Saluta Il Mio Cuore Con Un Bacio. Dawn Brower

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Saluta Il Mio Cuore Con Un Bacio - Dawn Brower

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sorrise con fare derisorio. “L’importante è che tu ne sia convinto. Ma un tizio che cambia ragazza così spesso come fai tu non è una persona come si deve”.

      La bocca di Sullivan formò una linea retta, e contrasse i muscoli delle guance. Non gli piaceva nemmeno un po’, ma era così. Molto tempo prima lei aveva realizzato che la mancanza d’interesse di lui nei confronti di Lana non aveva a che fare non lei personalmente. Sullivan aveva problemi molto più grandi, ed avevano avuto inizio quando sua sorella era scomparsa anni prima. Parti del suo guscio avevano iniziato a creparsi quando l’aveva rivista qualche mese prima di quel momento. Le lacune nella sua famiglia avevano iniziato ad essere colmate da una fragile colla, ed una sola mossa falsa avrebbe potuto far crollare tutto ciò che lo circondava. Lana comprendeva Sullivan molto meglio di quanto lui se ne rendesse conto. Non voleva rendere niente permanente in quanto temeva di perdere nuovamente qualcosa di così caro. Solo perché lei aveva riconosciuto tale colpa non significava doverla accettare.

      Qualche istante più tardi Sullivan disse, “Non sono venuto qui per discutere con te. Ciò che devo chiederti è abbastanza importante. Tua madre è preoccupata da molto tempo riguardo al tuo benessere. Ciò di cui volevo parlarti ha a che fare con lei, e per estensione, con te”.

      “Che cosa c’entra mia madre con tutto questo?” La paura la pervase alle parole di lui. Le stavano nascondendo qualcosa di importante? “Sta bene?”

      “Tua madre sta bene”, la rassicurò. “È solo molto preoccupata per te, ma ho una soluzione che vi aiuterà”.

      “Oh?” inclinò la testa di lato. “E che cosa ha inventato il potente Sullivan per risolvere tutti i nostri problemi?” si portò una mano sul cuore e disse con fare sprezzante, “oh, che cosa faremmo senza di te?”

      Lui strinse i denti e contrasse la mano attorno al bracciolo della sedia. L’aveva fatto incazzare. Era bello vedere che non aveva perso il suo tocco.

      “Quando eri incosciente pensavo di aver perso la tua insolenza. Sto iniziando a rimpiangere il fatto che non sia stato così, adesso che mi ha colpito nuovamente”.

      “Si apprezza con il tempo. Sei abbastanza fortunato perché non mi hai ancora apprezzata completamente. Non ti preoccupare, sono sicura che tu non sia l’unico a non possedere l’abilità di abituarsi alla mia magnificenza”.

      Qualcosa che lei non comprendeva completamente era come riuscisse ad articolare ciò che diceva. Apriva la bocca e le parole uscivano. Per la maggior parte ne traeva vantaggio, ma a volte desiderava rimangiarsele. Non voleva veramente far disperare Sullivan, ed era stanca. Forse sarebbe stato più facile farlo arrivare al punto. Specialmente se riguardava sua madre…

      “Lisanna” disse sospirando. “Porti un uomo forte all’alcolismo. Non sopporterei di vedere che cosa faresti ad uno debole”. Scosse il capo. “Fidati, sono molto più che in grado di gestirti. Mi gusto l’idea che un giorno avrò quel piacere”.

      “Come se ti darei mai la possibilità” ribatté lei. “Lasciamo perdere questo battibecco e ritorniamo al problema principale. Che cosa vuoi? Così posso cacciarti e dimenticarmi della tua esistenza”.

      Ridacchiò. “Fa finta fin che vuoi, ma sappiamo entrambi che tu pensi a me più di quanto tu stessa desideri”.

      “Per favore”, disse Lana con fare derisorio. “Ho cose ben migliori con cui trascorrere il mio tempo, ma se ti rende felice continua a pensarla così”. Perché non riusciva ad allontanare questo stronzo presuntuoso? Era stato così gentile con lei quando si era svegliata, ed ora—doveva chiedersi dove fosse andata quella versione di Sullivan. Eppure lei era stata una stronza in ogni scambio che avevano avuto. Che cosa si aspettava da lui? “A patto che smetti di chiamarmi Lisanna. Ti ho detto tempo fa…che non sono più quella bambina”.

