Vischio A Cattle Valley. Carol Lynne
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“Mi dispiace, ma non mi occupo di chiese,” disse Halden.
“Sì, beh, l’ho sentito dire, ma sono piuttosto disperato. L’impresa che abbiamo assunto per fare il lavoro ha abbandonato nel bel mezzo del progetto, e noi abbiamo promesso di avere l’edificio pronto per la festa annuale della vigilia di Natale. So che lei non è un uomo religioso, Mr Kuckleman, e se fosse disposto a venire a dare un’occhiata all’edificio, le prometto che non cercherò di salvarla.”
Casey si morse il labbro. Accidenti, forse non avrebbe dovuto dire quelle cose. Anche se in città era risaputo che Halden era un ateo fatto e finito, forse Casey avrebbe dovuto tenere la bocca chiusa. Era il nuovo arrivato in città e farsi dei nemici non era il modo migliore di inserirsi.
Ci fu un forte sospiro all’altro capo del telefono. “Quanto c’è ancora da fare?”
“Beh, la struttura esterna di base è a posto, ma non è stato fatto niente all’interno. Mi dispiace dire che non c’è ancora il riscaldamento, ma almeno sarà al riparo dalla neve e dal vento.” Casey guardò la neve sul terreno fuori dalla finestra dell’ufficio. Era solo metà novembre, ma la cittadina era già stata imbiancata da circa mezzo metro di neve. Accidenti, non avrebbe sicuramente voluto lavorare in un edificio senza riscaldamento, ma in fin dei conti, quando una persona era abituata a lavorare all’aperto con un tempo come quello…
“Il problema per me non è il riscaldamento, ma il posto.” Casey non disse una parola. Halden sembrava rifletterci su e, almeno, non aveva messo giù il telefono.
Dopo qualche secondo, Halden continuò, “Sarà nei paraggi questo pomeriggio?”
Casey alzò la mano per aria in segno di trionfo. “Sì, resterò qui per tutto il giorno.”
“Probabilmente potrei fare un salto a dare un’occhiata dopo pranzo, ma niente promesse.”
“Sì, certo. La mia casa è proprio accanto e probabilmente sarò lì. Se suona il clacson quando arriva nel posteggio, uscirò subito.” Casey chiuse l’elenco del telefono e lo ripose sulla mensola.
“Arrivederci, quindi,” disse Halden chiudendo la chiamata.
Casey rimise il telefono sul supporto e si guardò intorno nell’ufficio. Aveva ancora degli scatoloni da sistemare e un sermone da provare per domenica. Grattandosi la testa, si alzò e si spostò in cucina. Forse una tazza di caffè forte lo avrebbe aiutato.
Non sentiva ancora quella casa come la sua, ma cosa si aspettava? Si trovava a Cattle Valley da due settimane soltanto, due settimane molto solitarie. Nonostante la vocazione che aveva scelto, Casey era un uomo che amava molto il sesso, un mucchio di sesso. Era quella la sola ragione per la quale era andato all’università per prendere una laurea specialistica in studi religiosi, invece di entrare in seminario. Ora che aveva finalmente il lavoro dei suoi sogni, sembrava che la sua vita sociale ne stesse pagando il prezzo. Non che la gente di quella cittadina non fosse amichevole, solo che tendeva a tenere Casey a distanza di braccia. Lui sapeva che era colpa del suo predecessore, il reverendo Brian Doles, ma Casey aveva bisogno che la gente sapesse che lui non era come quell’uomo. Non aveva mai preso in considerazione di picchiare un amante. Forse la città aveva solo bisogno di una possibilità per guarire.
Si versò una tazza di caffè e camminò pigramente attraverso il salotto fino alla camera da letto. Anche se la stanza anteriore e la cucina erano già sistemate, la maggior parte dei suoi effetti personali era ancora allineata lungo le pareti, negli scatoloni. Casey non aveva ancora il coraggio di scavare nei ricordi. Lasciare la famiglia e trasferirsi nel Wyoming era stato un passo difficile per lui. Sua mamma non riusciva ancora a capire perché avesse voluto andare.
