Posseduta Dagli Alfa. Jayce Carter

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Posseduta Dagli Alfa - Jayce Carter

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arrendendosi al bisogno, e si abbassò, trafiggendosi con la sua lunghezza. L’uccello di Joshua la aprì, il bruciore meno intenso di quello provato con Bryce, ma era già stata spalancata da un alfa, no?

      «Brava ragazza», le sussurrò, e la lode ebbe lo stesso effetto avuto in precedenza, calmando la sua tensione e costringendola ad abbandonarsi alle sensazioni.

      Era proprio quello il punto del calore – allontanava le preoccupazioni. Anche quando si risvegliavano, quando le artigliavano le caviglie, minacciando di trascinarla giù, il calore non glielo permetteva. Si portava via i pensieri, le paure e la vergogna come nient’altro era in grado fare.

      Dunque, quando fu giunta fino in fondo, quando le sue cosce si spalancarono e il suo corpo incontrò quello di lui, quando l’alfa fu del tutto dentro di lei, l’omega sospirò profondamente per il sollievo.

      Joshua spostò una mano sulla sua nuca e la attirò a sé per un bacio. Con labbra talentuose la stuzzicò, accarezzò le sue, e quando Claire le socchiuse? La lingua dell’uomo ne approfittò. Sapeva di alfa, di tutto ciò che per cui si era svegliata fradicia per anni.

      Claire si smarrì nel suo sapore inebriante, nella sua forza. Il resto della stanza scomparve, mentre si sollevava e si lasciava cadere di nuovo. Avvolse le mani intorno alle spalle dell’uomo, le unghie premute contro la sua pelle, mentre faceva ciò che le aveva detto di fare, mentre si prendeva ciò di cui aveva bisogno.

      I fianchi dell’alfa si sollevavano in deboli spinte, come se non riuscisse a non scoparla, come se andasse contro la sua natura. Aggiungeva potenza extra alle spinte di Claire, lo faceva affondare più in profondità, fino a raggiungere parti nascoste più profondamente dentro di lei.

      «Ti darò ogni goccia di sborra che possiedo, tesoro, e a quel punto userò il mio nodo, così resterà lì, dentro di te. Quando lo farò, voglio che tu dica il mio nome. Puoi dirlo a bassa voce – non è necessario che lo sentano gli altri – ma voglio che tu dica il mio nome, quando mi sentirai darti ciò di cui hai bisogno.»

      Claire avrebbe voluto protestare, ma quando Joshua sollevò i fianchi per scoparla più a fondo, ogni obiezione svanì. Il suo cazzo si ingrossò e l’alfa bloccò il suo largo e duro nodo dentro di lei, così da premere con ogni movimento contro la sua figa esausta.

      «Joshua», sussurrò, il nome come una supplica sulle sue labbra.

      Il suono lo fece esplodere e, con un ringhio, fece esattamente quel che aveva detto. Contrasse le dita contro di lei e venne, riempiendola con il suo sperma caldo. Proprio come prima, ciò estrasse da lei un altro orgasmo e le rubò il fiato, lasciandola ansimante e scossa.

      Quando fu in grado di muoversi di nuovo, appoggiò la fronte contro la spalla dell’alfa e si adagiò su di lui, arrendendosi alla sua forza.

      Lasciò che gli occhi le si chiudessero, sopraffatta dallo sfinimento, sebbene sapesse che il calore non era ancora finito.

      Claire si svegliò con qualcosa che premeva contro la sua bocca. Quando dell’acqua fresca le toccò le labbra, le aprì e bevve.

      «Nessuno di voi due si prende abbastanza cura delle donne.» La voce era nuova, né Bryce né Joshua. Il terzo uomo? Quello che aveva fatto le fusa?

      «Ti preoccupi troppo. Le omega sono più resistenti di quel che pensi.»

      Quando l’alfa allontanò l’acqua, Claire aprì gli occhi e si ritrovò sul divano, distesa, il terzo uomo appollaiato al suo fianco.

      «Non sei stata priva di sensi a lungo. Hai dormicchiato solo per una ventina di minuti.» Mise da parte il bicchiere, poi fece correre le dita fra i suoi capelli. «Come ti senti?»

