Posseduta Dagli Alfa. Jayce Carter
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Claire si accigliò, ma non disse niente. L’uomo si sporse verso di lei e catturò le sue labbra in un bacio.
Non la baciò allo stesso modo di Bryce, come per esercitare il proprio possesso. No, la sedusse, la stuzzicò e giocherellò con il suo labbro inferiore, finché non socchiuse le labbra e lo fece entrare. Prese i suoi seni nei palmi delle mani e strofinò i pollici sui suoi capezzoli. Il tocco scatenò un’altra scossa, facendola contrarre nuovamente intorno al nodo di Bryce.
Bryce gemette, le mani sui fianchi di Claire. «Maledizione, Joshua, aspetta il tuo turno.»
«Non sono mai stato bravo ad aspettare.» L’alfa, Joshua, a quanto pareva, fece praticamente le fusa, interrompendo il bacio. Si chinò e catturò un suo capezzolo tra le labbra, facendovi girare attorno la sua lingua calda.
I fianchi di Claire presero a dimenarsi, il bisogno che si era appena attenuato crebbe di nuovo. Com’era possibile che provasse di nuovo quel bisogno? Come faceva l’alfa a far sì che lo desiderasse così velocemente?
L’altra mano dell’uomo proseguì con il suo capezzolo, prima strofinandolo con il pollice, poi chiudendo le dita intorno alla punta eretta con una presa decisa.
Claire si inarcò verso il suo tocco, contro il suo palmo calloso e le sue labbra piene.
Il contatto delle dita dell’alfa contro il suo clitoride rigonfio la fece sussultare, nonostante il cazzo rigido di Bryce ancora dentro di lei. Le sembrava sbagliato che un alfa la toccasse mentre era ancora annodata a un altro e una parte di lei si aspettava una lite.
Invece, quando pulsò intorno a lui, Bryce gemette, mentre Joshua si fece indietro, un ampio sorriso sulle labbra.
«Oh, piccola omega, come ci divertiremo.» Le parole, per quanto dolci, le provocarono un brivido.
Sarebbe stato più difficile per lei controllarsi intorno a Joshua che intorno a Bryce.
I successivi dieci minuti trascorsero in un turbine, mentre Joshua tormentava il suo corpo bisognoso di attenzioni. Sfiorava la sua figa, spalancata e intrappolata sul grosso nodo di Bryce, e ogni volta che Claire iniziava a riprendersi dal piacere, sfregava di nuovo il pollice contro il suo clitoride indurito. Non importava quanto si dimenasse, quanto piagnucolasse per le sensazioni che le erano imposte, non poteva fare altro che sentire. Come il nodo di Bryce si rimpicciolì, la deliziosa tensione dentro di lei si attenuò. Joshua sfregò con forza il pollice contro il suo clitoride e la sua figa si serrò abbastanza da espellere con la forza il nodo.
Claire reagì alla perdita con un gemito di insoddisfazione, avendo le dita agili di Joshua e le sue labbra attente attizzato di nuovo il fuoco del suo desiderio.
L’alfa ridacchiò, sollevandola e ponendosela in grembo sullo stesso divano. Solo allora Claire si rese conto che si era spogliato. Alla vista del suo cazzo, già duro e impaziente, si allungò verso di lui. Voleva premere il naso contro il suo inguine e annegare nel suo profumo.
L’alfa le avvolse i polsi con le mani per impedirle di raggiungere il suo obiettivo. L’aveva fatta sedere sulle sue cosce, quindi la sua erezione riposava fra di loro, così vicina che quando Claire muoveva il bacino, la sua figa fradicia le strisciava contro. La stuzzicava, giocava con lei, le faceva venire voglia di ringhiare delle pretese.
L’uomo le immobilizzò i polsi dietro la schiena con una sola mano e infilò l’altra tra le sue cosce aperte per massaggiare il suo clitoride inturgidito.
La mente di Claire si svuotò. Il tocco delle dita dell’alfa, un tocco che indicava un’evidente esperienza, non fece che accrescere il suo desiderio. Lo voleva. Bryce aveva preso, preteso, e Claire aveva potuto fingere che non fosse una sua scelta. Lo aveva reso facile, ma Joshua non sembrava tipo da concederle altrettanto.
