La Cattura. Sandra Carmel
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“Sì”.
Senza alcuna avvisaglia, lei chiuse le labbra sensuali su quelle di lui togliendogli il fiato, e si fece più vicina, passando le braccia attorno al suo collo.
Lui passò le mani intorno alla vita sottile di lei, infilando la lingua nella bocca di lei per esplorarne i piaceri nascosti.
Non sapeva nulla di questa donna, ma una la sapeva...
Che sapeva baciare... Beh, da dio.
Si ritrasse per inspirare un po’ d’aria.
“Lo hai fatto per distrarmi, vero?”
La sua voce suonava roca a causa dell’eccitazione.
“La domanda è, ti è piaciuta la distrazione?”
Se fosse stata seduta su di lui, avrebbe saputo la risposta senza che lui avesse a proferire parola.
“Molto.
E a te?”
“Una signora non rivela certe cose”, disse con un sorriso malizioso.
Lui ridacchiò.
“Mi sembra giusto.
Ma come minimo mi devi rivelare i punti salienti di Rhoda”.
Lei lasciò cadere le braccia dal suo collo e guardò in basso. La sua gamba tremava.
Ora era il suo turno di essere nervosa.
“Sto aspettando”, disse lui.
Lo sguardo di lei tornò a incontrare il suo.
Aprì la bocca ma tutto ciò che ne uscì fu un sospiro.
Era come se avesse qualcosa da nascondere, come se fosse un’agente segreta o una femme fatale.
“Io... “ Fece un gran respiro come a voler prendere ancora un po’ di tempo per raccogliere i pensieri.
“Sono una studentessa di musica,
il pianoforte è il mio strumento.
Spero di entrare nell’orchestra sinfonica ma sto prendendo il diploma per insegnare come piano di riserva”.
“Quindi sei un’artista e una creativa”.
“Vivo in Norvegia da tutta la vita e non sono mai stata all’estero...”
“Quindi ti piacciono le comodità di casa e sei vicina alla tua famiglia":
“E... “ esitò.
“Come posso dire... “
Batté con dita tremanti sul mento delicato.
“La mia...” si percepiva chiaramente che era indecisa se rivelare o meno qualcosa.
“La mia discendenza è... complicata.
Sono una mezzosangue... ”
“E quindi?
Se tu sei una mezzosangue io sono un meticcio, praticamente un delinquente”.
Lei evitò il suo sguardo e scosse la testa.
“Non capisci.
Sono una mezza Jade”.
Jade?
Che diavolo significa?
“Mi dispiace,
non conosco i gruppi etnici scandinavi”.
“Non sono in molti a conoscerli.
Pensavo che ci fossero pettegolezzi all’università.
Alcuni studenti sono molto... intelligenti”.
Abe le prese la mano.
“Pettegolezzi su cosa?
Cosa c’è di così speciale in questa tua discendenza dai Jade?”
Lo sguardo di lei si fece supplichevole.
“Te lo dico solo se mi prometti che dopo non scapperai via”.
Lui fece uno scatto indietro.
“Scappare?
Ma certo che non lo farò.
Quanto può essere brutta?
Sono una famiglia di assassini scandinavi colpevoli di omicidi di massa?”
Ma l’espressione mortalmente seria di lei smorzò il suo tentativo di scherzare.
“Prometti”.
“Sì, lo prometto”.
Accarezzò la morbida pelle pallida della mano di lei.
Rhoda prese un gran respiro e fissò le loro dita intrecciate.
“Esistono due clan, i Jade e i Violet.
E non vanno d’accordo, fin dal Medioevo”.
“Fammi indovinare, è ancora così”.
“Sì.
Personalmente non ho problemi coi Violet, ma non è questo il punto”.
Abe le strinse la mano.
“E qual è?”
Lo sguardo di lei catturò nuovamente il suo.
“I Violet e i Jade sono”, esitò, “creature della notte”.
“Creature della notte?
Intendi dire che a loro piace” disegnò due virgolette con le dita “divertirsi?”
Quindi non si trattava di conservatori che rifiutavano il sesso prima del matrimonio.
Caspita.
Ma non gli dava fastidio.
I tempi stavano cambiando comunque.
Lei scosse la testa, coi suoi bellissimi capelli biondi che frusciavano sulle spalle.
“No, intendo dire... vampiri”.
Lui rise.
“Ti piace veramente scherzare, eh?
È una caratteristica