      Claire usò la lingua per inumidirsi il labbro inferiore, mentre decideva. «Okay», disse, la sua voce debole ed esitante. Si trovava in bilico, ancora abbastanza narcotizzata dal suo calore per non farsi prendere dal panico, ma lucida a sufficienza per sapere che avrebbe dovuto.

      Le labbra dell’uomo si allargarono in un sorriso, più gentile di quelli visti fino a quel momento. «Bene.» L’alfa inspirò con il naso, lentamente e profondamente. Un attimo dopo, scosse la testa. «Non hai ancora finito, omega. Il tuo calore non se ne è ancora andato del tutto.» Posò una mano sul suo basso ventre, il palmo fresco contro la sua pelle bollente, e prese a massaggiarla.

      L’azione la fece sussultare, il suo corpo dolorante e stanco ma insoddisfatto.

      L’alfa si fermò, fece scivolare la mano sul suo fianco e fece le fusa. «Va tutto bene, amore. Calma. Pensavo fossi indolenzita, ormai. I miei amici non sono esattamente delicati.»

      Man mano che si svegliava, man mano che il tocco delle dita dell’uomo e il suo profumo la circondavano, Claire sentiva il calore crescere di nuovo. Minacciava di trascinarla di nuovo sotto le sue onde.

      Le labbra dell’uomo si inarcarono, il suo sorriso totalmente diverso da quello di Joshua. «Le tue pupille si stanno dilatando e il tuo respiro si sta velocizzando. Lo senti, vero?»

      Claire si inarcò verso il suo tocco. Le sue cosce bagnate sfregavano l’una contro l’altra, mentre gli ormoni che guidavano il suo calore aumentavano, mentre la trascinavano sotto il peso della natura.

      L’uomo si sporse verso di lei e premette la fronte contro la sua, l’azione sorprendentemente dolce vista la situazione, visto ciò che era accaduto. Era ricoperta di sudore e sperma, ma l’alfa strofinava il naso contro di lei come se fossero due amanti, come se gli importasse di lei, come se tutta quella situazione non fosse un disastro totale. La assaporò, facendo correre la lingua lungo la linea che separava le sue labbra, premute l’una contro l’altra. Prima che potesse aprirle, si allontanò.

      «Non importa se è dolorante, Kaidan. Sai benissimo di cosa ha bisogno. Cercare di negarglielo solo perché è dolorante non farà che peggiorare le cose nel lungo periodo» disse Bryce, appoggiato al muro, gli occhi scuri abbastanza intensi da rendere Claire nervosa.

      Kaidan, l’uomo insieme a lei, non rispose a Bryce. Anzi, guardò Claire come se non riuscisse a distogliere lo sguardo. «Non preoccuparti. Mi prenderò cura di te.» Scivolò giù dal divano, piazzando le mani sul suo interno coscia per spalancarle le gambe. Accarezzò la sua pelle con le dita, una carezza gentile che la fece rabbrividire. «Provi dolore ora, ma presto tutti quegli ormoni subiranno un’impennata e non sarai più indolenzita. Non sentirai che il piacere. Ti fidi di me?»

      Si fidava? Claire scosse la testa. Non si fidava di nessuno, men che meno di alfa sconosciuti. Non ci si poteva fidare degli alfa, indipendentemente da quanto dolci fossero i loro sorrisi o le loro parole o quanto fossero utili i loro cazzi.

      Kaidan si fermò, il sorriso scivolò via dalle sue labbra. Disegnò piccoli cerchi sulle sue ginocchia con i pollici. «Immagino ci fosse da aspettarselo, date le circostanze. Prova, solo per un momento, a fidarti di me.» Le sue mani erano abbastanza grandi da sopraffarla, mentre le trascinava dalle ginocchia alla congiuntura del suo corpo e viceversa. L’uomo scivolò verso il basso fino a posare le ginocchia sul pavimento, la parte superiore del suo corpo sorretta dal divano. La posizione fece sì che la sua faccia si trovasse al livello della sua figa. Il suo respiro la solleticò, dandole i brividi, mentre parlava. «Rilassati. Te lo sei meritato.»

      Le cosce di Claire incorniciavano i lineamenti dell’alfa, gli occhi blu, i capelli chiari tagliati corti. Non possedeva i tratti infantili di Joshua, né quelli spigolosi di Bryce. Ciononostante, qualcosa sul suo viso, una certa onestà, le fece aprire le gambe.

      Kaidan

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