Anzi, la inchiodò con quei suoi occhi verdi, forti ed eccitati. «Hai bisogno di me, omega?»
Claire chiuse gli occhi per sfuggire al suo sguardo, alle sue domande, alla risposta che entrambi conoscevano.
L’alfa chiuse le dita intorno al suo clitoride in un pizzicotto deciso. «Non nasconderti, tesoro. Ciò di cui hai bisogno è proprio qui, ma non ti costringerò. Dovrai sollevarti e far scivolare il mio cazzo nella tua figa bagnata.»
Non lo avrebbe fatto. Dannazione, non lo avrebbe fatto. Non lo avrebbe—
«Non credi che lo farai?» Parlò come se le avesse estratto le parole dalla mente o, maledizione, forse lo aveva detto ad alta voce. Il sorrisetto di Joshua mostrava che cosa ne pensasse della sua determinazione. «Lo farai. Vedi, non mi importa se vieni. Ti farò venire ancora e ancora, ma sappiamo entrambi che non sarà abbastanza. No, non per un’omega. Ciò di cui hai bisogno è il mio nodo e io non te lo darò. Quello, dovrai prendertelo da sola, quando ti sarai stancata di cercare di lottare contro di me. E allora? Allora mi cavalcherai proprio qui, finché non userò il mio nodo e la tua bella fighetta mi spremerà fino all’ultima goccia, prendendosi esattamente ciò di cui ha bisogno.» Abbassò la testa per accarezzarle un capezzolo con la lingua, poi ci soffiò sopra dell’aria fresca. «E penso che sappiamo entrambi chi si arrenderà per primo, non credi?»
Le sue parole oscene fecero ciò che sosteneva avrebbero fatto. Claire lottò contro la sua presa mentre veniva, la povera parodia di un orgasmo. Il suo corpo si strinse sul nulla, disperato e vuoto, e il suo bisogno non fece che aumentare. Un grido spezzato lasciò le sue labbra quando l’alfa non rallentò, tormentando il suo clitoride con movimenti decisi.
Peggio ancora? L’uomo muoveva la mano e il suo grosso pene le sfiorava il corpo a mo’ di scherno. La possibilità di trovare soddisfazione, di nutrire la brama dentro di lei, era così vicina che avrebbe potuto afferrarla. Tuttavia, quello era il suo gioco, no? Dove Bryce aveva preso, Joshua voleva che fosse lei a prendere, che non avesse altra scelta.
Persino mentre Claire diceva a se stessa che non lo avrebbe fatto, le mani dell’alfa non si fermarono e un altro orgasmo si affacciò all’orizzonte.
«Omega testarda», fece le fusa l’uomo, anche se l’eccitazione colorava le sue parole.
Il bastardo si stava godendo i suoi sforzi.
L’orgasmo successivo crebbe, finché Claire non poté più ignorarlo, non poté più negarlo. Le si schiantò addosso, facendola inarcare ulteriormente, per cercare di sfuggire alle sue dita e di farsi riempire con qualcosa. Nemmeno lo spesso sperma che era ancora dentro di lei, che gocciolava sulle gambe di Joshua, poteva saziare la sua natura, il suo lato omega, il quale aveva bisogno, esigeva di più.
Joshua si sporse verso di lei, le labbra contro il suo orecchio, la voce dolce e seducente. «Andiamo, tesoro. So quanto lo desideri, quanto dolore devi provare. È proprio qui, prendilo.»
Claire chiuse gli occhi, prima di arrendersi. L’orgoglio non era nulla in confronto all’istinto. Si alzò in piedi con l’aiuto di Joshua, che aveva spostato la mano dal suo clitoride al suo fianco. L’alfa le liberò i polsi, consentendole di allungare la mano fra loro e afferrare la sua erezione.
Era il primo cazzo che toccava da—
Respinse il pensiero. Che cosa importava? Era successo tanto tempo prima, era una persona diversa, allora. Nel bel mezzo del suo calore, quella vecchia vita non aveva importanza.
Il suo pene caldo le sfiorò la figa e