Resa a discrezione. Giacosa Giuseppe

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Resa a discrezione - Giacosa Giuseppe

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style="font-size:15px;">      No… No.

ANDREA

      Ebbene, fuori di questo non vedo quale altro impedimento mi potrebbe trattenere…

ELENA

      Non vede? Mi rallegro con lei.

ANDREA (fra sè)

      Che strana donna!

ELENA

      A proposito del suo viaggio, guardi che quasi me ne scordavo. Mio zio le doveva portare stassera una commendatizia.

ANDREA

      Ecco, senza di quella, per esempio, temo che il mio viaggio sarebbe in grande pericolo.

ELENA

      Ah! ma quella c'è. Mio zio non venne stassera perchè è un poco indisposto. Mi manderà la lettera domattina. Se vuole passare a prenderla in casa mia, o se mi lascia detto dove gliela posso mandare.

ANDREA

      Oh! verrò io.

ELENA

      Così avrò il piacere di rivederla.

ANDREA

      A che ora?

ELENA

      Verso le undici, le va?

ANDREA

      Benissimo. Anche più tardi, se crede.

ELENA

      No, io mi alzo per tempo. È inteso?

ANDREA (levandosi)

      La ringrazio.

ELENA

      Non ho detto per congedarla. Non è tardi. – Siamo in pochi. – La Contessa è la mia migliore amica, Filippo è di casa; segga là, e si lasci andar a discorrere. Qui non si creano celebrità. Ci parli delle sue speranze, dei suoi propositi, ci descriva quegli spettacoli terribili ed immaginosi. Vuole?

ANDREA

      Ma…

GEMMA

      Sì, sì.

ELENA

      Filippo, diteglielo anche voi.

FILIPPO

      Che potrebbe mai la mia povera parola?

ANDREA

      Oh, molto! La Marchesa mostra di fare un tale conto di lei!

ELENA

      Una serata passata in questo modo fa fare dei gran passi all'amicizia. Sarà un pegno che ci lascia di non scordarci al ritorno. E noi lo rammenteremo molte volte. Quando lei sarà laggiù, nella gran notte polare, potrà pensare: in questo momento nel mio paese in un salotto intimo dove il caso m'ha fatto entrare, c'è della gente che dice: Dov'è? Che fa? Quando tornerà? Che commenta i miei discorsi e fa voti perchè si avverino le mie speranze. Perchè parleremo spesso di lei. (a Filippo molto carezzevole) Non è vero, Filippo?

FILIPPO (fra sè)

      Come mi carezza!

ANDREA (seccato dalle tenerezze tra Elenae Filippo)

      La proposta è seducente ed il quadro bellissimo, ma il tempo stringe e ho molto da fare. Pregherò il sig. Barone di voler prendere le mie difese, nel caso che la fretta mi facesse passare per scortese. Sono sicuro di affidarmi ad un buon avvocato.

ELENA (fra sè)

      Ci morde.

ANDREA

      Marchesa!

ELENA

      A domani alle undici.

ANDREA

      Grazie. Contessa…

GEMMA

      Buon viaggio.

ANDREA (a Filippo)

      Mi raccomando a lei. (via).

      SCENA X

Detti meno AndreaGEMMA

      Filippo, andatemi a prendere il mantello.

FILIPPO

      Subito! (via).

GEMMA (ad Elena)

      Persisti nella scommessa?

ELENA

      Certo.

GEMMA

      Uhm! Perderai.

ELENA

      Credi?

GEMMA

      Se n'è andato.

ELENA

      Appunto. È quello che volevo.

FILIPPO

      Eccomi qua. (aiuta Gemma a vestire il mantello). Vi accompagno.

GEMMA

      Miracolo!

FILIPPO

      La Marchesa è stata troppo buona con me in presenza dei terzi. Se rimango solo, se ne vendica, mi batte.

GEMMA (ad Elena)

      Buona fortuna.

ELENA

      Addio. Ah! Filippo, domattina vi aspetto alle undici e un quarto preciso.

FILIPPO

      Ci siamo. Orologio alla mano.

GEMMA (nell'uscio a Filippo)

      Venite?

ELENA

      Pranzerete poi con me.

FILIPPO

      Le briciole, cara Marchesa. (via con Gemma).

Cala la telaFINE DELL'ATTO PRIMO

      ATTO SECONDO

      In casa della Marchesa. Salotto piccolo, elegantissimo. In fondo una specie di gabinetto colle pareti a cristalli interi che si capisce sporgere nel giardino. In quello nel mezzo una tavola rotonda coperta di tela cerata e sedie in bambou. Il gabinetto ha un ingresso a sè a sinistra, sull'imboccatura, cosicchè le persone di servizio vi accedono senza entrare nel salotto. Il salotto molto ingombro di mobili. La porta comune è a sinistra, a destra non c'è porta nè finestra, la luce viene dal gabinetto. Vicino al sofà un tavolino a due piani foderato in peluche con fiocchi e peneri. Nel piano disotto libri, sul piano superiore un atlante aperto. Dal lato opposto della scena, cioè a destra, uno scrittoio discosto dal camino. Sullo scrittoio un piccolo cavalletto regge una fotografia. Sul camino un'altra fotografia. Fiori dappertutto.

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