Ben Hur: Una storia di Cristo. Lew Wallace

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Ben Hur: Una storia di Cristo - Lew Wallace

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«Ve lo diremo sinceramente, o Re.» —

      — «Parlate,» — disse Erode.

      Balthasar si alzò in piedi, e disse dolcemente:

      — «V'è un Dio Onnipotente.» —

      Erode si scosse in modo impercettibile.

      — «Egli ci disse di venire in qua, assicurandoci che avremmo trovato il Redentore del mondo; che l'avremmo veduto ed adorato, di prestar fede ch'Egli era venuto; e, come segnale, ognuno di noi doveva vedere una stella. Il suo Spirito rimase con noi, o Re, il suo Spirito è con noi anche adesso!» —

      Una commozione irresistibile, opprimente, s'impossessò dei tre. Il Greco a stento represse un grido. L'occhio di Erode si fissò rapidamente dall'uno all'altro; egli era più sospettoso e scontento di prima.

      — «Credo che voi mi canzoniate» — egli disse — «ma, se non è, continuate. Che cosa produrrà la venuta del nuovo Re?» —

      — «La salvezza degli uomini.» —

      — «Da che cosa?» —

      — «Dalla loro malvagità.» —

      — «Come?» —

      — «Per mezzo delle azioni divine — l'Amore, la Fede, e le opere Buone.» —

      — «Allora» — Erode si fermò, e nel suo sguardo nessun uomo avrebbe potuto leggere quale sentimento spirasse — «voi siete gli araldi di Cristo. È questo tutto?» —

      Balthasar s'inchinò lentamente:

      — «Noi siamo i vostri servi, o Re.» —

      Il monarca toccò un campanello, e l'inserviente apparve. — «Portate i regali» — gli disse.

      L'inserviente uscì, ma ritornò poco dopo, ed inginocchiandosi innanzi agli ospiti, diede a ciascheduno un manto azzurro e rosso scarlatto, e una cintura d'oro. Essi espressero la loro gratitudine con inchini all'orientale.

      — «Ancora una parola» — disse Erode allorchè la cerimonia finì. — «All'ufficiale della porta, e poc'anzi innanzi a me, voi parlaste d'aver veduto uno stella nell'Oriente.» —

      — «Sì» — disse Balthasar — «la sua stella, la stella del neonato.» —

      — «Quando vi apparve?» —

      — «Quando fummo comandati di venire qua.» —

      Erode si alzò, significando che l'udienza era finita. Scendendo dal trono verso di loro, disse con grande amabilità:

      — «Se, come credo, o uomini illustri, voi siete gli araldi di Cristo appena nato, sappiate che ho consultato coloro che sono i più sapienti riguardo alle cose ebraiche, ed essi dissero concordi che dovrebbe essere nato nella Betlemme di Giudea. Io vi dico: — «Andate oltre, andate e cercate diligentemente il giovane bimbo: e quando l'avrete trovato, avvisatemi, affinchè io possa venire ad adorarlo. Che il vostro tragitto non venga disturbato da alcun ostacolo. Pace sia con voi!» — E avvoltosi nel suo manto lasciò la stanza.

      La guida li diresse verso la strada, e poscia al Khan, alla porta del quale il Greco disse:

      — «Andiamo a Betlemme, o fratelli, come ci consigliò il Re.» —

      — «Sì» — gridò l'Indiano — «lo Spirito ci protegge.» —

      — «Così sia» — disse Balthasar, con egual ardore. — «I cammelli sono pronti.» —

      Essi diedero dei regali al castaldo, montarono in sella, richiesero le indicazioni per andare alla Porta di Joppa, e partirono. Al loro arrivo le grandi porte erano socchiuse ed essi entrarono in aperta campagna, prendendo la via ultimamente fatta da Giuseppe e Maria. Mentre si avanzavano sulla pianura di Rephaim, apparve una luce dapprima debole e lontana. I loro cuori battevano forte. La luce si faceva rapidamente più intensa; essi chiusero gli occhi allo splendore ardente; quando si azzardarono a guardare nuovamente, ecco che la stella, bella come nessun'altra nel cielo, si abbassò, e, lentamente, si avvicinò a loro. Essi giunsero le loro mani, e gridarono, godendo di una gioia immensa:

      — «Iddio è con noi! Iddio è con noi!» — e così ripeterono per tutta la via, finchè la stella, innalzatasi sulla valle, al di là del Mar Elias, ristette ancora al di sopra d'una casa, sulla cima della collina, vicino alla città.

       Indice

      Cominciava la terza veglia, ed a Betlemme albeggiava sopra i monti, ad oriente, ma così debolmente, che nella valle era ancora notte. Il guardiano, sul tetto del vecchio Khan, tremando dal freddo, stava ascoltando i primi suoni coi quali la vita, svegliandosi, accoglie il giorno, allorchè una luce si mosse dalla collina verso la casa. Egli la credette una torcia in mano a qualcheduno; dopo un momento la prese per una meteora: lo splendore crebbe, pertanto, finchè divenne una stella. Atterrito egli gridò e condusse tutti quelli ch'erano entro le mura, sul tetto. Il fenomeno, con movimento curioso, continuava ad avvicinarsi; le rupi, gli alberi, e le vie al disotto di esso, splendevano come se rischiarate dalla luce del lampo; subito il suo splendore divenne acciecante.

      I più timidi fra gli ammiratori, caddero in ginocchio e pregarono, coi loro visi nascosti; i più arditi, coprendosi gli occhi, s'appiattarono, ed ogni tanto gettavano paurosamente delle occhiate furtive. Dopo un po', il Khan, tutto all'intorno, era rischiarato da una luce insopportabile pel suo vivo bagliore.

      Quelli che si azzardarono a guardare, videro la stella ancora ferma sopra la casa, di fronte alla caverna dove era nato il Bambino.

      Nel bel mezzo di questa scena, vennero i tre Re Magi, ed alla porta smontarono dei loro cammelli, e chiesero di entrare. Appena il guardiano ebbe potuto frenare il suo terrore per badare a loro, levò la stanga ed aprì la porta. I cammelli sembravano spettri, alla luce soprannaturale, e, oltre all'aspetto fantastico, v'erano nei visi e nei modi dei tre visitatori una veemenza ed una esaltazione che eccitarono ancor più i timori del guardiano; egli per un po' non potè rispondere alla domanda che gli venne fatta:

      — «Non è questa Betlemme della Giudea?» —

      Ma nel frattempo altri vennero, e diedero in vece sua la risposta.

      — «No, questo non è che il Khan; la città si trova più in là.» —

      — «Non v'è qui un bambino appena nato?» —

      Gli astanti si guardarono reciprocamente meravigliandosi, mentre alcuni di essi risposero: — «Sì, sì.» —

      — «Mostratecelo!» — disse il Greco impazientemente.

      — «Mostratecelo!» — gridò Balthasar, interrompendo la sua gravità; — «poichè noi abbiamo veduto la sua stella, quella che voi ammirate laggiù sopra alla casa, e siamo venuti per adorarlo.» —

      L'Indiano giunse le mani, esclamando: — «Iddio realmente esiste!

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