La Cattura. Sandra Carmel

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La Cattura - Sandra Carmel

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ancora Rhoda nonostante la sua confessione.

      Assolutamente ridicolo.

      L’attrazione sessuale non dovrebbe mai avere lo stesso peso del pensiero razionale e pratico.

      Era già stato colto in fallo, quindi avrebbe dovuto saperlo bene.

      In questo caso sembrava diverso, però.

      Più intenso, più divorante.

      Basta!

      La sua mente intervenne cercando di respingerla… panico o autoconservazione? Non voleva essere il tipo di persona che reagiva per paura e ignoranza. Se lei avesse voluto succhiargli il sangue, aveva avuto molte opportunità, ma non ne aveva sfruttata nessuna. Forse era davvero innocua.

      A giudicare dalla sua reazione al bacio che si erano scambiati, lui le piaceva; ma a livello romantico o nutrizionale? Come posso scoprirlo? Non aveva nessun amico vampiro con cui confrontarsi. O forse li aveva e semplicemente non lo sapeva.

      Abe premette i palmi delle mani sugli occhi chiusi. Cosa fare... Dimenticarla o darle una possibilità? Aveva lanciato un incantesimo su di lui, facendolo impazzire? No. Analizzando razionalmente la situazione, anche lei aveva corso un grosso rischio, confidandogli così presto un segreto così grande. Doveva significare che lei si fidava di lui, eppure lui era ben lontano dal concederle lo stesso trattamento.

      Abe si mise a sedere e guardò la notte scura fuori dalla finestra, le luci che costeggiavano la strada verso casa sua. Doveva darle il beneficio del dubbio, no? Lui da lei se lo sarebbe aspettato. Ma valeva la pena rischiare la vita per darle fiducia?

      Capitolo Sette

      Pensando al peggio

      Hobart, maggio 1965

      "Wow!" Lo sguardo di Richard studiò su Eva non appena lei aprì la porta. "Sei" - sospirò - "incantevole, con la 'I' maiuscola".

      Il suo cuore non si limitava a battere, martellava come se un paio di colombe fossero state liberate nelle sue viscere. "Grazie." Anche lui appariva piuttosto sexy, con un suadente completo nero, camicia bianca e cravatta a motivo cachemire. Molto cool, molto James Bond.

      Tirò fuori il suo sorriso sexy e accattivante facendo un gesto verso la sua macchina. "Andiamo".

      "Dove mi stai portando?" Lei studiò ancora un po' il suo abbigliamento, sperando che le desse un indizio. In un posto elegante, ovviamente, ma a parte questo, non riusciva a farsi un’idea. Tuttavia, notò una piccola e divertente coincidenza. Il blu elettrico della sua cravatta corrispondeva alla tonalità del suo vestito di velluto aderente, come se si fossero chiamati prima del loro appuntamento per coordinare i colori.

      Aprendo la porta dal del lato passeggero, i suoi occhi verde chiaro brillavano. "Te l'ho detto. È una sorpresa".

      Hmmm... Nessun bacio o stretta di mano per salutarla, anche se lui sembrava felice di vederla. E poi le aveva mandato quel regalo premuroso e, a quanto pare, costoso. Lei non riusciva a capirlo. Era come uno di quei cruciverba criptici con cui lei aveva sempre difficoltà.

      Raggiunsero presto la città e Richard posteggiò nel parcheggio del Theatre Royal. Era ancora un po' presto per vedere uno spettacolo. Il suo misterioso e cavalleresco comportamento suggerivano che aveva pianificato qualcosa di più di una semplice cena di apertura.

      Invece di entrare nel teatro proseguirono oltre, attraversarono la strada e si fermarono davanti a una solitaria porta di legno intagliato.

      "Eccoci qui", disse Richard con un sorriso sornione aprendole la porta.

      L'aroma accogliente della carne marinata le entrò nelle narici e scatenò le sue ghiandole salivari. Inghiottì un improvviso eccesso di saliva mentre il suo stomaco brontolava.

      "Dopo di te", disse, insistendo un po’ troppo nel fare il gentiluomo. Ancora una volta avrebbe avuto l’occasione di dare uno sguardo al suo lato B. Dal lampo pieno di desiderio nei suoi occhi a fessura, lei optò per l'opzione 'di dietro'.

      Arrivata in cima alle scale, si ritrovò in una sala da pranzo elegante, decorata in oro, crema e rosso, con un grande lampadario incandescente appeso al centro della stanza. Un pianoforte a coda si stagliava in un angolo e uno strano miscuglio di persone, da ragazzi on chiodo e brillantina e ragazze rockettare a modaioli, da hippie a membri dell’alta borghesia, si muoveva intorno, tenendo in mano drink e chiacchierando nei loro gruppi chiusi.

      Il palmo caldo di Richard contro la parte bassa della schiena di Eva la fece trasalire come se fosse stata colpita da un fulmine di desiderio. Lui la guidò verso il bar, ordinò un bicchiere di vino per entrambi e infine un cameriere li accompagnò al loro tavolo. Richard le porse una sedia dorata decorata con seduta di velluto rosso e si sedette di fronte.

      Finestre a tutta altezza delimitavano il perimetro della stanza, offrendo una spettacolare vista a trecentosessanta gradi sulla città color malva, rosa e oro.

      Lui la guardò negli occhi e alzò il bicchiere. "A un'altra meravigliosa serata".

      Proprio come l'ultima volta. Eva strinse le gambe nel tentativo di arginare il pungente desiderio che stava nascendo tra di loro e spinse il suo bicchiere contro quello di lui. Almeno spero. "Alla salute."

      Entrambi bevvero un sorso e posarono i loro bicchieri sulla tovaglia rossa e oro.

      "Suppongo che andremo a cena e poi a vedere uno spettacolo".

      Un sorriso si diffuse sulle sensuali labbra di lui. "Pensavo avessi detto che non eri brava con gli indovinelli".

      "Con gli enigmi criptici", disse lei, correggendo la sua affermazione troppo generica. "Come hai trovato questo posto?"

      "Ho visto un annuncio sul giornale che pubblicizzava una cena speciale che sembrava perfetta per noi. La tengono una volta al mese in diversi locali e ho notato che questo sembrava essere vicino al teatro, così ho preso i biglietti per la stessa sera".

      "Hai pensato bene. Amo il teatro e questo posto è... " Sospirò. "È davvero incantevole".

      Il fuoco del desiderio divampò nei suoi occhi. "Esattamente come te".

      Il suo sguardo cadde immediatamente sul tavolo, un improvviso calore le pulsava nelle guance. Quello che le aveva appena detto gridava sono totalmente preso da te, per poi negarlo con la sua riluttanza a toccarla. Richard era davvero un enigma avvolto in un paradosso.

      Bevve un altro sorso di vino. "Il posto è fantastico ma... penso che apprezzerai l'intera esperienza".

      "Non ne dubito, grazie. Anche se devi smettere di spendere così tanti soldi per me. Lo splendido regalo che mi hai mandato ieri e questa serata devono esserti costati una fortuna!".

      "Volevo farlo. Volevo prendermi cura di te".

      Toccami allora! Questo era tutto ciò che voleva, insieme al suo amore e alla sua devozione eterna. Non molto, eh? rise tra sé e sé. "Mi basta passare del tempo con te. Sul serio. Del tempo di qualità per me significa molto di più delle cose materiali".

      Lui sorrise come se avesse appena vinto a un telequiz e lei fosse il gran premio. "Anch'io."

      Allora

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