Posseduta Dagli Alfa. Jayce Carter
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Di nuovo, non lo avrebbe fatto. Il suo nome apparteneva solo a lei. Non lo doveva a nessun alfa. Non era il nome che aveva ringhiato prima, quando non aveva avuto voce in Capitolo, quando aveva accettato docilmente il suo posto. No, Claire era il nome che si era creata, la vita che aveva costruito per sé, e apparteneva solo a lei.
L’uomo le sbottonò i jeans con un rapido movimento e le abbassò la cerniera, prima di spingere la mano all’interno. Fece scivolare le dita contro la sua figa fradicia e gemette, scaldandole l’orecchio con il suo respiro.
Tirò fuori la mano e le fece scivolare i jeans e la biancheria intima sui fianchi. Usò il piede per farli cadere a terra, ma Claire, con le scarpe ancora addosso, non riuscì a liberare i piedi.
Un borbottio, poi un altro paio di mani si occupò delle scarpe. «Sei sempre stato impaziente», disse quello affascinante.
Bryce ruotò la testa per ringhiare contro l’uomo che lo stava aiutando a svestirla. «Sta’ zitto, Joshua.»
Una volta che i pantaloni e le scarpe furono spariti, Bryce la fece voltare e la spinse contro il muro. La vernice levigata le rinfrescò la guancia, dandole sollievo dal fuoco che le bruciava la pelle.
Bryce le afferrò la base del collo con una mano, mentre con l’altra le allontanava i fianchi dal muro. Le separò i piedi con un calcio, aprendole le gambe, e premette la punta arrotondata del suo uccello contro la sua figa.
Prima di entrare dentro di lei, si fermò, sporgendosi in avanti per graffiarle il lobo dell’orecchio con i denti. «Il mio nome. Dillo.»
Claire scosse la testa, azione che la portò a premere ancora di più la guancia contro il muro.
Il ringhio dell’alfa risuonò grave, minaccioso, e non fece che accrescere il bisogno dell’omega. «Sei fortunata che non riesco a resistere al tuo odore. Altrimenti? Mi farei supplicare prima di concederti alcunché.» Le morse la spalla e i suoi fianchi si mossero in avanti fino a riempirla.
Claire emise un gemito come non ne sentiva da tempo. Lungo, protratto e disperato. Le sue mani, premute contro il muro, si contrassero, mentre il cazzo dell’alfa la dilatava.
Il suo uccello la riempiva, obbligando il suo corpo ad aprirsi, ad arrendersi a lui. Ogni grosso centimetro che le spingeva dentro le provocava un altro fremito, mentre accarezzava parti di lei rimaste inviolate per anni. L’uomo stava risvegliando in lei qualcosa che credeva morto da tempo, una brama e un desiderio così potenti da spaventarla. Non si fermò, né rallentò la sua avanzata, e il corpo di Claire accolse avidamente tutto ciò che aveva da offrire.
Era passato un decennio dall’ultima volta che aveva fatto sesso, un decennio da quando si era concessa tutto questo. I ricordi della sua ultima volta l’avrebbero sopraffatta se non fosse stato per il calore, che le lasciava solo l’istinto e il bisogno, senza spazio per il passato.
Se Bryce non le avesse dato ciò di cui aveva bisogno, si sarebbe messa a graffiare il muro con le unghie e a esigerlo.
Ma l’alfa glielo stava dando. Le spinte dei fianchi di Bryce, il modo in cui il suo corpo si arrendeva a quello di lui, le fecero inarcare la schiena. L’uomo continuò a morderla finché il suo corpo non fu premuto saldamente contro quello di lei, finché non le ebbe infilato dentro ogni grosso centimetro, intrappolandola tra sé e il muro, entrambi inamovibili.
A quel punto, le liberò la spalla, poi fece correre il naso lungo la sua gola, fin dietro l’orecchio. Il petto dell’alfa non lasciava nemmeno un centimetro di spazio fra loro, mentre inspirava e si lasciava sfuggire un gemito inebriante. Non le diede il tempo di adattarsi. La mano che non la stava intrappolando contro il muro si spostò sul suo fianco e l’uomo iniziò a imporle un ritmo violento.
