Rinascere. Mª Del Mar Agulló

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Rinascere - Mª Del Mar Agulló

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style="font-size:15px;">      Quel pomeriggio Aman ci andò. All’inizio con un po’ di paura. Cercò tra i cerchi, erano tutti vuoti. Arrivò all’ultimo cerchio. Florìn l’aveva ingannata, si era preso gioco di lei, lì non c’era nessuno. Iniziò a camminare verso casa con il viso in fiamme per la rabbia. Ma in quel momento, prima di uscire dal bosco, si accorse di un piccolo sentiero che iniziava tra due alberi, che erano uniti in modo strano a formare un cuore. Aman vi si addentrò.

      Era lungo. In alto i rami erano sempre più fitti, lasciavano entrare la luce a malapena. Al termine del sentiero c’era un altro cerchio, e seduto su una roccia, Florìn.

      «Vedi questi resti di un falò? Prima qui si riunivano le streghe» disse Florìn a modo di saluto.

      «Porti qui molte persone?» ad Aman batteva forte il cuore.

      «Non ci ho mai portato nessuno. Quando ho scoperto questo luogo ho pensato che potevo portarci solo qualcuno di speciale, e questo qualcuno avrebbe scoperto questo posto come me, in modo che il destino ci avrebbe uniti per sempre.»

      Aman si sentiva soffocare, pensò di andarsene, ma le sembrava maleducazione, in ogni caso, non conosceva Florìn.

      «Me ne vado» disse Aman drastica.

      «Perché? Voglio solo essere tuo amico. Non mi hai nemmeno detto come ti chiami.»

      «Come sapevi dove abito?»

      «L’altro giorno ti ho seguita, mi dispiace, so che un gentiluomo non deve fare una cosa del genere, ma ero preoccupato che qualcuno potesse farti del male.»

      Aman immaginò che Florìn dovesse appartenere ad un famiglia di alto lignaggio. I suoi modi erano squisiti, i suoi abiti di alta qualità, ma non sapeva perché fosse tanto interessato ad una ragazzina come lei, di origini contadine. Non aveva molto denaro, l’unica proprietà che possedeva era la sua abitazione attuale. Le costava pensare quali altre attrattive potessero interessare a qualcuno come Florìn. Forse pensava di ingannarla come era successo ad altre sue compaesane, che se ne erano andate con ragazzi come Florìn, ed erano tornate causando la vergogna della loro famiglia, per lei era chiaro che non sarebbe accaduto.

      Guardò Florìn, aveva una espressione serena, le trasmetteva sicurezza e tranquillità.

      «Va bene, saremo amici, ma in segreto» Aman abbozzò un sorriso, che per Florìn fu il più bello mai visto fino a quel momento.

      Cominciarono subito a parlare in modo molto naturale. Parlarono delle loro vite nei villaggi precedenti, di come si divertivano nel tempo libero, dei loro sogni.

      Aman e Florìn iniziarono a forgiare una nuova amicizia. Ogni pomeriggio si incontravano nello stesso cerchio.

      Un pomeriggio qualcosa cambiò. Quando Aman arrivava al cerchio, Florìn la stava sempre aspettando, ma quel pomeriggio non c’era nessuno, al suo posto trovò una lettera. Aman la aprì e la lesse:

      Per la mia piccola Aman.

      Mi dispiace dover informarti che non potremo più vederci. I miei pomeriggi non avranno più la tua allegria, né il tuo sorriso, né lo sguardo dei tuoi occhi verdi, né le tue storie ammalianti, né le tue lacrime per i pomeriggi perduti a causa della pioggia. Ma, soprattutto, non avranno te.

      Spero che tu possa dimenticarmi e vivere appieno la tua vita, per me sarà impossibile perché mi mancherai sempre. Forse in futuro ci rivedremo, il destino deciderà.

      Ricorda questi mesi come un sogno. Tu sei il mio sogno.

      Con affetto, il tuo caro Florìn.

      E leggendo la lettera, l’incantesimo dell’oblio, che trasformava i ricordi in sogni, infuso in lei, fece effetto.

      4. Plamen

      La bella bambina di un tempo si trasformò come un cigno in una donna la cui bellezza non passava inosservata. Aman aveva sedici anni, ma ne dimostrava qualcuno in più. Era diventata una celebrità nella zona grazie ai quadri che dipingeva tutti i pomeriggi all’imbarcadero. Quasi ogni giorno aveva dei compratori, arrivavano da tutta la Romania, persino da altri Paesi. Molti bambini le chiedevano se per favore gli insegnava a dipingere come lei, così qualche sabato faceva lezione ai bambini del villaggio.

      Con il passare del tempo Aman aveva accumulato una piccola fortuna, permettendo alla sua famiglia maggiori privilegi, come l’acquisto di animali, utensili da cucina, e anche un’automobile di seconda mano il cui proprietario si era stancato. Avere un’auto era qualcosa di insolito, nessuno in paese né nei paesi vicini ne aveva una.

      Era innamorata di Plamen da un anno e due mesi, un vicino bulgaro di diciotto anni che viveva in paese da due anni. Plamen era alto, con gli occhi azzurri, capelli biondi leggermente ricci, e abbastanza bello. Era il partner ideale. Spesso Aman diceva che lui era la sua ispirazione per dipingere.

      «Aman, questo pomeriggio quando hai finito di dipingere, puoi venire a casa mia?»

      «Certo, ma non sarà troppo tardi? Lo sai che ai miei genitori non piace che io vada in giro di notte.»

      Plamen sorrise.

      «Di me si fidano.»

      «Lo so.»

      Quel pomeriggio Aman dipinse una donna delicata, molto magra. Un quadro che poi avrebbe venduto ad un marchese per una fortuna.

      Quando terminò di dipingere e ebbe raccolto tutti gli attrezzi, chiese il permesso a sua madre per andare a casa di Plamen.

      «Nonna, grazie per avermi regalato il cavalletto, non mi stancherò mai di dirtelo. Mamma, posso andare a casa di Plamen?»

      «Adesso?»

      «Sì.»

      «Tesoro, non sei più una bambina, certo che puoi andare, ma non tornare troppo tardi. Portati questo lume, sta già facendo buio, quando tornerai sarà già notte.»

      «Grazie mamma, le madri delle mie amiche non sono come te.»

      «Le tue amiche non sono come te.»

      Kiara baciò Aman sulla guancia, che a sua volta baciò Adriana e se andò felice.

      Arrivata a casa di Plamen non aveva ancora fatto buio. Bussò alla porta, ma sembrava che non ci fosse nessuno. Aspettò seduta sullo scalino del portone, subito arrivò un carro guidato da Plamen.

      «Perdona l’attesa, ho dovuto andare a prendere un oggetto abbastanza lontano.»

      Plamen scese dal carro e baciò Aman su una mano.

      «Sono appena arrivata, dove sei stato?»

      «Te l’ho già detto, lontano» Plamen abbozzò un sorriso, Amen fece una smorfia, le nascondeva qualcosa.

      Entrarono in casa e Plamen si affrettò ad accendere vari lumi.

      «Ho pensato molto tempo alla nostra relazione e sono arrivato ad una conclusione.»

      Plamen iniziò ad accendere il camino per riscaldare la casa.

      «La nostra relazione è perfetta, però sai che io cerco sempre

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