      “Sarai sempre Lisanna per me” spiegò. “Non ti chiamerò più diversamente. Forse dovresti pensare al perché sei così insistente sul voler essere Lana, invece di insistere che Lisanna non esiste più.

      “Sono la stessa persona, idiota”, ribatté lei. “La differenza è che la ragazzina ingenua è diventata cinica troppo velocemente. Riconosco subito le stronzate, ed a proposito ne sto guardando una in questo momento”.

      “Il riflesso sembra famigliare, non è vero?” rispose lui. “Nemmeno io mi trattengo. Abbiamo finito la gara a chi piscia più lontano? Puoi ritirare gli artigli abbastanza a lungo per intrattenere una conversazione importante?”

      Lana lo guardò. A volte lo odiava veramente. Non voleva veramente pensare a quando provava qualcosa di interamente diverso. “Dì ciò per cui sei qui prima che cambi idea”.

      Lui le rivolse un ghigno. Alcuni lo trovavano rassicurante, ma lei lo vedeva per ciò che era. Una sfida—offerta ed accettata. Sullivan credeva di vincere qualcosa, e lei glielo concesse allo scopo di porre prima fine alla sua disperazione. Il più velocemente avrebbero finito questa conversazione, più velocemente lo avrebbe potuto cacciare.

      “Che graziosa” disse in tono falsamente benevolo. “Volevo parlarti di dove andrai quando verrai dimessa”.

      “Facile” rispose. “A casa mia. Dove altro andrei?”

      Sullivan esalò con forza. “Devi guarire a lungo. Non pensi sarebbe saggio restare vicino a chi ti vuole bene per farti aiutare se avrai bisogno?”

      Ah. Intendeva questo quando si riferiva a sua madre. Forse se ne sarebbe occupata da sola, ma non poteva vivere alla villa, con i ricordi che tali mura richiudevano. Trattenevano quella parte di sé che aveva lasciato andare tanto tempo prima. Non voleva veramente ritornate ad essere quella ragazzina ingenua. Lana aveva lavorato troppo a sodo per diventare una donna forte ed indipendente, e non sarebbe più stata una ragazzina bisognosa. Sua madre avrebbe compreso.

      “Sono in grado di prendermi cura di me stessa. Fra l’alto ho molti amici, se avrò bisogno di qualcosa potrò chiamare loro”.

      “Perché sei così testarda?” Era assolutamente incazzato con lei. Lana non era in grado di sforzarsi affinché le importasse.

      “Fa parte del mio fascino” ribatté prima di sorridere con fare orgoglioso. “E a te piace, per la maggior parte delle volte”.

      “Morditi la lingua” le disse. “Non ammetterò mai un apprezzamento nei confronti di qualche tipo di tortura”.

      Lana poteva ribattere, ma decise di lasciar stare. Lui forse non voleva ammettere il fatto che gli piacesse disputare con lei, eppure lo faceva regolarmente. Che cosa aveva detto riguardo a loro due? Uno psichiatra si sarebbe divertito a svelare le dinamiche fra di loro. Ma invece di proseguire, decise di fargli una piccola offerta di pace.

      “Hai fatto il tuo dovere, Sully” disse dolcemente. Si stava veramente stancando. “Va’ a casa e dì a mia madre che me la caverò. Non c’è ragione che io resti alla villa. Lei hai già abbastanza cose di cui occuparsi, senza aggiungere me al suo onere”.

      “Potremmo assumere un’infermiera per aiutarti” offrì.

      Lana emise una rasata nasale. “Io sono un’infermiera. Non lascerò che un’altra si prenda cura di me in convalescenza”.

      “Vorrei che tu cambiassi idea”. Si allungò verso di lei, ma sembrò ripensarci e ritrasse la mano. “Ma non forzerò le cose. Almeno pensaci, e fammi sapere se cambierai idea”.

      “D’accordo” rispose poi. “Ma non sarà così”.

      Sullivan

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