Posseduta Dagli Alfa. Jayce Carter
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Читать онлайн книгу Posseduta Dagli Alfa - Jayce Carter страница 10
Tiffany fece scorrere le dita sui solchi del bancone della libreria di Claire. La sua voce suonò debole e insicura. «Hai mai pensato di trovare un alfa?»
Lo sguardo di Claire si alzò di scatto, le liste dimenticate. «Che cosa?»
Tiffany evitò di guardarla negli occhi. «Voglio dire, e se prima imparassi a conoscerlo, prima che scopra cosa sei? Potresti frequentarlo e, se ti piace, se ti fidi, potresti dirgli cosa sei. Non dovresti nasconderlo, a quel punto.»
Il cuore di Claire prese a battere contro le sue costole, mentre quella paura che non se ne andava mai via iniziava a crescere. Tiffany era giovane. Non aveva idea di quanto potessero essere pericolosi gli alfa, di cosa fossero in grado di fare. Fluttuava ancora fra i racconti romantici di alfa che reclamavano le loro omega e si prendevano cura di loro.
Non era che una fantasia, una fantasia molto pericolosa.
«Ti prego, dimmi che non ti stai vedendo con un alfa.» Quando la ragazza non rispose, Claire le afferrò la mano, desiderosa di essere ascoltata. «Stai giocando a un gioco pericoloso, Tiff. Fidati di me, so cosa può fare un alfa.»
Tiffany allontanò la mano, sul suo viso l’espressione da so-tutto-io tipica della gioventù. «Non lo conosci, come puoi dire una cosa del genere? Non tutti gli alfa sono uguali.»
«Lo sono, invece. Nel profondo, lo sono. E quando lo capisci, quando te lo rivelano, è troppo tardi ormai per fuggire.» Claire fece un respiro profondo e cercò di governare la propria rabbia, le proprie paure. Tiffany non le avrebbe mai prestato ascolto se non si fosse calmata e, se avesse insistito troppo, la ragazza sarebbe potuta fuggire dall’alfa e lontano da lei. «Promettimi solo di fare attenzione. Pensaci, okay?»
L’espressione dura sul viso di Tiffany si allentò. Annuì e i suoi lineamenti giovanili fecero stringere il cuore a Claire.
Quante omega aveva visto prendere quelle decisioni sbagliate? Quante si erano rifiutate di prestare ascolto ai consigli di Claire ed erano rimaste uccise o peggio? I corpi che aveva identificato, le tombe che aveva visitato, i visi contusi che non aveva più rivisto – la perseguitavano tutti. Non poteva vedere Tiffany tra loro, un’altra omega perduta per colpa dell’ego di un alfa.
Il campanello situato sulla porta ruppe il silenzio e Claire offrì un sorriso a Tiffany, per farle sapere che non era arrabbiata. Claire era sempre stata attenta a rassicurare tutte le omega che aveva aiutato, di cui si era presa cura, a cui aveva insegnato, che avevano un posto in cui stare. Non importava cosa avessero fatto, quanto si fossero allontanante dai consigli di Claire, avevano sempre una casa insieme a lei. Per un gruppo emarginato, perseguitato e abusato così spesso, un luogo sicuro era molto importante.
Claire si voltò verso il nuovo cliente, solo per trovarsi davanti i tre alfa di due giorni prima.
L’avevano trovata.
Capitolo quattro
Dietro di lei, Tiffany si immobilizzò, la sua tensione palpabile. In quanto omega, erano in grado di riconoscere gli alfa dal loro odore, l’abilità una forma di difesa. Sapevano cos’erano gli uomini, anche se gli uomini non sapevano cos’erano loro.
Beh, sapevano cos’era Claire.
Quella consapevolezza la fece muovere. Tiffany era più importante di qualsiasi altra cosa. Claire prese un libro a caso dallo scaffale e lo rifilò alla ragazza. Le posò una mano sulla schiena e la spinse verso la porta. «Ecco il tuo ordine. Ti chiamerò quando arriveranno gli altri articoli.»
