Il Libro di Urantia. Urantia Foundation

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Il Libro di Urantia - Urantia Foundation

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un elemento d’interesse per sé o per un’altra creatura; questa è la grande differenza tra adorazione e preghiera. Nella vera adorazione non c’è assolutamente alcuna richiesta per sé né altri elementi d’interesse personale; semplicemente adoriamo Dio per quello che comprendiamo egli è. Chi adora non chiede nulla, né si aspetta nulla. Noi non adoriamo il Padre perché possiamo trarre qualcosa da questa venerazione. Gli rendiamo questa devozione e c’impegniamo in questa adorazione come reazione naturale e spontanea al riconoscimento della personalità incomparabile del Padre ed a causa della sua natura amabile e dei suoi attributi adorabili.

      5:3.4 (65.6) Nel momento stesso in cui s’introduce nell’adorazione un elemento d’interesse personale, tale devozione si trasforma da adorazione in preghiera e sarebbe più appropriato rivolgerla alla persona del Figlio Eterno o del Figlio Creatore. Ma nell’esperienza religiosa pratica non c’è ragione perché una preghiera non possa essere indirizzata a Dio il Padre come parte di una sincera adorazione.

      5:3.5 (66.1) Quando vi occupate degli affari pratici della vostra vita quotidiana, siete nelle mani delle personalità spirituali che hanno origine nella Terza Sorgente e Centro; cooperate con gli agenti dell’Attore Congiunto. E così: voi adorate Dio, pregate il Figlio e comunicate con lui, e vi occupate dei dettagli del vostro soggiorno terreno in connessione con le intelligenze dello Spirito Infinito che operano sul vostro mondo ed in tutto il vostro universo.

      5:3.6 (66.2) I Figli Creatori o Sovrani che presiedono ai destini degli universi locali fanno le veci sia del Padre Universale che del Figlio Eterno del Paradiso. Questi Figli d’Universo ricevono, in nome del Padre, l’adorazione del culto e prestano ascolto alle richieste dei loro soggetti supplicanti in tutte le loro rispettive creazioni. Per i figli di un universo locale un Figlio Micael è, a tutti gli effetti pratici, Dio. Nell’universo locale egli è la personificazione del Padre Universale e del Figlio Eterno. Lo Spirito Infinito mantiene un contatto personale con i figli di questi regni tramite gli Spiriti d’Universo, gli associati amministrativi e creativi dei Figli Creatori Paradisiaci.

      5:3.7 (66.3) L’adorazione sincera implica la mobilitazione di tutti i poteri della personalità umana sotto il dominio dell’anima in evoluzione e soggetti alla guida divina dell’Aggiustatore di Pensiero associato. La mente con limiti materiali non può mai divenire altamente cosciente del significato reale della vera adorazione. La comprensione da parte dell’uomo della realtà dell’esperienza dell’adorazione è principalmente determinata dal grado di sviluppo della sua anima immortale in evoluzione. La crescita spirituale dell’anima avviene in modo del tutto indipendente dalla coscienza intellettuale di se stessi.

      5:3.8 (66.4) L’esperienza dell’adorazione consiste nel tentativo sublime dell’Aggiustatore congiunto di comunicare al Padre divino i desideri inesprimibili e le aspirazioni ineffabili dell’anima umana — la creazione congiunta della mente mortale che cerca Dio e dell’Aggiustatore immortale che rivela Dio. L’adorazione, quindi, è l’atto di assenso della mente materiale al tentativo del proprio ego in corso di spiritualizzazione di comunicare con Dio, sotto la guida dello spirito associato, in quanto figlio per fede del Padre Universale. La mente umana acconsente all’adorazione; l’anima immortale desidera ardentemente ed inizia l’adorazione; la presenza dell’Aggiustatore divino guida questa adorazione a beneficio della mente mortale e dell’anima immortale in evoluzione. In ultima analisi, la vera adorazione diventa un’esperienza realizzata su quattro livelli cosmici: intellettuale, morontiale, spirituale e personale — la coscienza della mente, dell’anima, dello spirito e la loro unificazione nella personalità.

