”Dolce Settembre”. Gabrielle Queen

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”Dolce Settembre” - Gabrielle Queen

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fin troppo bene maneggiare.

      <<Ti piacerebbe toccarli?>> fece, abbassando il tono in maniera sexy.

      <<Cosa?>> sussultò lei, portandosi una mano ai capelli. Justin sapeva che era segno di nervosismo, non stava più nella pelle.

      <<I miei tatuaggi...puoi toccarli, se vuoi>>

      <<Davvero??>> L'incredulità' mescolata alla speranza nella sua voce lo fece quasi intenerire.

      Improvvisamente molto di buon umore, si tolse la giacca leggera e si sbottonò la camicia mostrando il petto nudo coperto di tatuaggi, che Sandy poteva solo intravedere attraverso la luce debole che proveniva di sopra l'ascensore. L'oscurita' contribuiva a creare un'atmosfera intima e carica di elettricità, e Justin si congratulò con se stesso, bloccare l'ascensore era stato un vero colpo di genio. Avrebbe dovuto ricordarselo per altre situazioni, compreso le ore piccole in ufficio con Annalisa.

      <<Tu sei pazzo>> fece lei sogghignando, e rise anche lui, di gusto. Si rese conto che si stava rilassando. Lei aveva un sorriso radioso, che brillava nell'oscurità', e quelle che si intravedevano nelle sue guance erano delle deliziose fossette? per la prima volta si disse che per una piccola secchiona non era niente male e probabilmente se avesse vestito in maniera diversa avrebbe anche potuto fare colpo su una grande quantita' di adolescenti come lei, pieni di ormoni oppressi .

      <<Dai, nessuno ci vede comunque. Non hai mai visto....voglio dire, un ragazzo tatuato prima, vero>>.

       Capitolo 8 - Toccami

      Sandy alzò gli occhi al cielo perché la trattava come se fosse una dodicenne.

      <<Be' e' vero che non conosco molti ragazzi tatuati...ma tu ne hai davvero un'infinita'>> disse, gli occhi neri lucenti più del solito. Con quei capelli stretti in due codini da Britney Spears sembrava un piccolo angelo tentatore.

      Lui sentì un brivido leggero che cercò di allontanare.

      <<Toccami>> disse con voce rauca, e protese un braccio in avanti. Sui bicipiti era disegnata una testa di tigre in pieno assalto.

      <<Non lo farei mai, per chi mi prendi?>> rispose lei, con altrettanta emozione nella voce. <<Cosa direbbe la tua fidanzata?>>

      Ah, la fidanzata. Se avesse potuto, Justin si sarebbe fatto una bella risata, quella era una ragazzina che viveva in un mondo di soap-opere. Ma stranamente, lui non aveva alcuna voglia di pensare ad Annalisa. Tutto ciò che voleva ora era che Sandy gli accarezzasse la pelle con la sua piccola mano, che sicuramente doveva essere morbidissima. Sussultò al solo pensiero.

      <<Non ti ho chiesto nulla di male, Sandy... se la cosa ti interessa, posso anche darti l'indirizzo di un tizio che fa degli ottimi tatuaggi>>. Stava per rinunciare quando lei protese una mano e gli toccò il braccio con un dito solo.

      Lui trattenne il respiro. Il suo tocco era più delicato di una piuma, accarezzò lentamente la tigre per qualche secondo, poi si ritirò imbarazzata. A Justin parve che le fosse tremato la mano e si rese conto che anche il proprio cuore batteva più forte del normale. Era passato troppo tempo, dall'ultima volta che era uscito con una ragazza al college, a Chicago. Quell'amore da adolescenti, le timidezze, le occhiate con sottinteso, il primo sfiorarsi, i primi baci ...

      Si chiese improvvisamente cosa sarebbe successo se avesse osato andarle più vicino.

      In quel momento, un brusio inaspettato li fece trasalire. L'ascensore...stava salendo!

