Saluta Il Mio Cuore Con Un Bacio. Dawn Brower

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Saluta Il Mio Cuore Con Un Bacio - Dawn Brower

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style="font-size:15px;">      “Hai la pelle più spessa di così” disse Dani con un accenno di umorismo nella voce. “In realtà sono sorpresa di vederti qui. Ti pensavo all’ospedale con Lana”.

      Sullivan si corrucciò. La maggior parte delle persone non avevano notato quanto tempo trascorreva all’ospedale. Rimaneva nell’ombra e non interagiva con nessuno. Eppure Dani l’aveva visto la notte in cui Lana era stata ricoverata. Da sola aveva assistito al suo stress, ed aveva fatto in modo di controllarlo ogni giorno dopo l’incidente.

      “Lana non ha bisogno di me” rispose lui rigidamente. “L’ha reso perfettamente chiaro quando ha aperto gli occhi l’altro giorno”.

      “Ma tu hai bisogno di lei, vero?” domandò Dani dolcemente. “Perché non le dici ciò che provi?”

      E fare in modo che lei lo annienti in mille pezzi con quella sua lingua da vipera? Avrebbe preferito vivere un po’ più a lungo e combattere un giorno in più. “Ho cercato di convincerla a trascorrere la convalescenza alla villa” rispose invece. “Sua madre è preoccupata per lei, e la tranquillizzerebbe avere Lana vicino. Ovviamente ha detto di no”.

      Dani s’accomodò sulla sedia di fronte alla scrivania di Sullivan ed accavallò le gambe. Poi unì le mani in grembo ed alzò lo sguardo su di lui. “Siediti” ordinò. “Forse con gli altri sei in grado di deviare l’argomento, ma come ho detto prima, io sono immune”.

      Sullivan le rivolse un’occhiata. Non era abituato ad avere qualcuno che gli desse degli ordini come si fa con un bambino. Non avrebbe lasciato che la sua sorellina fosse la prima a farlo. “Ho molto da fare. Perché non mi dici il motivo della tua visita, e poi possiamo entrambi proseguire con la nostra giornata”.

      “Non funziona con me” gli disse. “Non me ne andrò fino a che non ti sarai aperto con me”.

      Sullivan si sedette alla poltrona come gli aveva chiesto di fare lei, ma non significava che si sarebbe aperto esponendole tutti i suoi segreti. Alcune cose era meglio se lasciate sepolte. “Non hai un matrimonio da pianificare?”

      “Siobhan sta gestendo tutto” disse. “Ha reso le cose molto più semplici per me. Tutto ciò che ho dovuto fare è stato scegliere il vestito e beh, ricordare di presentarmi quando arriverà il giorno”.

      “È una cosa diversa rispetto a quando hai accettato che i tuoi genitori ti aiutassero” rispose lui con fare divertito. “Che cosa ti ha fatto cambiare idea?” doveva farla parlare di qualcosa tranne che di sé stesso. Il matrimonio era un bell’argomento per cominciare. Il desiderio di parlare dei propri sentimenti si trovava nello stesso posto in classifica con il tagliarsi le vene.

      “Sono stata testarda” disse, e sospirò. “Me ne rendo conto ora. Il matrimonio mi ha dato l’opportunità di conoscere Malachi e Siobhan. Sono brave persone”.

      I loro genitori erano molto più che brave persone. Erano meravigliosi, gentili e fantastici. Non esistevano veramente sufficienti termini per descriverli. Nonostante la tragedia di perdere Dani da bambina, non si erano mai veramente disperati. Avevano ancora Sullivan ed avevano fatto del proprio meglio per mantenere le cose nel modo più normale possibile. Erano diventati un po’ iperprotettivi, ma l’aveva gestita.

      “Puoi chiamarli Mamma e Papà” disse Sullivan. “A loro piacerebbe se lo facessi”.

      “Forse lo farò, con il tempo” rispose lei. “Non sono ancora pronta”.

      La comprendeva. Al suo posto non era sicuro che sarebbe stato altrettanto tollerante. Di natura, Sullivan era scettico in merito al mondo che lo circondava. “Hai detto che non credevi di trovarmi qui. Che cosa ti ha portato alla Brady Blue se non il vedere me?”