Tiffany si mosse lentamente, gli occhi puntati sul pavimento, le spalle incurvate. Quando Kaidan e Joshua si fecero da parte, quasi senza degnarla di un’occhiata, la ragazza scivolò fra di loro e si affrettò verso l’uscita.
Non appena Tiffany se ne fu andata, non appena fu al sicuro, Claire fece un respiro profondo. Era rimasta sola con i tre uomini, ma fintanto che Tiffany fosse stata in salvo, sarebbe andato tutto bene.
A volte la vita di un omega consisteva solo nel sopravvivere il più a lungo possibile. Tiravano avanti, cercavano di insegnare alle più giovani le tecniche di sopravvivenza e speravano che la generazione successiva riuscisse a sopravvivere più a lungo.
«Come avete fatto a trovarmi?» La debolezza nella sua voce le dava sui nervi. Avrebbe voluto suonare sicura e forte, non come un docile topolino.
«Non è stato difficile. Di certo sapevi che ti stavi introducendo nell’ufficio di esperti della sicurezza, no?» Bryce si addentrò nel negozio e il suo sguardo la abbandonò per osservare gli scaffali, gli espositori. «Libri? Non me lo sarei mai aspettato.»
Ovviamente no. Gli alfa credevano che le omega fossero stupide e Claire era stata nuda e fuori di sé durante tutto il tempo che avevano trascorso insieme. Ciò le ricordò che anche lei non sapeva nulla di loro. Nulla di quegli uomini che stavano in piedi nel suo negozio, con tutto il potere nelle loro mani.
«Che cosa volete?»
Joshua si avvicinò a Claire, oltrepassando Bryce, quel suo sorriso affascinante sulle labbra. «Credevi che ti avremmo lasciata andare così facilmente?»
Claire fece un passo indietro, ponendo il bancone fra loro. L’odore di alfa colpì il suo naso e le fece venire voglia di fuggire.
Joshua sollevò le mani e si fermò. «Piano, Claire. Non siamo qui per farti del male.»
No, vogliono solo possedermi, controllarmi.
«Non ti fidi di noi? Dopo che ti abbiamo fatto passare una così bella serata?» Il suo tono scherzoso non la fece rilassare. Stava tentando di costruire un ponte con il suo umorismo, una connessione fra loro, ma Claire aveva imparato la lezione.
Aveva sofferto per mano di un alfa che l’aveva attirata con sorrisi e parole dolci. Si rifiutava di commettere due volte lo stesso errore.
Kaidan spinse Joshua da parte, un sacchetto in mano. «Non puoi affascinare ogni donna» sussurrò, prima di tirare fuori dal sacchetto un contenitore bianco da asporto e posarlo sul tavolo. «Devi essere affamata.»
Quando aprì il coperchio e il cibo apparve davanti ai suoi occhi, a Claire venne l’acquolina in bocca. Strisce di carne riposavano su riso e fagioli, tutte le proteine di cui aveva bisogno, che non si era concessa. Dopo la notte passata insieme a loro aveva dormito tutto il giorno e poi, la mattina dopo, aveva riaperto regolarmente il negozio. Aveva avuto a malapena il tempo di pensare, figuriamoci di mangiare.
In ogni caso, non voleva niente da quegli uomini. Gli alfa non concedevano niente senza aspettarsi qualcosa in cambio e Claire non poteva permettersi di pagare.
«Nei hai bisogno.» Kaidan lo spinse verso di lei sul bancone, una forchetta al suo fianco. «Stai strizzando gli occhi, le tapparelle sono abbassate. Il sole ti dà fastidio agli occhi, vero? Mal di testa? Hai bisogno di proteine dopo un calore per riprenderti. Mangia.»
«Non dirmi cosa devo fare», sbottò Claire, una reazione automatica a un alfa che cercava di darle ordini.
Aveva lavorato troppo duramente per lasciare che accadesse.
Eppure, nonostante tutto, quando