Il suo cazzo stuzzicava le pareti vaginali di Claire, strisciando contro ogni punto sensibile dentro di lei, ma le sue spinte potenti non facevano nulla per il suo clitoride. I suoi capezzoli si indurirono contro il reggiseno, l’unico indumento che aveva ancora indosso, ma non era sufficiente. Claire mosse la mano verso il basso, pronta a infilarla fra le cosce per accarezzarsi il clitoride e raggiungere l’orgasmo.
Bryce, tuttavia, gliela afferrò e la immobilizzò contro il muro. «Verrai solo intorno al mio nodo.» Il suo ordine stridente raggiunse una parte profonda dentro di lei.
In qualsiasi altro momento, quella dominanza l’avrebbe terrorizzata. Andava al di là del suo essere un alfa, era qualcosa di più profondo. I suoi ordini le bruciavano la pelle e avanzavano lentamente dentro il suo corpo, fino a farle desiderare tutto ciò che lui desiderava.
Al pensiero del suo nodo, di come si sarebbe sentita di lì a poco, Claire premette più duramente contro di lui. Voleva di più, voleva tutto. Desiderava sentire come il suo cazzo si sarebbe gonfiato alla base, bloccandoli insieme e allargandola in un modo che nessun giocattolo sarebbe stato in grado di replicare.
Il calore sarebbe durato ore e, con gli altri due alfa nelle vicinanze, non ci sarebbe stata alcuna mancanza di appagamento per lei. Si sarebbe preoccupata dei rischi in seguito.
Premette le mani contro il muro e spinse verso di lui, accogliendolo più in profondità.
L’alfa spostò la mano dal suo collo ai suoi capelli, afferrandoli con forza. La strattonò verso di sé per rubarle un tiepido bacio mentre la scopava. La forza del suo corpo in bella mostra mentre la dominava.
Un ringhio più forte, più possessivo gli attraversò le labbra, inghiottito da Claire, prima che la base della sua lunghezza si gonfiasse dentro di lei. La nuova pressione la costrinse a gridare. Il nodo, grande quasi quanto un pugno, sfregava contro nervi nascosti dentro di lei che non potevano essere soddisfatti in altro modo. Invece di allontanarsi, l’uomo strusciò contro di lei, mentre il suo nodo cresceva e si allargava, costringendo il corpo di Claire a adattarsi alla nuova larghezza. Finalmente, il nodo si agganciò dietro il suo osso iliaco e la sensazione di essere intrappolata, il bisogno istintivo che solo il nodo riusciva a soddisfare, le fece gettare indietro la testa. Fu attraversata da una scossa di puro piacere, che le rubò ogni pensiero dalla mente e il respiro dai polmoni mentre veniva.
Non aveva alcuna possibilità di combatterlo e, dannazione, non voleva farlo. La biologia era una troia e l’aveva spinta oltre il limite. La sua figa si contrasse, pulsando intorno a lui, spremendo il suo nodo. Il cazzo dell’alfa ebbe uno sussulto, il suo bacino strusciò contro di lei, dato che non poteva ritrarsi o muoversi, a parte piccoli spostamenti.
L’alfa venne, riempiendola con ciò di cui aveva così disperatamente bisogno. Il suo sperma, come un unguento, alleviò il dolore nel corpo di Claire, la tensione. Come un segnale alla natura che aveva ceduto, che si era arresa, non solo a lui, ma al suo stesso violento istinto. Non che sarebbe durato, non dopo che il calore fosse finito.
Con ogni spruzzo di sperma che si faceva strada a forza nella sua figa, la voglia di combattere di Claire si attenuava. L’alfa la prese fra le braccia, stringendola a sé, sostenendo il suo peso. «Brava omega», sussurrò, e cazzo se l’elogio non la colpì dritta nel suo centro, facendola serrare nuovamente intorno a lui.
Capitolo due
Bryce arretrò, bloccato dentro di lei, prima di collassare sul divano. Ogni strattone del suo solido nodo contro il corpo affaticato dell’omega la faceva piagnucolare sommessamente, mentre la sensazione di essere in trappola si insinuava dentro di lei.
Almeno, così fu, finché un altro