La Figlia Dell’Acqua. Aidan Fox

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La Figlia Dell’Acqua - Aidan Fox

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naga erano creature del tempo antico. Dotati di una longevità senza precedenti che poteva raggiungere diverse centinaia di anni, possedevano un lungo corpo da rettile dotato di due paia di braccia e di un viso triangolare che era la replica esatta di quello di un serpente. Ma la cosa più stravolgente della loro fisionomia erano le loro gambe. O piuttosto la loro assenza, dato che ne erano completamente sprovvisti. Il loro tronco era costituito solamente da una coda immensa che poteva misurare diversi metri e sulla quale si appoggiavano per tenersi dritti. Quest’appendice li rendeva spaventosi nei combattimenti ravvicinati, e li rendeva i maestri assoluti degli oceani talmente erano rapidi ed agili nell’elemento acquatico.

      Un tempo, avevano utilizzato le loro capacità per sottomettere il mondo. Oggi, la civiltà naga non era che un’ombra di se stessa. Si era ritirata davanti allo sviluppo degli scambi marittimi, le maestose creature erano scomparse nelle profondità oceaniche per non risalire mai più in superficie. L’avvento del potere dei Principi commercianti aveva conservato solo un vago ricordo di queste.

      La partecipazione di una squadra di naga alla Coppa dei Sette Principati era dunque oggetto di profondi interrogativi.

      Ciononostante, i Dimenticati, squadra numero settantadue, si erano allineati come gli altri sulla linea di partenza ad Ys, sotto lo sguardo severo del loro leader, Zok’kar. Ufficialmente, avevano deciso di partecipare alla corsa perché amavano gareggiare, ma anche per testimoniare la loro presenza alle altre nazioni. Da qui derivava il nome della squadra.

      Ufficiosamente, i Dimenticati svolgevano una missione d’investigazione su ordine del loro Principe Hul’doj, signore degli abissi e padrone della mitica città sommersa Ortanck. Perché quest’ultima stava morendo. La città scomparsa nelle profondità marine attingeva attualmente alle sue ultime riserve di energia, ed era diventato cruciale trovare una nuova sorgente di alimentazione. Senza di questa tutto il popolo naga sarebbe morto.

      E non c’era opportunità migliore per questa ricerca che la Coppa dei Sette Principati.

      Zok’kar era stato quindi contattato dal suo Principe e aveva equipaggiato il Nautilus, gioiello della flotta sottomarina naga, sotto i suoi ordini, prima di reclutare i migliori quattro specialisti che aiutavano il loro capo in un’infiltrazione in piena regola.

      Con lui, erano cinque, il numero richiesto per partecipare alla Coppa.

      C’erano due combattenti spaventosi, le guardie personali di Sua Altezza. Quest’ultima aveva acconsentito a separarsi da loro con riluttanza, ma le loro prodezze marziali erano indispensabili a Zok’kar in caso di problemi. C’era anche Olk’vin, il miglior pilota di tutta la nazione, che lui aveva lasciato a bordo del Nautilus quando si era dovuto recare ad Ys per l’inizio della corsa. Il vascello era al momento stazionato nelle profondità del mare Fulvo, ma avrebbe seguito il loro percorso.

      E poi, ovviamente, c’era Lil’yan. La sola ed unica maga del popolo naga. Era l’elemento chiave della squadra, perché era lei che le avrebbe permesso di mettere la mano sul suo obiettivo.

      Zok’kar non doveva fare altro che operare nella più completa discrezione.

      Ora che la Coppa era iniziata, la ricerca poteva cominciare. Il naga aveva le carte in mano. Il suo margine di manovra era ridotto a causa del potente dispositivo di sicurezza costruito intorno alla Corsa e dell’attenzione particolare della quale lui ed i suoi erano oggetto, ma non si preoccupava.

      Era maestro nell'arte dello spionaggio.

      Era la missione più esaltante della sua lunga carriera.

      Datemi una sigaretta ed una chiave inglese e vi decapiterò una motocicletta senza sbagliare!

      Sayan, Citazioni pittoresche

      La ragazza fu svegliata dal suo torpore da un grido.

      -Guarda, Naëli, stiamo arrivando!

      Era Sayan che era salita sul ponte e indicava un puntino all’orizzonte, tutta eccitata.

      Naëli brontolò strappandosi al sonno.

      -Ehi, Sayan, spero che non sia un invito a mostrarti le mie mutande, le disse alzando gli occhi verso la sua compagna di squadra.

      Quest’ultima arrossì rendendosi conto che era proprio sopra alla giovane ragazza, che aveva una vista diretta sotto la sua gonna.

      Saltò di lato farfugliando scuse assurde ed incomprensibili, prima di ripiegare il suo pareo intorno alle sue gambe per tentare di mascherare la sua vergogna con un gesto futile. Sayan era sempre vestita con un’estrema semplicità che rasentava quasi l’indecenza. Si poteva dire che il suo guardaroba fosse composto solo da gonne corte in tessuto, lunghi stivali beige e piccoli gilet di cuoio. Senza dimenticare i suoi perenni occhiali da aviatore che sembravano incollati alla sua fronte, quando non li incollava ai suoi occhi.

      Allo stesso tempo, vista l’epopea nella quale si era lanciata, era meglio non essere troppo equipaggiati.

      Questione di peso da trasportare.

      Tuttavia, la sua tenuta leggera non faceva che mettere in risalto la sua silhouette molto attraente. Un corpo atletico dalla pelle scura e dalle curve ben disegnate, che si indovinava facilmente sotto vestiti aggiustati con cura, accompagnato da una criniera rosso fuoco che non aveva niente di naturale.

      Una bella donna, sicuramente. Un pessimo carattere, ma un fisico da sogno.

      Da qualche parte, Naëli nutriva un briciolo di gelosia nei suoi confronti. Sayan era più vecchia di lei di soli due anni, ma sembrava molto più matura.

      Anche se in questo momento, il disagio della ragazza era più comico che altro. Joan, che passava da quelle parti, non si sbagliò.

      -Mi dirai il colore della sua biancheria? Disse discretamente all’orecchio di Naëli. Mi sono sempre posto la domanda, vista la leggerezza di quello che mette sopra!

      Entrambi scoppiarono a ridere e Sayan arrossì. Naëli le offrì un’ancora di salvezza:

      -Cosa dicevi, prima di svegliarmi così crudelmente dal mio riposo ben meritato?

      Gli occhi di Sayan si illuminarono.

      -Arriviamo a Nebbia della sera, annunciò semplicemente puntando il dito verso il porto che ingrandiva all’orizzonte.

      Una bandiera con i colori della Coppa sventolava davanti all’ingresso del porto, segno che nessun altro concorrente era ancora arrivato. Era tradizione mettere una bandiera alla fine di ogni tappa, affinché i primi concorrenti la strappassero sotto le ovazioni del pubblico.

      Naëli gettò un’esclamazione meravigliata e corse a raggiungere Molly sul retro della barca.

      -Siamo davanti, quindi?

      L’anziana donna inclinò la testa masticando un filo d’erba preso non si sa bene dove.

      -Ovviamente. E’ grazie a te. Joan, prendi il timone e conduci quest’entrata nel porto come se stessi facendo una carezza ad un piccolo gattino.

      -Vieni, mia bella, andiamo ad ammirare la nostra rumorosa entrata da vincitori dalla prua, proseguì Molly con la sua voce rauca.

      Naëli l’accompagnò

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