Contatto Per La Felicità. Serna Moisés De La Juan

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Contatto Per La Felicità - Serna Moisés De La Juan

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      «E ti ha lasciato con il bambino?» Chiese preoccupata.

      «Sì e grazie a mia madre che si prende cura di lui quando sono al lavoro possiamo andare avanti» risposi con un sorriso.

      «Non so se i miei genitori mi aiuteranno se lo tengo,» disse preoccupata.

      «I genitori di solito sono piuttosto testardi e insistono per imporre il loro modo di pensare, ma alla fine sei tu quella che deve vivere la propria vita e se decidi di crescerlo dovranno accettarlo, anche se costa loro,» dissi mettendole una mano sulla spalla.

      «A proposito, è facile dire che è vero che la vita ti cambia?»

      «Cioè?» chiesi a quella domanda incompleta che mi aveva quasi sussurrato.

      «È vero che dopo non senti più niente?»

      «No, chi te l’ha detto?» Chiesi sorpresa.

      «Non lo so, a scuola dicono che in tutto questo, la cosa in basso cambia e quindi non si sente nulla.»

      «Ma no, si sente lo stesso» dissi in tono rassicurante.

      «E il tuo seno non cade?» Mi chiese di nuovo imbarazzata.

      «È una questione di età, vedrai quando avrai vent’anni o trent’anni, che tu lo voglia o meno indosserai un reggiseno se vuoi tenerlo su.»

      «Ma dicono che l’allattamento al seno lo fa cadere prima.»

      «Non c’è niente di sbagliato, credimi, come dico a tutti, e sottolineo tutti, prima o poi il seno non è più florido, dipende da ogni singola persona, alcune donne perché hanno allattato, altre indossato reggiseni troppo stretti o semplicemente per il passare del tempo.»

      «E fa tanto male come si vede nei film?» Chiese spaventata.

      «Il momento del parto?» Chiesi per essere sicura del suo dubbio.

      «Sì,» mi rispose annuendo con la testa.

      «Beh, fa molto male, ma ci sono gli esercizi pre-parto che ti insegnano a dilatare e a respirare mentre lo fai, quindi è solo una questione di sforzo e molta spinta.»

      «Ma fa male?» Insistette sulla sua domanda.

      «Fa molto male, ma poi te lo dimentichi,» dissi amorevolmente.

      «Come te lo dimentichi?» Chiese sorpresa.

      «Sì certo, il mio ginecologo mi ha spiegato che prima che iniziano le contrazioni il cervello ha un meccanismo per cancellare quei ricordi dolorosi, se non fosse così nessuna avrebbe più di un figlio, a causa dei brutti ricordi che vive in quel momento e invece non è così.»

      «Beh, non so nemmeno se voglio avere il mio primo figlio, quindi non prendo in considerazione di averne un altro,» disse pensierosa.

      «Non avere fretta, tutto arriverà se lo volete tu e il tuo ragazzo,» dissi con un sorriso sincero.

      «Ma… se lui mi abbandona? Cosa farò? E se i miei genitori non sono d’accordo e mi rifiutano? Come farò a vivere?» Chiese spaventata.

      «Per prima cosa devi dirlo ai tuoi genitori, i quali comprenderanno la situazione e ti daranno il loro sostegno poiché è un loro dovere in quanto genitori.

      Quindi parla con il tuo ragazzo, che sarà sicuramente entusiasta di sapere che avrai un figlio suo. Ma poiché devi sempre rispettare la sua libertà, se decide di lasciarti, non preoccuparti, sarà segno che non ti merita» dissi con molta calma.

      «Non so, se lo dici tu, che ci sei passata, per me va bene, anche se ciò che mi preoccupa di più è che si nota così tanto che non posso nasconderlo con abiti larghi.»

      «Non c’è bisogno di nasconderlo, non è qualcosa di cui vergognarsi, è una grande benedizione che hai ricevuto, essere in grado di partecipare al miracolo della creazione,» dissi con gioia visto che le mie parole avevano avuto un effetto su quella ragazza che se ne andava tranquillamente.

      Lungo la strada e dopo aver lasciato nel parco quella bella donna con il suo bambino che giocava a palla, continuavo a ripetermi tutto quello che mi aveva detto, soprattutto quella parte sul fatto che si trattava di un contributo al compito della creazione, non l’avevo mai vista così prima d’ora.

      Quella donna senza conoscermi aveva risolto molti dei miei dubbi sulla gravidanza e gli effetti sul mio corpo, sebbene guardandomi mi vedevo ancora troppo piatta per poter avere un figlio.

      Abituata a vedere donne ben formate con seni grandi che allattano bambini enormi, dove potrebbe stare dentro di me un bambino come quello? Non ho le condizioni per averne uno.

      Nonostante quello che mi aveva appena detto la signora, andai nel panico, ma l’ascoltai, tornai a casa, andai direttamente in cucina dove mia madre stava preparando la cena e le dissi,

      «Mamma, ho buone e cattive notizie, quale vuoi per prima?»

      Lei che mi aveva già sentito parlare in quel modo non mi prestò molta attenzione e dopo un momento di silenzio che sembrò un’eternità le dissi,

      «Sono incinta.»

      Ascoltò e lasciò cadere quello che aveva in mano, facendo un gran rumore con un piatto. Mi spaventai, perché pensavo che mia madre potesse picchiarmi o rimproverarmi e per paura feci un passo indietro, ma invece si avvicinò a me con un grande sorriso, mi abbracciò e mi disse,

      «Figlia mia, sei già diventata una donna, perché non mi sono resa conto che sei cresciuta così in fretta?»

      Continuavo a sentirmi insicura riguardo alla situazione, perché non capivo se avesse accolto positivamente la notizia o perché era dispiaciuta per la mia situazione, così le chiesi,

      «Non ce l’hai con me?»

      «No, per niente, figlia mia,» disse baciandomi la fronte.

      Le diedi un grande abbraccio, sentendomi ora più tranquilla, ma ancora spaventata da ciò che il futuro mi riservava, non sapevo nemmeno se il mio ragazzo avrebbe accettato quello che avevo dentro, ma ora ero sicura di avere il sostegno di mia madre.

      «Lascia che sia io a dirlo a tuo padre stasera durante la cena,» disse con voce soave.

      «È necessario?» Le chiesi guardandola negli occhi.

      «Non preoccuparti, sarò delicata quando glielo dirò,» rispose, ammiccando.

      Ero molto più tranquilla dopo averlo detto a mia madre, anche se non ero stata troppo sottile nel farlo, ma avevo preferito non fare un giro di parole per l’importanza dell’argomento.

      Andai nella mia stanza, mi spogliai per cambiarmi e ne approfittai per guardarmi davanti allo specchio; mi guardai lateralmente e non vidi nulla, misi la mano sopra il ventre, cercando di capire dove sarebbe stato quel piccolo essere, ma non sentii nulla.

      Presi un cuscino e lo misi sulla pancia, poi mi misi una camicetta e mi guardai di nuovo allo specchio, non mi piaceva quella silhouette, mi faceva sembrare grassa ed ero sicura che avrei preso peso.

      Io

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