I Vostri diritti in Germania. Alessandro Bellardita

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I Vostri diritti in Germania - Alessandro Bellardita

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      Dopo nove mesi di intenso lavoro, il Parlamentarischer Rat, presieduto da Konrad Adenauer e costituito da 65 membri – tra cui solo quattro donne -, presentò a Bonn – che sarebbe diventata la capitale della Repubblica federale tedesca – il testo finale del Grundgesetz.

      La novità giuridica era sotto gli occhi di tutti: i diritti umani non vengono considerati dal Grundgesetz un semplice obiettivo da raggiungere da parte della legislazione, ma vengono garantiti dalla carta costituzionale e, soprattutto, messi al centro della Costituzione stessa: prima vengono i diritti dell’uomo (artt. 1 - 19 Grundgesetz) e poi vengono le norme che regolano l’organizzazione dello Stato. Tra l'altro, una caratteristica significativa di questa carta è che prevede da parte del popolo un diritto di resistenza, il cui bisogno era stato dettato dall'esperienza dell'ascesa della dittatura nazionalsocialista (art. 20 comma 4 Grundgesetz). Non vi è più uno Stato federato dominante che pesi sull'attività politica degli altri; vengono infatti in buona parte ristabiliti gli Stati esistenti prima del nazismo, con eccezione dell’enorme Prussia, che aveva di fatto detenuto un peso sproporzionato e che viene perciò frammentato.

      Durante il periodo di Weimar, i poteri conferiti al Presidente avevano provocato indirettamente la prassi di governare con l'aiuto di decreti di emergenza nei casi in cui non si riuscisse a trovare una maggioranza: nel Grundgesetz, invece, questa possibilità non è prevista – neanche indirettamente. Proprio per questo si tenta di ridurre e al minimo il rischio di maggioranze impossibili, problema tipico della Repubblica di Weimar in cui spesso gli affari politici diventavano ingestibili a causa delle dozzine e dozzine di partiti rappresentati in Parlamento (Reichstag). La soluzione, sancita a livello di legge elettorale, fu una soglia di sbarramento del cinque per cento che limita sensibilmente il numero di partiti rappresentati (ted.: Sperrklausel), tra l'altro tagliando fuori dall’arco parlamentare partiti estremisti.

      Lo strumento della mozione di sfiducia continua ad esistere (ted.: Misstrauensvotum), ma è subordinato alla condizione di trovare un nuovo esecutivo prima che il precedente venga rimosso dai suoi uffici (principio di sfiducia costruttiva). Anche da questo punto di vista, la Legge fondamentale tedesca avrà un ruolo di modello per le costituzioni di altri Stati14.

       La fine della pena di morte in Germania

      Ma per conoscere meglio la Carta Costituzionale tedesca ed alcuni aspetti legati ai diritti da essa garantiti, è utile raccontare alcuni aneddoti poco conosciuti anche ai tedeschi stessi: uno di questi riguarda proprio la fine della pena di morte (ted.: Todesstrafe), una vicenda alquanto incredibile se si considera che proprio nel Terzo Reich questa pena era uno strumento di terrore da parte di uno Stato che conosceva solo la violenza come metodo politico.

      Era un giorno sereno e soleggiato il 14 luglio 1947, quando, nella piccola cittadina di Ahrweiler – nei pressi di Coblenza –, dopo cinque udienze, la venticinquenne Irmgard K. viene condannata a morte.

      L’accusa è gravissima: avrebbe ucciso i suoi figli, il piccolo Günter di cinque anni e la piccola Karin di soli 19 mesi. Irmgard K., difatti, confessò di aver strangolato Günter e Karin perché non sarebbe riuscita a sopportare di vedere “i volti dei suoi figli segnati dalla fame”. Non è un mistero il fatto che dopo la seconda guerra mondiale il cibo era una cosa rara: ma i giudici del tribunale di Ahrweiler non le credettero. Alcuni vicini e inquilini di Irmgard K. testimoniarono che la giovane donna conosceva molti militari americani, che le facevano avere di tutto, anche da mangiare. Dunque, qual era il vero motivo di Irmgard K.? Cosa spinse la giovane donna ad uccidere i propri figli? La verità non si saprà mai.

      Quel che si saprà, invece, è che Irmgard K. doveva essere decapitata. Il Land Renania-Palatinato (Rheinland-Pfalz), tuttavia, non aveva una ghigliottina funzionante. E così nel 1948 iniziò la costruzione della ghigliottina su richiesta di Adolf Süsterhenn, il ministro di Grazia e Giustizia della Renania-Palatinato.

