Dal Vangelo Secondo Giuda. Andrea Lepri

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Dal Vangelo Secondo Giuda - Andrea Lepri

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di trasferimento memoria su clone effettuata con successo”, confermò il computer con voce impersonale dopo un breve ronzio.

      Quando si riprese, l’Alieno si sfilò il casco e tornò ancora una volta a guardare fuori, improvvisamente malinconico. Provò lungamente a convincersi che quell’ulteriore supplizio impostogli dal destino avrebbe potuto in qualche modo trasformarsi in un’esperienza positiva, ma non ci riuscì. Si rese conto che continuare a rimuginare sarebbe servito soltanto ad alimentare la confusione che aveva dentro, lo avrebbe portato a disperdere stupidamente energie e a commettere errori irreparabili, con il conseguente rischio di finire la sua esistenza in quella misera landa desolata.

      Adesso devo soltanto trovare chi mi farà rinascere, considerò imponendosi di tornare alla realtà. Dopo essersi nutrito abbondantemente, recise la maggior parte dei peli piatti e larghi di colore verde di cui il suo corpo era ricco, per ridurre più che poteva la traspirazione. Terminate le operazioni necessarie ad aumentare le sue probabilità di sopravvivenza, fece un resoconto mentale per verificare di non aver tralasciato niente.

      L’Anziano era al colmo dell’esaltazione, come sempre si fiondò nell’ufficio di Ann senza curarsi di bussare alla porta, né di rivolgerle il saluto formale.

      «A che punto siete con le indagini? Avete identificato la talpa che si è introdotta nell’Archivio Informatico?» le domandò in tono euforico, interrompendo il suo lavoro.

      «Non ancora Eccellenza» rispose lei abbassando gli occhi, temeva la sua reazione. Odiava dover subire delle paternali, anche se motivate, ma cercare l’autore dell’intrusione era come cercare un ago in un pagliaio.

      «Ci stiamo provando, ma a questo punto dubito seriamente che ci riusciremo perché il responsabile sapeva di certo il fatto suo. Ha usato un terminale pubblico al quale hanno libero accesso molte persone, in modo da non poter essere facilmente rintracciato. Inoltre, a un certo punto il traffico dati si è sdoppiato su due linee separate, come se a violare l’Archivio fossero stati due computer e non uno soltanto.»

      «Questo non è affatto confortante,» commentò lui accigliandosi, «spero che lei sia almeno in grado di garantirmi che una cosa del genere non si ripeterà mai più.»

      «Di questo potete essere più che certo, Eccellenza. I nostri migliori esperti hanno lavorato duramente per realizzare una nuova barriera contro il rischio di eventuali intromissioni... purtroppo però c’è dell’altro!» aggiunse poi dopo aver deglutito, l’Anziano la guardò preoccupato. «I Servizi di Vigilanza hanno notato i movimenti sospetti di una serie di persone, sembrerebbe che esista una specie di organizzazione che si riunisce in segreto. Non sappiamo ancora quali siano i loro scopi, ma tutto ci lascia supporre che di certo non si incontrano per giocare a Bridge. Li stavano studiando, ma dopo la violazione dell’Archivio Storico sono entrati in stand-by e sono come scomparsi. Questo ci induce a sospettare che i responsabili di quell’atto ignobile siano proprio loro» raccontò. Tralasciò di dirgli del materiale tecnologico che avevano trovato in un covo vuoto, quelle apparecchiature non le avevano fornito alcuna indicazione utile alle indagini e lei non aveva intenzione di subire un’altra ramanzina da parte dell’Anziano. Sir Jonathan si fece pensieroso, quella che Ann gli aveva appena dato era davvero una pessima notizia. Ma per quel giorno aveva deciso non lasciarsi turbare, voleva godersi la gioia per aver appreso che tutte le diverse fasi del suo progetto stavano avanzando nella maniera migliore. Si disse che a disfarsi di un eventuale gruppetto di dissidenti ci avrebbero pensato i Servizi di Vigilanza, lui aveva cose ben più importanti a cui pensare.

