri!— Arditamente del campo pigliava. E 'l saracin, che si tenea de' fieri sul buon destrier allora s'affermava; e rivoltossi il nobil cavalieri: l'un verso l'altro forte speronava. I cavalieri furon riscontrati: or udirete i colpi smisurati!

      36

      Il saracino e messer Liombruno si vennero a ferir arditamente; due gravi colpi si dette ciascuno; ma pur il saracin si fu perdente; arme ch'avesse non gli valse un pruno ché Liombruno, nobile e possente, il ferro e l'asta nel cuor gli cacciòe, giú del destriero morto lo gittòe.

      37

      Caduto in terra morto il saracino, Liombruno nel campo si feria, quanti ne giugne mette a capo chino e ciaschedun gli donava la via, e ben pareva un franco paladino. Con alta voce ciaschedun dicía: —Non combattete piú, franco signore, del torniamento è giá vostro l'onore!—

      38

      Il re si fe' venire il cavaliere e sí gli disse:—Baron valoroso, la mia figliuola sará tua mogliere, e tu sarai mio genero e suo sposo.— E Liombruno disse:—Volentiere, se ciò vi piace, alto re valoroso.— Ma, innanzi che quel re gliel'abbia a dare, co' suoi baroni si vuol consigliare.

      39

      Il re i suoi baroni ha domandato, disse:—Che ve ne par del cavaliere? Voi 'l dovete saper—ebbe parlato— forse che in suo paese egli ha mogliere, e non mi par di cosí gentil stato, ched a noi si confaccia tal mestiere, benché sia prode e pien di gagliardia, a noi non par che convenente sia.

      40

      Ma, se per nostro senno si dee fare, ordinarete che ciascun si vanti, e dopo il vanto, senza dimorare, ognun il suo ne provi a noi davanti.— E l'altro dí si fece ritornare in su la sala i baron tutti quanti, ed ordinò che ciascun si vantasse, e poscia il vanto innanzi lui provasse.

      41

      Chi si vantava di bella mogliere, chi si vantava di bella magione, chi di caval corrente e buon destriere, chi di gentil sparviero o di falcone, chi di palazzi o di gran torri altiere, chi si vantava di tal condizione; e, quando ciaschedun si fu vantato, messere Liombrun fu domandato.

      42

      Dissegli il re:—Perché non vi vantate?—

       E Liombruno sí gli respondia:

       —Sacra corona, ora mi perdonate.—

       Ed ei rispose:—Perdonato sia.—

       E Liombruno disse, in veritade:

       —Ed io mi vanto della donna mia;

       piú bella donna non si può trovare,

       ed infra venti giorni il vo' provare!—

      43

      —Termine mi domandi venti die—

       rispose il re—ed io te ne vo' dar trenta.—

       Liombruno all'anello disse lie:

       —Donna Aquilina presto m'appresenta!—

       E quella donna, perché a lei fallie,

       non vuol venire, acciò ch'egli si penta.

       E passò trenta giorni senza resta,

       alli trentun dovea perder la testa.

      44

      A trentun dí la donna fu venuta, e fuor della cittá si ritenía: una donzella suo vestir aiuta, mandolla al re e a la sua baronia. E, quando il Re costei ebbe veduta, ch'era piena di tanta leggiadria, disse a Liombruno:—È questa tua mogliere?— Ei rispondea:—No, dolce messere.—

      45

      Poi una cameriera gli arrivava davanti al re e gli altri suoi baroni; e, quando il re costei si riguardava, che l'era tanto bella di fazzione, inverso Liombruno egli parlava: —È questa moglie tua, gentil campione?— Liombrun disse con dolce favelle: —Signor mio no, ma ambedue son donzelle.—

      46

      E madonna Aquilina fu arrivata col suo bel viso, che rendea splendore: davanti al re si fu appresentata, poi di lí si partí senza tenore. E, quando il re costei ebbe guardata —Liombrun—disse,—nobile signore, or mi perdona per tua cortesia! —Perdonate a me voi!—Liombrun dicea.

      47

      E Liombrun da lui prese commiato,

       e dietro la sua donna se ne gia.

       Ella l'aspettò suso in un bel prato;

       Liombrun perdonanza gli chiedia.

       Ed ella disse:—Falso rinnegato,

       della tua morte non m'incresceria!—

       Per altra via la donna se n'andava,

       né arme né caval non gli lasciava.

      48

      Né arme né caval non gli lasciòe.

       Liombruno in un bosco ne fu entrato:

       tre malandrini dentro vi trovòe,

       che ciaschedun pareva disperato.

       Nel secondo cantare i' vel diròe,

       ciò che al cavalier gli fu incontrato.

       Di Liombruno è giá detto un cantare.

       Darem principio l'altro, a cominciare.

       Indice

      1

      Imperador de' regni sempiterni, luce del mondo e bontade infinita, che tutto il mondo mantieni e governi ed incarnasti in la Madre gradita, donami grazia, Dio, tal ch' i' discerni la bella istoria con rima fiorita. Al nome di Dio voglio cominciare di Liombruno il secondo cantare.

      2

      Signori, io dissi giá nell'altra rima come Liombrun del demonio scampòe; di punto in punto vi contai da prima, con grande onore al padre ritornòe; e sí vi dissi, come il libro stima, come madonna Aquilina il lasciòe, e non gli lasciò arme né cavallo, e come si scontrò in un gran fallo.

      3

      Tre malandrini avevano rubato due mercatanti e morti a gran furore, e' lor denari avevano in un prato sopra una pietra, a partirli in quell'ore; e ciascuno pareva disperato, insieme si facevan gran rumore; per darsi morte avean tratti i pugnali, per un mantello ed un par

Скачать книгу