      5:4.1 (66.5) La moralità delle religioni evolutive spinge gli uomini alla ricerca di Dio per mezzo del potere motore della paura. Le religioni rivelatorie attirano gli uomini alla ricerca di un Dio d’amore perché essi anelano a divenire simili a lui. Ma la religione non è soltanto un sentimento passivo di “dipendenza assoluta” e di “certezza di sopravvivenza”; è un’esperienza vivente e dinamica di raggiungimento della divinità fondata sul servizio per l’umanità.

      5:4.2 (66.6) Il grande servizio immediato della vera religione è di stabilire un’unità permanente nell’esperienza umana, una pace durevole ed una certezza profonda. Per l’uomo primitivo anche il politeismo è un’unificazione relativa del concetto in evoluzione della Deità; il politeismo è il monoteismo in formazione. Presto o tardi Dio è destinato ad essere compreso come la realtà dei valori, la sostanza dei significati e la vita della verità.

      5:4.3 (67.1) Dio non è soltanto colui che determina il destino, egli è la destinazione eterna dell’uomo. Tutte le attività umane non religiose cercano di piegare l’universo al servizio deformante dell’io. L’individuo veramente religioso cerca d’identificare il proprio io con l’universo e di dedicare poi le attività di questo io unificato al servizio della famiglia universale dei suoi simili, umani e superumani.

      5:4.4 (67.2) I domini della filosofia e dell’arte s’interpongono tra le attività religiose e non religiose dell’io umano. Per mezzo dell’arte e della filosofia l’uomo di mente materiale è attirato verso la contemplazione delle realtà spirituali e dei valori universali di significato eterno.

      5:4.5 (67.3) Tutte le religioni insegnano ad adorare la Deità ed una qualche dottrina di salvezza umana. La religione buddista promette la salvezza dalle sofferenze, una pace senza fine; la religione ebraica promette la salvezza dalle difficoltà, una prosperità basata sulla rettitudine; la religione greca prometteva la salvezza dalla disarmonia, dalla bruttezza, mediante la realizzazione della bellezza; il Cristianesimo promette la salvezza dal peccato, la santità; il Maomettanesimo promette la liberazione dalle rigorose regole morali del Giudaismo e del Cristianesimo. La religione di Gesù è la salvezza dall’ego, la liberazione delle creature dai mali del loro isolamento nel tempo e nell’eternità.

      5:4.6 (67.4) Gli Ebrei basavano la loro religione sulla bontà; i Greci sulla bellezza; entrambe le religioni cercavano la verità. Gesù rivelò un Dio d’amore, e l’amore abbraccia la totalità della verità, della bellezza e della bontà.

      5:4.7 (67.5) Gli Zoroastriani avevano una religione di moralità; gli Indù una religione di metafisica; i Confuciani una religione di etica. Gesù visse una religione di servizio. Tutte queste religioni hanno un valore in quanto sono validi approcci alla religione di Gesù. La religione è destinata a divenire la realtà dell’unificazione spirituale di tutto ciò che è buono, bello e vero nell’esperienza umana.

      5:4.8 (67.6) La religione greca aveva una parola d’ordine: “Conosci te stesso”; gli Ebrei incentravano il loro insegnamento su “Conosci il tuo Dio”; i Cristiani predicano un vangelo che mira ad una “conoscenza del Signore Gesù Cristo”; Gesù proclamò la buona novella “conosci Dio, e te stesso come figlio di Dio”. Queste differenti concezioni dello scopo della religione determinano il comportamento di un individuo nelle diverse situazioni della vita e prefigurano la profondità della sua adorazione e la natura delle sue abitudini personali di preghiera. Lo status spirituale di ogni religione può essere determinato dalla natura delle sue preghiere.

      5:4.9 (67.7) Il concetto di un Dio semiumano e geloso è un’inevitabile transizione tra il politeismo ed il sublime monoteismo. Un antropomorfismo esaltato è il più alto livello raggiungibile di una religione puramente evoluzionaria. Il Cristianesimo ha elevato il concetto di antropomorfismo dall’ideale dell’umano fino al concetto trascendente e divino della persona del Cristo glorificato. E questo antropomorfismo è il più elevato che l’uomo possa mai concepire.

      5:4.10 (67.8) Il concetto cristiano di Dio è un tentativo di combinare tre insegnamenti distinti:

      5:4.11 (67.9) 1. Il concetto ebraico — Dio quale assertore di valori morali, un Dio di rettitudine.

      5:4.12

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