La Cattura. Sandra Carmel
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“Non sto scherzando stavolta”.
“Stai tentando di dirmi che sono seduto qui fra le grinfie di un vampiro?
Mi hai attirato qui per cena?
Per fare di me il piatto principale?” disse cercando di trattenere la risata che gli saliva lungo la gola.
Lei sbuffò e lasciò andare la mano di lui.
“Non sta andando come mi aspettavo”.
Non stava andando neanche come lui si era aspettato.
“Come posso convincerti?” chiese lei.
“Spero non facendo di me un pasto”.
Lei chiuse gli occhi per un lungo attimo, come se stesse mettendo insieme i pensieri per mostrargli che ciò che diceva aveva senso.
“Il clan Jade si distingue per gli occhi verde giada e i capelli chiari.
Più geni vampiri hanno, più profondo è il colore degli occhi e più chiari sono i capelli.
Mentre i Violet hanno i capelli scuri e gli occhi viola.
“Devi comprendere che la maggior parte di noi non beve sangue umano.
I mezzosangue come me hanno una dieta simile a quella umana, eccetto il fatto che devo aggiungere un po’ di sangue animale una volta la settimana altrimenti mi stanco facilmente e divento irritabile”.
La paura si diffuse come un cancro aggressivo dal suo cervello fino al resto del suo corpo.
C’era qualche possibilità che fosse vero?
Di sicuro certe cose non esistevano, non nella realtà.
Ma sembrava così sincera.
“Dovrei crederti?”
“Perché mai dovrei inventarmelo?”
Lui scrollò le spalle.
“Non lo so, una psicosi?
Forse hai deciso che dopo tutto non ti piaccio e vuoi spaventarmi per farmi andare via?
Forse hai fatto una scommessa con un’amica?”
Lei lo fissava con espressione immutata.
“Giuro che ti sto dicendo la verità”.
Hai detto che non molti sanno dei Jade e dei Violet.
Quindi se è un segreto, perché lo stai dicendo a me?”
“Perché mi piaci ed è importante che tu sappia come stanno le cose e le implicazioni se io... ti piaccio.
E penso di piacerti”.
Sembrava e suonava seria.
Significava che i vampiri non erano solo una leggenda?
Che esistevano veramente?
E anche se ha detto di non cibarsi di esseri umani, dovrei comunque preoccuparmi?
Le probabilità suggerivano che lei fosse fisicamente più forte e invincibile.
Che succede se le viene fame?
Lui si chiuse e si allontanò da lei con la testa che gli girava.
Aveva appena baciato una vampira.
Beh, una mezza vampira, comunque era la stessa cosa.
Gli occhi di lei si riempirono di tristezza.
“Avevi promesso che non saresti scappato”.
Abe sussultò, la paura gli suggeriva di tenersi pronto a fuggire.
“Non lo farò.
Ma è una cosa grossa da assorbire. Ho bisogno di tempo per pensare”.
Lui arretrò verso la porta.
“Devo studiare per gli esami finali.
Ho bisogno di concentrarmi su questo per il momento.
Scusa.
Ti contatterò non appena mi sarà possibile”.
Gli occhi di lei luccicavano per via delle lacrime che stava trattenendo perché non credeva alle sue parole.
“Me lo prometti?”
Ci proverò.
Il ragazzo esitò, non convinto che lo avrebbe fatto una volta che fosse stato fuori della sua portata, una volta che fosse stato al sicuro.
“Sì.
Ehm... buonanotte”.
Abe percorse la strada verso il dormitorio dell’università come se fosse stato ubriaco,
ma non lo era, quantomeno non a causa dell’alcol.
La sua mente non faceva che saltare da un pensiero all’altro, da un sentimento all’altro, come vestiti sporchi sballottati dalla lavatrice.
In che diavolo di paese mi trovo?
L’incontro con Rhoda aveva capovolto il suo intero sistema di convinzioni.
Gli aveva aperto gli occhi.
Glieli aveva spalancati!
Là fuori esisteva un mondo di cui non sapeva assolutamente nulla.
Aveva vissuto nella sua piccola realtà protetta, plasmata dalla sua educazione borghese e dalle sue associazioni.
Rhoda aveva aperto la sua mente oltre i suoi confini sicuri e autocostruiti.
Lo aveva sfidato e turbato e lui amava le sfide, se ne nutriva.
Era naturalmente portato a correre dei rischi, ma si chiedeva se lei fosse una sfida troppo grande, un rischio troppo grande...
Abe si buttò sul letto e iniziò a fissare il soffitto pieno di ombre.
Le sue labbra formicolavano ancora per il bacio di lei.
Che fosse davvero in parte vampiro o no, condividere quel momento intimo con lei era stato incredibile.
E non solo le sue labbra ne avevano sentito la forza, le sensuali conseguenze continuavano a scorrere nel suo corpo sconvolto.
Aveva bisogno di dormire.
Il suo subconscio aveva bisogno di tempo per mettere insieme i pezzi prima di poterle rispondere.
E anche il suo corpo aveva bisogno