Rinascere. Mª Del Mar Agulló

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Rinascere - Mª Del Mar Agulló

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dai capelli, ma per qualcuno come Xantal, i dettagli quasi mai passavano inosservati.

      Il segno aveva un mistero occulto. Gli abitanti più antichi del luogo lo collegavano con la trasformazione umana in altri esseri pericolosi ed oscuri, nella reincarnazione umana, e c’erano anche persone che lo mettevano in relazione con la personificazione del demonio stesso.

      All’improvviso, soffiò una leggera brezza, infiltrandosi per le finestre, spegnendo le candele che illuminavano l’abitazione, lasciandola al buio. La casa restò impregnata di un profumo di gelsomino proveniente dal giardino, che era entrato con la brezza, con l’unico suono dei pianti della neonata.

      Un altro cattivo presagio – pensò Xantal.

      3. Una nuova casa

      Poco dopo il sesto compleanno di Aman, a Saùl offrirono un lavoro fisso nella proprietà agricola di un ricco conte, che doveva trasferirsi in un altro villaggio, Harkaj. All’inizio la famiglia aveva dei dubbi, aveva vissuto sempre nello stesso luogo, con le stesse persone, ma il lavoro offerto a Saùl era ben remunerato, era un’opportunità da non lasciarsi scappare.

      La nuova casa di Aman era adorabile. Era fatta di pietra e legno, con un tetto triangolare e grandi vetrate. Al piano di sotto c’era una grande stanza che fungeva da cucina, sala da pranzo e salotto. Al piano superiore c’erano le camere da letto. Ma ciò che piaceva di più alla famiglia era il meraviglioso panorama, dato che la casa si trovava a fianco di un piccolo lago.

      Sul retro della casa, c’era un mulino ad acqua, e spazio per gli animali.

      Poco dopo l’arrivo nella nuova casa, iniziarono la costruzione di un garage, dato che il conte aveva regalato a Saùl un trattore perché potesse svolgere meglio il proprio lavoro.

      Inoltre la proprietà possedeva un imbarcadero, la famiglia non aveva nessuna barca, ma anni più tardi ne avrebbe acquistata una.

      Anche la maggior parte dei vicini avevano le case a fianco del lago, il resto erano raggruppate nell’estremo nord. Lì si trovava la romantica Piazza Forte, in cui regnava una grande fontana romanica, a cui posteriormente era stata aggiunta una statua di donna seminuda. Le case prospicienti la piazza erano decorate con fiori dai toni rosati e rossi, come roseti, rose alpine ed altre varietà.

      Il venerdì la piazza si trasformava, dando luogo ad un mercato spettacolare, sia per dimensioni, che per varietà di prodotti; la gente veniva da altre regioni a vendere, a comprare, o semplicemente ad osservare quello spettacolo. Infatti, in alcune occasioni i mercanti avevano la necessità di estenderlo verso la periferia del paese. Lì si potevano trovare dagli animali da cortile, animali esotici, cibo, stoffe, spezie alle pozioni, tra le altre cose.

      Per sei anni, Aman fu una bambina normale. Sua nonna sembrava ogni giorno più giovane, secondo le malelingue, beveva intrugli per restare giovane, che acquistava da Xantal. La relazione dei suoi genitori ne aveva risentito, fingevano di essere due persone innamorate, quando in realtà erano due persone che provavano affetto e che condividevano la vita, era come se poco a poco, l’amore si allontanasse da loro. Il maggiore cambiamento era quello del fratello. Era diventato un adolescente molto diverso dal bambino di un tempo. Ora era più spento, soffriva. Da bambino, era l’allegria della casa. Era vivace, allegro, senza pensieri, ma crescendo le preoccupazioni avevano incrociato la sua strada. La preoccupazione aveva un nome, Lorena, una giovane di un paese vicino, ricca, bella ed elegante. La prima volta che la vide se ne innamorò. Passeggiava per il mercato. Indossava un abito blu, e i ricci dorati le ricadevano sulla schiena. Sorrideva ad uno dei giovani venditori della bancarella di ortaggi. Non avrebbe mai prestato attenzione ad uno come lui.

      Vari anni dopo l’arrivo di Aman nella nuova abitazione, mentre stava tornando dalla casa di un’amica, alla quale la sua famiglia frequentemente vendeva uova e latte, incontrò un giovane appoggiato ad un albero. Indossava abiti costosi. Una giacca azzurra, con pantaloni abbinati molto eleganti.

      Guardava Aman senza battere ciglio. Aveva uno sguardo sereno, in cui si leggeva la felicità.

      Arrivata alla sua altezza, Aman proseguì come se non si fosse accorta della sua presenza, ma lui le mise una mano sulla spalla, mentre Aman diventava nervosa.

      «Ciao, mi chiamo Florín» si presentò lo sconosciuto.

      «Non so chi sei, né cosa vuoi, ma non ho denaro, la mia famiglia è molto umile, non possiamo darti nulla» disse Aman sulla difensiva facendo alcuni passi indietro.

      «Non sono un ladro. Sono nuovo in paese. Scusa se ti ho abbordata così in mezzo alla strada».

      Aman non sapeva cosa dire.

      «Ti piacerebbe mostrarmi il villaggio?»

      «Ho solo dieci anni! I miei genitori non me lo permetterebbero.»

      «Non devono saperlo, possiamo essere amici in segreto.»

      «Ma sei molto grande.»

      «Non tanto, ho quindici anni.»

      «Di dove sei?»

      «Del nord, di un piccolo villaggio, che ti piacerebbe sicuramente» Florìn abbozzò un sorriso.

      «Devo andare, addio.»

      «Aspetta, conosci il rifugio degli innamorati? Domani pomeriggio ti aspetterò là.»

      «Non conosco questo posto.» mentì Aman e se ne andò a lunghi passi.

      Aman sapeva dove si trovava il luogo perché suo fratello ci andava con altri coetanei a spiare le coppiette, e qualche volta gliene aveva parlato. Si trattava di piccoli cerchi nel bosco completamente circondati da alberi, dove un tempo si praticava la stregoneria. Ogni cerchio aveva al centro i resti di un falò dove le streghe distillavano diverse pozioni. Inoltre, tutti avevano delle piccole rocce su cui si sedevano le streghe. Essendo lontani dal paese e non molto conosciuti, alcune coppie scappavano e si incontravano lì.

      Aman non aveva intenzione di incontrarsi con Florìn, e ancora meno in un luogo appartato.

      Florìn. Ogni volta che lo pensava le veniva da ridere. Non sapeva perché quel nome, anche se era molto comune, la faceva ridere. Ma per qualche ragione, non riusciva a toglierselo dalla testa. E all’improvviso, sentì una puntura dietro l’orecchio destro.

      Anche il giorno seguente non pensava ad altro che a Florìn, e non le veniva più da ridere. Sentiva come un legame tra loro, anche se non pensava di andare all’incontro con lui.

      Passarono due giorni senza sue notizie. Mentre stava lavando la biancheria in un grande catino nella stalla, qualcuno aprì la porta e si affacciò Era Florìn. L’espressione di stupore di Aman era grande.

      Come osa? pensò Aman.

      «Non fare un altro passo o urlo.»

      «Tranquilla, volevo solo vedere se stavi bene, dato che non sei venuta al nostro appuntamento.»

      «Vattene o mi metto a urlare.»

      Florìn si voltò con l’intenzione di andarsene, e le disse,

      «Oggi ti aspetterò di nuovo, non deludermi» e se ne andò senza dire altro.

      Aman non sapeva se pensare che Florìn era

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