      In meno di cinque secondi, prima che Justin e Sandy se ne rendessero conto, le porte si aprirono con un grande tonfo e loro si ritrovarono....all'ottavo piano, immersi di luce.

      Con davanti praticamente l'intero personale della ditta, e in primo piano, Gerardo, Annalisa e Salvatore Quattrocchi.

       Capitolo 9- Sesso nella vasca del capo

      Forse per la prima volta in vita sua, Justin non seppe come reagire e rimase lì interdetto a fissare il suo capo, che lo stava fissando con altrettanto stupore, gli occhi sgranati come due polpette marroni.

      Perché Justin si era scordato un piccolo dettaglio: era a torso nudo.

      <<Amore, cosa ...stavate facendo?>> singhiozzò Annalisa, immagine dell'orrore, i capelli arruffati, occhi gonfi e trucco fino al mento. Come se li avesse colti in pieno delitto, l'uno sopra l'altro. Be' non sarebbe mancato molto, si disse Justin con un sussulto di orgoglio.

      Cercò di guadagnare tempo e cominciò a infilarsi la camicia, mentre in quello stesso attimo Sandy si alzò da terra e se la diede a gambe prima che nessuno le potesse chiedere nulla. Era talmente scomposta, e quelle nei suoi occhi sembravano...lacrime?

      Justin pensò di avere allucinazioni: la ragazza stava piangendo? Come se fosse appena stata...come se lui...

      <<Justin Bennett Clark!>> ringhiò Gerardo, mentre Salvatore Quattrocchi lo aiutava imbarazzato ad alzarsi e a recuperare gli altri pezzi di abbigliamento. <<Nel mio ufficio! ADESSO!>>

      Tre minuti dopo, lui e Gerardo Spiazzi avevano forse la discussione più furente di tutta la loro comune esistenza in quella ditta. Justin non lo aveva mai visto così fuori di sé, nemmeno quando per un grosso errore aveva perso anni fa' uno dei clienti più importanti .

      << Prima scopi Annalisa sulla mia scrivania....poi neanche ventiquattro'ore dopo cerchi di molestare una studentessa nell'ascensore? Mio Dio Justin, sei LETTERALMENTE IMPAZZITO? Ma non hai imparato davvero nulla in questi anni da quando stai lavorando con me: gli affari non si mescolano alla vita personale?? Stai per caso facendo uso di cocaina, recentemente? Hai problemi personali? Dimmelo, te lo supplico, perché così non possiamo assolutamente andare avanti!>>

      <<Gera, Gera...>> cercò Justin di interrompere quello che sapeva che sarebbe stato un interminabile battibecco. Questa volta il suo capo sembrava veramente furibondo, e benché gli sembrasse che tutti stavano un po' esagerando, non poteva non sentirsi un tantino preoccupato.

      <<Rispondi, per l'amor del cielo!>> tuonò Gerardo, facendolo sussultare sulla poltrona.

      <<Ti rispondo se ti dai una calmata>> disse Justin, gelido.

      Qualcuno bussò alla porta ed entrò senza aspettare. Era Adriana, la segretaria di De Angelis.

      <<Scusate>> disse, <<penso che questo sia suo, signor Bennett>>.

      Cosa? Da quando gli dava del lei, la scorsa settimana erano andati con un gruppo di amici a giocare al bowling e si erano divertiti un mondo!

      Ma ora Adriana era più rigida di un palo dell'elettricita' quando gli gettò in braccio...la sua scarpa, quella che aveva perso quando stava inseguendo Sandy per l'intero pianerottolo.

      <<Wow grazie Adri, me ne ero quasi scordato>> fece lui arrossendo, ma non ottenne che un'occhiata glaciale da parte sia della collega che del capo.

      <<Mi adora>> assicurò Justin perplesso, mentre lei sbatteva la porta.

      <<Ah ne sono convinto>> disse Gerardo, infilandosi in bocca uno stuzzicadenti e osservando il suo amico contorcersi e sudare nell'intento di infilarsi la scarpa.

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