I Cowboy Di Carla. Bella Settarra

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I Cowboy Di Carla - Bella Settarra

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sembrò il paradiso, e quando vide le dimensioni della porzione che le era stata data il suo cuore sussultò. Divorò l’enorme colazione insieme a due teiere e alcune fette di pane tostato.

      “Sembra che tu sia a digiuno da una settimana.” La signora paffuta dietro il bancone sorrise.

      Carla non aveva intenzione di dirle quanto tempo era passato da quando aveva fatto un pasto decente, così si limitò a sorridere e continuò a mangiare. Era una ragazza piuttosto robusta e probabilmente poteva permettersi di perdere qualche chilo, ma c’era sicuramente un limite al tempo che una donna poteva stare senza cibo.

      Le due borse erano appoggiate sulla panca accanto a lei, una contenente i pochi vestiti che aveva messo insieme e l’altra i soldi. Aveva infilato il diario in uno dei borsoni, sperando che sembrasse poco appariscente, e lo stava custodendo con la propria vita. Fino al giorno precedente ciò aveva significato non dormire serenamente nel caso qualcuno avesse cercato di prenderlo da sotto la sua testa, dove lo aveva usato come cuscino mentre la cinghia era strettamente avvolta intorno al suo polso. Era per questo che aveva dormito così profondamente la notte appena trascorsa, supponeva.

      “C’è una banca qui vicino?” chiese alla donna, quando le portò via il piatto.

      “A circa mezzo miglio di distanza”, rispose lei con un sorriso. “Abbiamo un ufficio postale in fondo alla strada, ma questo è quanto. La gente di solito non si ferma qui, passa soltanto in macchina.”

      Carla annuì. Quando era arrivata la notte precedente aveva cercato le varie attività commerciali, ma al buio era stato difficile vedere qualcosa. Pagò il cibo e si diresse all’ufficio postale, dove comprò un grande pacco per le spedizioni e un pennarello nero.

      “Viene da Cavern County?” le chiese la ragazza dietro il bancone.

      “No, sono solo di passaggio. Se riesco a prepararlo per l’invio, verrà spedito per posta oggi?”

      La ragazza annuì. “La posta viene ritirata nel pomeriggio. Se invia qualcosa di prezioso dovrà compilare questo modulo.”

      Porse un documento a Carla. Dannazione! Non soltanto lì sopra le veniva richiesto di specificare il contenuto del pacco ma anche di fornire i suoi dati personali. Si morse il labbro pensierosa. “Quanto dista la città più vicina?”

      “A circa mezzo miglio in quella direzione c’è un piccolo posto chiamato Almondine. Non c’è molto lì, solo un paio di negozi e cose del genere. La città successiva è a circa un miglio di distanza, e porta a Pelican’s Heath. Non è molto più grande, ma le persone che ci abitano sono davvero gentili.”

      Carla la ringraziò e prese la scatola, sperando che la banca più vicina fosse in uno di quei posti. Tornò al motel. “Per favore, posso restare ancora qualche notte?” chiese al vecchio, che sembrava sorpreso di rivederla.

      “Certo che può. Pagamento in anticipo. La sua camera non è stata ancora pulita, vuole restare lì?”

      “Sì.” Controllando il portafoglio, vide che poteva permettersi cinque notti. Quello le avrebbe dato abbastanza tempo per riposarsi e la possibilità di schiarirsi le idee e ideare la prossima mossa. Sorrise e prese la chiave che l’uomo le porgeva.

      Una volta chiusa a chiave nella stanzetta, che già le dava l’idea di casa, svuotò il contenuto del borsone nella scatola per le spedizioni e la indirizzò al Signor Roberts della farmacia di Sheridan. Soppesò l’idea di inviarlo fornendo false informazioni personali sul modulo, ma si rese conto che così facendo avrebbe lasciato una traccia cartacea che riportava all’ufficio postale – e quindi a dove si trovava. Maledizione! Certo, si sarebbe comunque spostata presto, e aveva firmato nel registro dell’hotel con un nome fasullo, ma l’ufficio postale aveva delle telecamere di sicurezza che potevano facilmente identificarla e Jerome, o la polizia, non avrebbero impiegato molto tempo per rintracciarla. Sospirò. Forse poteva trovare un altro ufficio postale e andare in incognito, fornendo di nuovo false informazioni? Avrebbe dovuto fare molta strada per essere al sicuro. Mordendosi il labbro, rimuginò sull’idea. Aveva bisogno di più tempo per pensare e non fare errori, avrebbe trovato un modo per ideare un piano in un secondo momento.

