La guerra del Vespro Siciliano vol. 2. Amari Michele

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La guerra del Vespro Siciliano vol. 2 - Amari Michele

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5 febbraio decimaquarta Ind. 1285, contandosi gli anni dal 25 marzo, onde quel giorno risponde al 5 febbraio 1286 del calendario comune.

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Capitoli del regno di Sicilia. – Jacobus, cap. 1 a 7, 9, 44.

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Ibid., cap. 15, 16, 17, 18, 27, 45. Le cause col fisco si doveano spedire anche in due mesi. Pel cap. 42 fu rimessa ai possessori la terza parte dei furti, che si appropriava il fisco. Pel 43 permessi con qualche eccezione gli accordi tra accusatori e accusati. Pel cap. 23 fu proibito al fisco di sperimentare i suoi dritti su i feudi con azione possessoria, ma si stabilì che il facesse in via di petitorio, che non eccedesse i patti nell’agire contro i mallevadori, non eccedesse le leggi contro gli scopritori di qualche tesoro.

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Ibid., cap. 8, 10, 11, 12, 13, 22, 24, 25, 26, 28, 30. Pel 29 fu abrogato l’obbligo di pascere i porci nelle foreste del re.

8

Ibid., cap. 14, 19, 20, 21.

9

Ibid., cap. 31, 33, 39. Pel cap. 32 si stabilì che i balì de’ feudatari d’età minore fossero scelti tra i congiunti, e rendesser conto al pupillo. Pel 34 che i suffeudatari non servissero alla curia. Pel 35 che i suffeudi vacanti si riconcedessero dal barone. Pel 36 che i vassalli de’ baroni non fossero costretti dalla curia ad esercitare ufici. Pel 37 che non si mandassero maestri giurati della curia nelle terre feudali o ecclesiastiche.

10

Ibid., cap. 38.

11

Ibid., cap. 46 e 47.

12

Ibid., cap. 40 vietati i servigi che esigeano i castellani; cap. 41, altri provvedimenti da reprimere l’insolenza de’ soldati delle castella.

13

Ibid., al cap. 48, si stabiliron le pene contro i ministri e gli oficiali trasgressori delle costituzioni. Il cap. 49 risguarda la malleveria o l’imprigionamento degli accusati. I cap. 50, 51, 55 pel trattamento de’ prigioni; 52 per gli accordi tra accusatori ed accusati; 53 e 54 su l’asportazione delle armi; 56 tolta l’istanza pubblica pei delitti minori; 57 pei dritti sul ricevuto delle tasse; 58, 59, 60, 61, 63, altri provvedimenti per la riscossione delle tasse; 62 pei terragi da pagarsi al fisco o ai baroni; 64 per le foreste e bandite.

14

Surita, Ann. d’Aragona, lib. 4, cap. 75.

15

Diploma dato di Palermo a 12 febbraio decimaquarta Ind. 1285 (1286), ne’ Mss. della Bibl. com. di Palermo, Q. q. G. 1, fog. 147, pubblicato dal Buscemi, Vita di Giovanni di Procida, docum. 6.

16

Mss. citati, fog. 149, diploma del 18 febbraio 1285 (1286).

17

Mss. citati, fog. 150, diploma del 22 febbraio.

18

Mss. citati G. 12, diploma del 22 marzo 1258.

19

Ibid. G. 1, fog. 156, diploma del 17 luglio 1288. Questi tre diplomi di Giacomo son trascritti in uno di Federigo II, pubblicato dal Testa nella Vita di lui, docum. 8.

20

Bart. de Neocastro, cap. 105, 106.

21

Raynald, Ann. ecc., 1286, §. 6 a 9.

22

Bart. de Neocastro, cap. 101. Montaner, cap. 116, con l’errore che Giacomo fosse ito a questa impresa.

23

Diploma del 22 agosto 1286, nell’Elenco dello pergamene del r. archivio di Napoli, tom. II, pag. 16.

24

Montaner attesta, a cap. 149, che Sarriano fosse cavaliere di Sicilia.

Niccolò Speciale, lib. 2, cap. 15, porta questa spedizione del Sarriano con anacronismo, rimandandola appresso la tregua di Gaeta.

25

Bart. de Neocastro, cap. 102, 103, 104.

Diploma del 27 giugno 1286, per la catena del porto di Napoli, nel citato Elenco, tom. II, pag. 15.

Montaner, cap. 109, 113, 116, 148, 149, 152, il quale confondendo i tempi, pur narra questi fatti con tali minuzie che si riconoscono di leggieri, e sen trae maggior fede al racconto del Neocastro.

26

Bart. de Neocastro, cap. 107, 108, 109.