      Nel frattempo, a Bonn, iniziano nell’autunno del 1948 le consultazioni del Consiglio parlamentare per formulare – come ho scritto sopra – la Costituzione tedesca. Nel Consiglio parlamentare i delegati dei partiti democratici discutono anche se abolire una volta per tutte la pena di morte. Il dibattito è aspro e infuocato: da una parte si schierano con Adolf Süsterhenn, avvocato cattolico promotore della pena di morte, soprattutto gli esponenti democristiani e di centro, mentre dall’altra parte – contro la pena di morte – si batte l’avvocato socialdemocratico Friedrich Wilhelm Wagner, appoggiato dal suo partito (Spd) e dai comunisti (Kpd).

      Ma Süsterhenn ha un ulteriore problema: oltre a temere le capacità oratorie del suo concorrente Wagner, si profilano inattese difficoltà nel costruire la ghigliottina. Molti fabbri rifiutano di costruire la lama, una lama enorme che dovrebbe pesare sedici chili! Nel frattempo Imgard K, detenuta nel carcere di Dietz, spera in un miracolo. Riuscirà Süsterhenn a far costruire la ghigliottina in tempo, vale a dire prima della decisione del Consiglio parlamentare relativa alla condanna di morte?

      Nel febbraio 1949 il ministero di Giustizia della Renania-Palatinato riesce finalmente a convincere un fabbro a costruire la lama. Ma ci vorranno almeno due mesi per finirla. Nel frattempo, nell’assemblea costituente, inizia un acceso dibattito proprio per quanto riguarda l’articolo 102, quello relativo alla pena di morte. Süsterhenn, che durante il periodo nazista aveva difeso a spada tratta una decina di preti che rischiavano di finire nei campi di concentramento, si appella – per promuovere la pena di morte – a Dio: il potere dello Stato è legittimato dalla volontà di Dio. “Dio dona la vita agli uomini e, dunque, se un uomo commette un reato grave, lo Stato, in quanto volontà di Dio, può togliere la vita all’uomo”, afferma Süsterhenn in un’intervista15.

      Friedrich Wilhelm Wagner, che durante il Terzo Reich dovette emigrare prima a Parigi e poi negli Stati Uniti, non riusciva a sopportare l’idea che uno Stato possa uccidere un uomo, in quanto nessuno può mai essere sicuro della colpevolezza di un imputato. Del resto, la vita di un uomo non può essere a disposizione del potere di uno Stato.

      Ma la corsa contro il tempo sembra dare ragione a Süsterhenn. “La ghigliottina sarà pronta l’11 maggio 1949”, annuncia il ministero di Giustizia del suo Land verso la fine di aprile. E la seduta decisiva, nella quale sarà discussa per l’ultima volta la questione della pena di morte, si terrà il 5 maggio, vale a dire pochi giorni prima.

      La mattina del 5 maggio l’avvocato Friedrich Wagner si prepara per l’arringa finale contro la pena di morte: deve convincere gli altri membri dell’assemblea costituente. E lo fa con un discorso che durerà quasi un’ora – un discorso retoricamente brillante e dal punto di vista giuridico impeccabile. La pena di morte, afferma Wagner, sarebbe un torto inaudito nei confronti di tutte le vittime del nazionalsocialismo.

      Anche il suo avversario, Adolf Süsterhenn, si appresta a raggiungere l’assemblea, ma il suo autista commette un errore, un errore grossolano che fa sbandare la vettura. Süsterhenn, gravemente ferito, non potrà partecipare alla seduta finale e Wagner, con il suo discorso, riesce ad ottenere con una manciata di voti in più un risultato storico: la pena di morte viene abrogata.

      Ed ecco l’epilogo: pochi giorni dopo, l’11 maggio 1949, la sentenza di morte contro Irmgard K. verrà trasformata in ergastolo. Irmgard K. resterà in carcere per trent’anni. Sarà Helmut Kohl, che fu ministro nella Renania-Palatinato prima di diventare cancelliere, a donarle la grazia16.

      9 2014, Einaudi, p. 12.

      10 Sentenza della Corte Costituzionale del 30.6.2009 – numero d’ordine: 2 BvE 2/08 che in occasione del verdetto relativo al trattato di Lisbona del 2009 ha sottolineato l’importanza della Carta Costituzionale tedesca all’interno dell’architettura giuridica europea.

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