      “Mi sono fermata alla fondazione. Volevo radunare delle idee e vedere come funzionano le cose qui”. Arricciò il naso in segno di ripugnanza. “Devo dire che non mi piace molto la donna che la gestisce. È stata un po’ dispettosa”.

      Oh, accidenti…prima l’informazione che gli aveva fornito Wilson, ed ora questo. Stava rimpiangendo l’aver assunto quella strega. Era però altamente qualificata ed era brava nel suo lavoro. Forse era anche più brava di quanto pensasse se aveva scremato il fondo e riempito il proprio conto corrente. Wilson sarebbe dovuto arrivare a fondo della questione. “Forse la dovrò convocare per un colloquio privato. Che cosa ti ha detto?”

      “Sono in grado di vedermela con Colleen O’Callaghan” disse emettendo una risata nasale. “È tutta la vita che ho a che fare con persone come lei. Una stronza bionda e pretenziosa che non si rende conto di chi è. Non ti preoccupare, prima che me ne andrò verrà rimessa in riga. Non commetterà più quell’errore”.

      Le labbra di Sullivan s’inarcarono in alto nel primo vero sorriso del giorno. “Mi piacerebbe assistere alla scena”.

      Alzò gli occhi al cielo. “Se ci fossi stato tu non avrebbe mai tirato fuori gli artigli con me. Si sarebbe sfregata su di te sperando che i suoi ferormoni ti avrebbero attirato ed avresti giaciuto nella sua tana per trascorrere un po’ di tempo insieme”.

      “Ci sono stato, e non lo farò più” rispose con naturalezza. “Anche io sono riuscito a sfuggire a malapena da quegli artigli”. Gli vennero i brividi al ricordo di quando andava al college. Quella notte Colleen lo aveva aiutato a dimenticare la ragazza che voleva veramente. Era tutto ciò che avevano condiviso, e se ne pentiva. Era stata carina quando si erano incontrati, ma poi era emersa la vera lei quando si era resa conto che Sullivan non voleva altro da lei.

      Dani scosse il capo. “Solo tu avresti assegnato una posizione di tale autorità ad una delle tue ex. Spero che quella relazione abbia avuto luogo prima che lei lavorasse qui, o mi vengono i brividi a pensare alle possibili azioni legali”.

      “È stato tanto tempo fa” rispose lui con un ghigno. “Fra l’altro, che senso avrebbe avere un avvocato in famiglia se non mi può aiutare a sviare una cosa o due?” non riuscii a non pungolarla. Crescendo aveva mancato l’opportunità di farlo, e si stava rifacendo del tempo perso.

      Dani inarcò un sopracciglio e disse, “provaci, e vedrai quanto correrò velocemente in tuo soccorso. Ho cose più importanti di cui occuparmi piuttosto che giocare all’arbitro fra te ed una delle tue ragazzine”.

      “Ex ragazzine” disse con fare inorridito. “Adesso è una professionista”.

      “Potrei dire cose abbastanza derogatorie riguardo alla sua professionalità, ma eviterò”. Fece l’occhiolino. “Sono sicura che all’epoca avrai apprezzato le sue abilità”.

      “Non spettegolo” rispose lui. Era qualcosa che si era sempre tenuto per sé. Non parlava dei propri incontri o avventure. Non doveva. Le donne svolgevano quella parte al posto suo. Erano molto più che disposte a sparlare delle sue prodezze, e lui non sembrava avere un motivo per impedirglielo. “Tu d’altro canto non hai cuore”. Gli era veramente mancato non avere sua sorella quando era un bambino.

      “Esatto” rispose lei. “L’ho dato a Res anni fa. Se vuoi un po’ di compassione, forse dovrei chiamarlo”.

      Il futuro marito di Dani a volte provava molto più che un po’ di compassione. “È agitato per il matrimonio?”

      “È inquietantemente calmo. Non capisco”. Sorrise Dani. “Mi mantiene equilibrata. A proposito del matrimonio…” si mordicchiò il labbro. “Lana dovrebbe essere una delle damigelle. Dovrò passare a trovarla per vedere se si sente ancora di presenziare. Il giorno del matrimonio arriverà prima che ce ne reneremo conto”.

      Il

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