Il Libro di Urantia. Urantia Foundation

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Il Libro di Urantia - Urantia Foundation

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umano che conosce Dio si sforzerà di diventare simile alla Personalità Originale. Si possono discutere le opinioni su Dio, ma l’esperienza con lui ed in lui è al di sopra e al di là di ogni controversia umana e della mera logica intellettuale. L’uomo che conosce Dio descrive le sue esperienze spirituali non per convincere i non credenti, ma per l’edificazione e la reciproca soddisfazione dei credenti.

      1:6.7 (30.6) Presumere che l’universo può essere conosciuto, che è intelligibile, è presumere che l’universo è costruito da una mente e diretto da una personalità. La mente dell’uomo può percepire soltanto i fenomeni mentali di altre menti, siano esse umane o superumane. Se la personalità dell’uomo può fare l’esperienza dell’universo, è perché ci sono una mente divina ed una personalità reale celate in qualche parte di quell’universo.

      1:6.8 (30.7) Dio è spirito — personalità spirituale; anche l’uomo è uno spirito — personalità spirituale potenziale. Gesù di Nazaret giunse alla piena realizzazione di questo potenziale della personalità spirituale nell’esperienza umana; per questo la sua vita di realizzazione della volontà del Padre diviene per l’uomo la rivelazione più autentica ed ideale della personalità di Dio. Benché sia possibile cogliere la personalità del Padre Universale solo in un’esperienza religiosa effettiva, nella vita terrena di Gesù siamo ispirati dalla perfetta dimostrazione di tale realizzazione e rivelazione della personalità di Dio in un’esperienza veramente umana.

      1:7.1 (31.1) Quando Gesù parlava del “Dio vivente”, si riferiva ad una Deità personale — il Padre che è nei cieli. Il concetto della personalità della Deità facilita la comunione, favorisce l’adorazione intelligente, promuove una fiducia confortante. Tra cose non personali possono esserci interazioni, ma non comunione. Non si potrebbe beneficiare del rapporto di comunione tra padre e figlio, come di quello tra Dio e l’uomo, se entrambi non fossero persone. Solo delle personalità possono comunicare l’una con l’altra, sebbene questa comunione personale possa essere molto facilitata dalla presenza di un’entità così impersonale, qual è appunto l’Aggiustatore di Pensiero.

      1:7.2 (31.2) L’uomo non raggiunge l’unione con Dio allo stesso modo in cui una goccia d’acqua potrebbe trovare l’unità con l’oceano. L’uomo giunge all’unione divina mediante una comunione spirituale reciproca progressiva, attraverso rapporti di personalità con il Dio personale, avvicinandosi sempre di più alla natura divina nel conformarsi di tutto cuore e con intelligenza alla volontà divina. Una relazione così sublime può esistere solo tra personalità.

      1:7.3 (31.3) Il concetto della verità potrebbe essere concepito separatamente dalla personalità, il concetto della bellezza può esistere senza la personalità, ma il concetto della bontà divina è comprensibile solo in relazione alla personalità. Solamente una persona può amare ed essere amata. Anche la bellezza e la verità non avrebbero speranza di sopravvivenza se non fossero gli attributi di un Dio personale, di un Padre amorevole.

      1:7.4 (31.4) Noi non riusciamo a comprendere pienamente come Dio possa essere primordiale, immutabile, onnipotente e perfetto, e allo stesso tempo essere attorniato da un universo sempre mutevole ed apparentemente limitato da leggi, un universo in evoluzione di relative imperfezioni. Ma possiamo conoscere questa verità nella nostra esperienza personale, se noi tutti conserviamo identità di personalità ed unità di volontà nonostante il costante cambiamento di noi stessi e del nostro ambiente circostante.