Forse sarebbe ritornato a Kansas City dopo Pasqua, per una breve visita. Sentiva già la mancanza delle nipoti e dei nipoti, ed era appena arrivato lì. Le foto della sua famiglia unita lo avrebbero dovuto consolare, ma sapeva che gli avrebbero fatto sentire ancora più nostalgia di casa.
Superando gli scatoloni, Casey si diresse nel piccolo bagno fuori dal salotto. Se doveva incontrare Halden Kuckleman, era meglio non avere addosso l’odore del proprio sperma. Casey e la sua mano erano diventati amici intimi da quando si era trasferito in città. Anche se si dava sollievo più volte al giorno, non riusciva mai a dare sollievo a quel prurito che non riusciva a raggiungere.
Posò la tazza sul lavandino, si spogliò e si guardò nello specchio. Sapeva di essere attraente. La fila di uomini che cercavano di attirare le sue attenzioni a casa ne era la prova, ma come lo considerava la gente di Cattle Valley? Sì, per la maggior parte del tempo portava degli occhiali con la montatura dorata, ma non credeva che gli dessero un’aria da sfigato. Forse il taglio che sua madre gli aveva consigliato era troppo corto. Casey si passò la mano sulla testa bionda. Non credeva che fosse troppo corto, anzi era proprio adatto alla sua nuova vocazione. Doveva esserci qualcosa in lui che non attraeva gli uomini di quella cittadina.
Lo squillo del telefono distolse il suo sguardo dallo specchio. Abbassò gli occhi, chiedendosi se rispondere oppure no. Era nudo come il giorno in cui era nato e quella casa tendeva ad avere un po’ di spifferi. Preoccupato all’improvviso che potesse essere Halden che chiamava per disdire l’appuntamento, Casey corse verso il telefono, con il membro che ciondolava.
“Pronto,” disse affannato.
“Ehi, Casey?”
“Ciao, Nate.” Casey sorrise. Nate Gils e i suoi compagni erano gli unici amici che avesse finora.
“Ti ho chiamato in un brutto momento?” chiese Nate.
“No, mi stavo semplicemente preparando per infilarmi sotto la doccia. Sono riuscito a convincere Halden Kuckleman a dare un’occhiata all’edificio.” Casey si sedette sul divano, consapevole che i motociclisti di passaggio avrebbero potuto guardare dalla finestra. Sapeva che non sarebbe sembrato bello, se avessero scorto il loro nuovo reverendo che se ne andava in giro nudo.
“Bene, congratulazioni,” ridacchiò Nate. “Per aver convinto Hal, senza bisogno di spogliarsi. Sono sicuro che di solito fai così.”
“Sì, sono un esperto nel denudarmi, anche se non di recente,” rise Casey. La cosa più bella di Nate, era che non c’era bisogno di nascondere quello che si era in realtà.
“Ti ritroverai incastrato ancora prima di rendertene conto. Mi stavo chiedendo se ti andrebbe di andare a pranzo, più tardi.”
Casey si strofinò la mano sul pisello in bella mostra, una povera cosa abbandonata. “Dovremmo pranzare presto. Non so bene a che ora verrà Halden, ha detto solo dopo pranzo.”
“Alle undici da Deb?” chiese Nate.
“Perfetto. Ci vediamo lì.” Casey chiuse la telefonata e ritornò nel bagno. Solo allora si concesse un appuntamento con l’acqua calda e la sua mano.
Dopo aver scorto Nate, Casey si fece strada attraverso la sala affollata. “Ciao,” disse, scivolando sulla panca di fronte al suo amico.
“Quindi,” iniziò Casey, togliendosi il cappotto, “come sta venendo la palestra?”
Nate fece spallucce e posò il menu.