      La scatola era troppo grande per stare nel borsone da viaggio, così tirò fuori i vestiti dall’altra sacca e riuscì ad infilarla lì dentro. Poi mise gli abiti nel borsone. La preoccupava non poter mettere il diario insieme ai vestiti, così lo fece scivolare nel borsone con la scatola, appuntandosi mentalmente di rimuoverlo una volta spedito il pacco. Poteva comunque aver voglia di scriverci qualcosa più tardi, quindi doveva tenerlo con sé.

      Okay, tempo di tornare al piano A.

      Prese la valigia, uscì di nuovo e si diresse verso la banca. Era abituata a camminare così non impiegò molto per raggiungere la cittadina vicina. Almondine era piuttosto caotica, e aveva alcuni grandi negozi. La strada principale che attraversava la città era rumorosa e la gente era ovunque. Trovò la banca alla fine di una strada trafficata. Era molto più grande di quanto si aspettasse e non era sicura se fosse una cosa positiva o negativa.

      “Vorrei affittare una cassetta di sicurezza, per favore”, disse all’anziana signora dietro il bancone.

      “Certamente, cara. Quanto grande la vuole?”

      Carla sollevò la borsa da viaggio e la signora annuì. Le diede una chiave e le disse come funzionava il sistema.

      “Dovrà firmare ogni volta che verrà,” spiegò la signora, “ed è una sua responsabilità tenere la chiave al sicuro.”

      Era una chiave dalla forma insolita e Carla la attaccò alla catenella che tratteneva il ciondolo con le sue iniziali d’argento. Non l’aveva mai tolta ed era abbastanza lunga da infilarsi nella parte superiore delle sue magliette in modo che nessuno se ne accorgesse.

      Carla si sentì sollevata mentre chiudeva a chiave la borsa nella cassetta di sicurezza e guardava la signora inserirla nel caveau della banca. Le era costato quasi tutti i soldi rimasti ma ne era valsa la pena. Firmò i documenti con un nome falso e si infilò la copia nella tasca posteriore dei pantaloni mentre se ne andava. A mani vuote, tornò sotto il sole per esplorare un po’ la zona. Doveva guadagnare qualche soldo se voleva continuare a fuggire… si domandò se avesse fatto bene a spendere i soldi per la stanza del motel, ma non aveva alcuna voglia di dormire di nuovo all’addiaccio.

      Il sole era alto e si sentiva abbastanza calda con indosso il top in stile gipsy e i jeans. Quel giorno aveva ai piedi gli stivali, dato che aveva indossato le scarpe da ginnastica da quando aveva lasciato Sheridan. Sapeva di avere alcune vesciche ma niente che non potesse sopportare.

      Desiderando mettere un po’ di distanza tra sé e la banca, seguì un cartello che portava a ovest. Circa mezz’ora dopo arrivò nella città di Pelican’s Heath. La strada principale era piuttosto trafficata, anche se caotica neppure la metà dell’ultima città che aveva attraversato. Quel posto aveva diversi piccoli negozi, uno studio medico e quelli che sembravano un paio di uffici.

      “Buongiorno.” Un bel cowboy sollevò il cappello e sorrise mentre lei gli passava accanto.

      “Buongiorno.” Carla sorrise di rimando. Sembrava qualche anno più vecchio di lei, ma era comunque un uomo affascinante.

      Diversi altri cittadini la salutarono mentre si aggirava per le strade strette. La ragazza della posta aveva ragione riguardo la gentilezza di queste persone! Era una cittadina molto graziosa, con le montagne in lontananza e campi e colline nei dintorni. Vide una piccola tavola calda alla fine di quella che sembrava

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