Fuorigioco. Sawyer Bennett

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Fuorigioco - Sawyer Bennett

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ottenuta da questo tavolo sia stata la soddisfazione di fare ingoiare la lingua a quella studentessa arrogante. Mi sganascio solo a ripensarci.

      Una volta portato via l’ultimo piatto, mentre stavo per tornare in cucina, la porta si è aperta, e Mr. Sexy è rientrato. L’ho guardato avvicinarsi a me, e poi ci siamo fissati.

      Infilando la mano in tasca, mi ha detto: “Ecco la tua mancia. Mi ero dimenticato di lasciarla.” La mossa era calcolata per invadere il mio spazio personale, una cosa incredibilmente sexy in quel momento.

      Mi ha guardato per qualche secondo, poi ha detto: “Beh, grazie di averla presa con filosofia stasera. Sei riuscita senza dubbio a rimettere Angeline al suo posto, e mi dispiace per quello che ti ha detto.”

      Ho girato la testa verso di lui. “Perché sei dispiaciuto? Non ti dovresti scusare per lei.”

      Accennando un sorriso mi ha risposto: “Suppongo proprio di no.”

      Dopo qualche secondo passato a fissarci, ho pensato che stesse per dire qualcos’altro, invece si è girato per andarsene, dicendomi: “Ti auguro una buona notte.”

      Quando gli ho detto: “Anche tu” se n’era già andato.

      Mi sono accorta che mi aveva lasciato cinquanta dollari solo dopo la fine del mio turno, mentre contavo le mance. Con quei soldi avrei potuto decisamente comprare un sacco di Ramen per me e Paula.

      “Credo di poterti fare ottenere un posto al negozio di dischi.”

      Eh? Riporto l’attenzione su Paula, smettendo di pensare ad uomini sexy che lasciano enormi mance. La guardo sorridendo.

      “Non se devo vestirmi così,” le dico scherzosamente.

      Paula è agli inizi della sua crisi di mezza età. I suoi capelli nerissimi sono impreziositi da colpi di sole rossi. Si è fatta una frangetta corta ed alquanto alta, lasciando la fronte scoperta. Stasera ha deciso di vestirsi da dark, e indossa una minigonna scozzese rosso scuro e nera ed un top nero scollato. Ha completato il look con dei leggings con dei teschi, e degli anfibi.

      “Senti chi parla, tesoro! Hai proprio abbracciato il tuo lato bizzarro tra quei capelli e la ferraglia in faccia.”

      Rido mentre indosso gli orecchini, scuotendo la testa. Mi avvicino alla sua faccia, scuotendo le mie ciocche color lavanda. “Mmmh mmmh. Il mio look è pura arte.” Guardandola scherzosamente con espressione di disgusto, sogghigno. “Tu invece hai un pessimo gusto.”

      “Puttana.”

      “Sgualdrina.”

      “Baldracca.”

      “Povera vittima.”

      “Torta alle fragole.”

      Scoppiamo entrambe a ridere. Cerchiamo sempre di gareggiare quando ci insultiamo, per vedere chi riesce a fare ridere l’altra per prima. Questa volta è un pareggio.

      Mi siedo sul bordo del letto per mettermi le scarpe.

      Paula si avvicina e si siede accanto a me. “Allora, che programmi hai per domani?”

      Mi sfugge inavvertitamente un sospiro. “Domani sarà una giornata piuttosto piena. Avrò due lezioni la mattina e le ripetizioni a pranzo. Poi ho promesso ad Ann che l’avrei sostituita al diner per qualche ora, dato che deve andare ad un incontro scolastico per il figlio. Infine dovrò passare qualche ora al rifugio per senzatetto.”

      Wow, che vita frenetica.

      Paula si alza e si mette le mani sui fianchi. Mi fissa senza dire una parola.

      “Perché mi stai guardando così?”

      “Niente.”

      “Oh no, non ci pensare nemmeno. Non fare la mammina con me.”

      “Dai, Danny. Ti stai sfinendo così. Mi preoccupo solo per te.”

      Mi alzo dal letto e abbraccio Paula. “So che ti preoccupi per me, ma so prendermi cura di me stessa.”

      Lei ricambia con un grande abbraccio. “Lo so, tesoro. Questo però non impedisce che io mi preoccupi.”

      La abbraccio di nuovo e poi mi allontano prima di iniziare a balbettare come un’idiota. Paula è l’unica persona al mondo che tiene a me. Beh, a parte Sarge, anche se non lo vedo molto spesso.

      “Sto bene,” la rassicuro. “E comunque tutto questo durerà ancora poco, no?”

      “Certo, piccola. Ancora poco.” Il tono sembra rassicurante, ma si capisce che pensa che io sia destinata alla servitù eterna.

break2

      Sono le tre del pomeriggio e sono stravolta. Dopo essere uscita dal lavoro alle 7 stamattina, ho avuto giusto il tempo di farmi una doccia veloce prima di andare a lezione. Dopo un’ora terribile passata a dare ripetizioni di Storia e Cultura Occidentale ad un calciatore — che era più interessato a palpeggiarmi che allo studio — ora sono da Sally per terminare il turno di Ann. Dopo due tazze di caffè mi sento leggermente meglio. Fortunatamente per me il locale è deserto per ora. Mi chino sul bancone per consultare gli annunci in cerca di qualche impiego per il weekend: se riuscissi a trovare qualche casa da pulire durante il weekend, questo mi aiuterebbe a ripagare i miei debiti.

      Il tintinnio del campanello segnala che è arrivato un nuovo cliente. Alzo la testa, piegando il giornale a metà e mi fermo. È Mr. Cinquanta Dollari di Mancia. E mi rendo conto che non avevo esagerato con l’immaginazione. È davvero sexy come lo ricordavo. Indossa una t-shirt grigia madida di sudore ed un paio di pantaloncini da corsa blu navy. Sembra avere un po’ il fiatone, quindi immagino abbia appena finito di correre.

      “Siediti dove preferisci,” gli dico.

      Lui si avvicina al bancone, mantenendo il contatto visivo. È passato di qui sicuramente per vedere me. Ho capito le sue intenzioni guardando quei suoi occhi color whiskey.

      Lo fisso affascinata mentre si passa una mano tra i capelli umidi per scostarli dalla fronte. Sono castano scuro ed ondulati, ed al limite della lunghezza per il gusto di una madre. Secondo me sono perfetti. Peccato che non abbia il tempo e la voglia di agire di conseguenza.

      Si siede su uno sgabello di fronte a me, rivolgendomi un sorrisone. “Hai messo in imbarazzo qualcun altro con la filosofia ultimamente?”

      Scoppio a ridere ed iniziò a scuotere la testa. “No. Non oggi, perlomeno.”

      “Beh, stavo correndo e ti ho vista qui. Ho pensato di fare un salto per ringraziarti.”

      Aggrotto le sopracciglia. “Ringraziarmi?”

      “Esatto. Quei venti secondi passati ad umiliare Angeline con la tua conoscenza filosofica sono stati i più divertenti da secoli.”

      Non è molto femminile, ma non riesco ad evitare di grugnire per tutta risposta. “Beh, allora devi vivere proprio una vita monotona.”

      “Sono Ryan Burnham, a proposito.” Mi porge la mano e gliela stringo. La sua mano è

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