      «Non mollate la presa, teneteli d’occhio e riferitemi tutto al riguardo» rispose per concedere comunque un po’ di soddisfazione alla ragazza, ma il motivo per cui era andato a trovarla era di ben altra portata. «Tra pochi giorni si terrà la riunione semestrale del Nucleo Ibernazione. C’è una persona che deve essere assolutamente sottoposta al Trattamento affinché non intralci il Progetto Cielo, scelga un nominativo qualsiasi dalla lista che le verrà fornita e lo sostituisca con questo» ordinò porgendole un foglio con su scritto un nome. Lei lo lesse, poi interrogò Sir Jonathan con lo sguardo.

      «Si ricordi il giuramento: ”Mai domandare”» l’ammonì lui in risposta. «Faccia il suo dovere come si deve e sarà adeguatamente ricompensata» concluse, poi uscì frettolosamente com’era entrato perché doveva recarsi a dare disposizioni al dottor Lorentz.

      Giuda continuava a trascorrere le sue giornate in compagnia di Jodie. Quel giorno erano stati a fare una gita in campagna ma l’avevano vissuta alla stregua di un incubo, come tutte le precedenti. Non avevano fatto nient’altro che camminare per ore guardando nel vuoto, immersi in un silenzio abissale interrotto soltanto dal raro verso di qualche uccello. Durante tutto il viaggio di ritorno lui continuò a chiedersi cosa avrebbe preparato per cena, giunti a casa trovarono due Signori dell’Ordine ad attenderli in giardino.

      «Il signor Giuda 1091?» gli domandò uno dei due, leggendo il suo nome da un fascicolo.

      «Sono io,» confermò lui in tono apatico, «c’è qualcosa che non va?»

      «Niente di grave, siamo stati incaricati di prelevare la bambina» lo informò il soldato senza usare un minimo di tatto, mostrandogli un foglio pieno di timbri.

      «… prelevare la bambina?» gli fece eco Giuda, incredulo. Si voltò verso la strada e vide un’anziana coppia uscire da un’automobile posteggiata poco distante dalla sua, lei aveva in mano un grosso pacco colorato e continuava ad ammiccare verso Jodie, sorridendo.

      «E’ stata decisa la ricollocazione di sua figlia in una famiglia regolare. Come saprà, soltanto una piccola percentuale delle famiglie incomplete viene lasciata nello stato di fatto» spiegò con professionalità uno dei due Signori dell’Ordine. Jodie scappò immediatamente in strada per sottrarsi a quella specie di sequestro, uno dei militari la inseguì e la riacciuffò un attimo prima che finisse sotto un’auto, poi scortarono entrambi in casa affinché lei potesse prendere le sue cose.

      «Non voglio essere portata via!» cominciò d’un tratto a gridare Jodie, scalciando e tirando strattoni al Signore dell’Ordine che cercava di immobilizzarla. «Voglio stare con mio padre... voglio stare con papà!»

      Esasperato dal suo pianto, Giuda si scagliò contro i Signori dell’Ordine e lottò con tutte le sue forze, affinché non gli venisse portata via anche lei. Quando riprese conoscenza, scoprì di trovarsi in una camera d’ospedale. Non appena fu certo che era in grado di capirlo, un tizio in camice bianco gli lesse i referti:

      «Asociale e depresso, frequenti stati di disordine mentale, cenni di schizofrenia e manie persecutorie... direi che non c’è male! Ma stia tranquillo, la guariremo!»gli disse sorridendo, poi controllò che le cinghie che gli immobilizzavano braccia e gambe fossero ben salde.

      Le pareti dell’antico magazzino puzzavano di muffa, alcuni ventilatori appesi al soffitto continuavano a cospargere di polvere le teste delle sei persone riunite attorno al tavolo. Il materiale tecnologico era stato disposto al centro del ripiano tarlato e stonava con il resto dell’arredamento, fatto di vecchi mobili ricoperti di lenzuola e ragnatele.

      «Per quanto tempo ancora dovremo continuare a vivere in questo modo, a nasconderci come topi?» sbottò Tony rompendo subito il silenzio. Era alto e magro, abbronzato, i suoi occhi piccoli, tagliati come mezzelune, si accendevano ogni volta che sorrideva o che osservava qualcosa con attenzione. Due fini baffetti neri addolcivano la sporgenza eccessiva del suo naso, lievemente appuntito. Era nervoso nel corpo come nel carattere e meticoloso per natura, ogni volta che c’erano quelle riunioni sbraitava di continuo per ogni nonnulla. Gli altri stavano distrattamente cercando di trovare la posizione più comoda per affrontare l’attesa, che presumibilmente sarebbe stata lunga.

      «Per

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