      1:7.5 (31.5) La definitiva realtà dell’universo non può essere colta dalla matematica, dalla logica o dalla filosofia, ma soltanto dall’esperienza personale che si conforma progressivamente alla volontà divina di un Dio personale. Né scienza, né filosofia, né teologia possono convalidare la personalità di Dio. Solo l’esperienza personale dei figli per fede del Padre celeste può produrre l’effettiva realizzazione spirituale della personalità di Dio.

      1:7.6 (31.6) I concetti più elevati della personalità nell’universo implicano: identità, coscienza di sé, volontà propria e possibilità di autorivelazione. E queste caratteristiche implicano in aggiunta una comunione con altre personalità uguali, così come nelle associazioni di personalità delle Deità del Paradiso. L’unità assoluta di queste associazioni è così perfetta che la divinità diviene riconoscibile per la sua indivisibilità, per la sua unità. “Il Signore Dio è uno.” L’indivisibilità della personalità non ostacola Dio nel conferire il suo spirito affinché viva nel cuore dei mortali. L’indivisibilità della personalità di un padre umano non gl’impedisce di generare figli e figlie mortali.

      1:7.7 (31.7) Questo concetto dell’indivisibilità, in associazione con il concetto dell’unità, implica la trascendenza sia del tempo che dello spazio da parte dell’Ultimità della Deità; di conseguenza, né lo spazio né il tempo possono essere assoluti od infiniti. La Prima Sorgente e Centro è quell’infinità che trascende in modo non qualificato ogni mente, ogni materia ed ogni spirito.

      1:7.8 (31.8) La realtà della Trinità del Paradiso non viola in alcun modo la verità dell’unità divina. Le tre personalità della Deità del Paradiso sono come una in tutte le reazioni della realtà dell’universo ed in tutte le relazioni con le creature. Né l’esistenza di queste tre persone eterne viola la verità dell’indivisibilità della Deità. Io mi rendo pienamente conto di non avere a mia disposizione un linguaggio adeguato per esporre chiaramente alla mente mortale come questi problemi dell’universo si presentano a noi. Ma non dovete scoraggiarvi; anche per le personalità superiori appartenenti al mio gruppo di esseri del Paradiso non tutte queste cose sono totalmente chiare. Ricordatevi sempre che queste profonde verità concernenti la Deità si chiariranno sempre di più via via che la vostra mente diverrà progressivamente spiritualizzata nel corso delle successive epoche della lunga ascensione mortale al Paradiso.

      1:7.9 (32.1) [Presentato da un Consigliere Divino, membro di un gruppo di personalità celesti incaricate dagli Antichi dei Giorni di Uversa, capitale del settimo superuniverso, a soprintendere a quelle parti della seguente rivelazione concernenti questioni che oltrepassano i confini dell’universo locale di Nebadon. Io sono incaricato di fare da garante a quei fascicoli che descrivono la natura e gli attributi di Dio, perché rappresento la più alta fonte d’informazione disponibile a tal fine su qualsiasi mondo abitato. Ho servito come Consigliere Divino in tutti e sette i superuniversi ed ho risieduto a lungo nel centro paradisiaco di tutte le cose. Ho goduto molte volte del piacere supremo di soggiornare nell’immediata presenza personale del Padre Universale. Io descrivo la realtà e la verità della natura e degli attributi del Padre con autorità incontestabile; io so di che cosa parlo.]

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      Fascicolo 2

      2:0.1 (33.1) POICHÉ il più elevato concetto che l’uomo ha di Dio è contenuto nell’idea e nell’ideale umani di una personalità primordiale ed infinita, è ammissibile, e può rivelarsi utile, studiare alcune qualità peculiari della natura divina che costituiscono il carattere della Deità. La natura di Dio può essere compresa nel modo migliore attraverso la rivelazione del Padre che Micael di Nebadon ha reso manifesta nei suoi molteplici insegnamenti e nella sua stupenda vita incarnata in un mortale. La natura divina può anche essere meglio compresa dall’uomo se questi considera se stesso come un figlio di Dio e guarda al

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