Che Giovanni di Mazarino fosse chiarito reo di maestà, confermasi ancora da un diploma di re Giacomo, dato di Messina a 5 agosto 1288, nella Bibl. com. di Palermo, Mss. Q. q. G. 3, fog. 6, col quale son conceduti al nobile Bernardo Milo una torre e un podere presso Trapani, confiscati a questo Giovanni. Per un altro diploma del 30 luglio dello stesso anno fu conceduto ad un Villanuova il casale di Mazarino, Mss. citati, Q. q. G. 1, fog. 158.

27

Diplomi del 17 dicembre 1285 e 25 maggio 1286, nell’Elenco delle pergamene del r. archivio di Napoli, tom. II, pag. 12 e 13.

28

Bart. de Neocastro, cap. 110.

I Guelfi trovavan sì tiepido papa Onorio in tale impresa, che Giovanni Villani, scrittor di quella fazione, nel biasima apertamente, lib. 7, cap. 113. E pur noi lo veggiamo sì duro contro casa d’Aragona ne’ trattati della liberazione di Carlo lo Zoppo.

29

Bart. de Neocastro, cap. 110.

Diplomi del 27 dicembre 1286, 15 aprile, 20 aprile, e 15 maggio 1287, nel citato Elenco, tom. II, pag. 18 e 19.

30

Questo sbarco a Malta si legge nell’or citato diploma del 15 maggio 1287, con l’altra circostanza che la terra d’Eraclea e altre mandarono a offrirsi a’ Francesi; che par bugia del diploma.

31

Bart. de Neocastro, cap. 110.

Nic. Speciale, lib. 2, cap. 10.

Gio. Villani, lib. 7, cap. 117, il quale dice 50 i legni di Rinaldo d’Avella.

Montaner, cap. 106, con molti errori nel tempo e nei nomi.

32

Bart. de Neocastro, cap. 110.

Atanasio d’Aci, in di Gregorio, Bibl. arag., tom. I, pag. 279 e seg.

Nic. Speciale, lib. 2, cap. 10.

Nessuno di questi scrittori porta l’appunto delle forze di Giacomo, se non che delle navali. Ma il Neocastro gli dà 1,000 cavalli al primo dì che venne in Catania, e dice poi ingrossata molto l’oste di cavalli e più di fanti.

Il Montaner, cap, 107, porta a 700 i cavalli e a 3,000 i fanti.

33

Bart. de Neocastro, cap. 110.

Nic. Speciale, lib. 2, cap. 10.

Nel Neocastro si legge che Arrigo de’ Mari fosse cittadino di Marsala. Giovanni Villani in altro luogo parla di Arrigo de’ Mari, ammiraglio e genovese, e così leggiamo negli Ann. del Caffari. Se dunque furon due Arrighi de’ Mari, o un solo, nato in una di quelle città e fatto cittadino dell’altra, è oscuro, nè importa molto il chiarirlo.

34

Diploma dell’imperador Federigo, dato di Cremona a 20 febbraio 1248. Indi si scorge che Oddone di Camerana con molti altri Lombardi, lasciata la patria per cagion dell’imperatore, venuti in Sicilia, ebber dapprima Scopello, poi, non bastando, la terra di Corlone che fu data in feudo ad Oddone. Ma essendo quella assai ricca, popolosa, e forte, l’imperadore ripigliandola in demanio, la permutò con Militello in val di Noto, che a lui ricadea per essersi estinta la linea della famiglia dei Lentini (collaterale forse ad Alaimo) che la possedea. Mss. della Bibl. com. di Palermo, Q. q. G. 12.

35

Bart. de Neocastro, cap. 110.

Anon. chron. sic., cap. 48.

36

Bart. de Neocastro, cap. 110; e con minori particolarità Niccolò Speciale, lib. 2, cap. 10 e 12, Giovanni Villani, lib. 7, cap. 117, l’Anonymi Chron, sic., cap. 48, e, non senza circostanze poco credibili, Montaner, cap. 107. Costui con manifesto anacronismo, porta questa fazione prima della battaglia del golfo di Napoli nel 1284, in cui fu preso Carlo lo Zoppo.

37

Bart. de Neocastro, cap. 110, 111.

Nic. Speciale, lib. 2, cap. 11.

Montaner, cap. 105, con errore di tempo e di qualche circostanza, dicendo che i Francesi tenessero ancora il castello di Cefalù; nel quale sappiamo che era stato già prigione Carlo lo Zoppo.

Gio. Villani, lib. 7, cap. 117.

Anon. chron. sic., cap. 48.

Cronaca di Parma, in Muratori, R. I. S., tom. IX, pag. 812.

Tolomeo da Lucca, Hist. ecc., lib. 24, cap. 22, in Muratori, R. I. S., tom XI.

Cronaca di Rouen, presso Labbe, Bibl. manuscripta, tom. I, pag. 381.

Un diploma del 1 giugno duodecima Ind. (1299) attesta che Guglielmo Sallistio fu preso nella battaglia de’ conti, ov’era nella famiglia del conte di Monforte, e fu accecato. Nel r. archivio di Napoli, reg. seg. 1299, A,

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