Fuorigioco. Sawyer Bennett

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Fuorigioco - Sawyer Bennett

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apre una serie di porte doppie, e ci troviamo in una grande sala da pranzo. Ci sono tavoli pieghevoli da otto posti con sedie di metallo attorno ad ognuno di essi. Trovo strano il fatto che su ogni tavolo ci sia un piccolo vaso con dentro un mazzo di fiori di plastica. La maggior parte dei posti sono occupati, e noto che appena la gente finisce il pasto e se ne va, i volontari accolgono altre persone.

      Seguo Danny lungo il perimetro della stanza verso il retro, dove si trova un bancone di servizio, dietro il quale si sviluppa una grande cucina. Una porta girevole permette alle persone di andare avanti e indietro tra la cucina e la sala da pranzo.

      “Era l’ora che ti degnassi di arrivare, Danny. Mi sto facendo il culo per cercare di preparare il cibo per domani.”

      “Datti una calmata, Maverick. Sono qui adesso, e ho portato un aiutante. Però ci aspettiamo entrambi un buon posto dopo aver finito.”

      Danny mi guarda e io le sussurro: “Maverick?”

      Lei si sporge verso di me e sussurra: “Top Gun è il suo film preferito.”

      Lancio un’occhiata a Maverick. È asiatico ed estremamente basso. Indossa un grembiule sopra i vestiti, ed è macchiato di cibo; sta mescolando un grande pentolone sui fornelli, ed il cappello sulla sua testa dice: “Honey Badger Don’t Care”.

      Danny apre un cassetto e tira fuori due grembiuli, lanciandone uno a me. “Mav, questo è Ryan. Sarà il mio braccio destro stasera.”

      Odio ammetterlo, ma non ho apprezzato il riferimento a Top Gun. Il braccio destro in teoria dovrebbe aiutare l’altra persona a rimorchiare, e col cavolo che aiuterò Danny ad ottenere questo.

      Maverick mi guarda, studiando i miei vestiti. “È vestito in maniera alquanto lussuosa. Sei sicura che sia pronto a sporcarsi le mani?”

      Prima che Danny riesca a rispondere, dico: “Certo che posso sporcarmi le mani. Dimmi cosa devo fare.”

      May mi guarda sbuffando, ma indica una pila di patate sul bancone. Mi tolgo la giaccia e la appendo su una sedia, arrotolando le maniche della mia camicia Dopo aver indossato il grembiule, prendo una patata e inizio a pelarla. Danny si avvicina a me per aiutarmi. Lavoriamo in cordiale silenzio, soprattutto dato che Maverick è qui con noi, e credo che mi farebbe a fettine se non svolgessi il mio compito scrupolosamente.

      Non appena lascia la cucina portando con sé il pentolone che era sui fornelli, Danny si china verso di me e mi dà una spintarella con la spalla. “Allora, come sta andando?”

      “Alla grande. Adoro pelare le patate. È una delle mie cose preferite al mondo.”

      “Prima volta, eh?”

      Rido. “Già. Però adoro provare sempre cose nuove, quindi posso spuntarlo dalla mia lista dei desideri.

      Rimaniamo entrambi in silenzio per un minuto, poi le dico: “Sai, Danny…avermi portato qui non proverà niente.”

      Mi guarda, e percepisco lo shock nel suo viso, consapevole di essere stata scoperta. Inizia a giustificarsi balbettando che non sta provando a dimostrare niente, ma io mi asciugo le mani con uno strofinaccio e appoggio un dito sulle sue labbra. Mi chino leggermente verso di lei, mormorandole dolcemente: “Non negarlo. Non ti si addice.”

      Ha gli occhi spalancati e l’espressione confusa per circa tre secondi, dopo i quali scoppia a ridere. “Immagino che non potrò più farti altri tiri mancini.”

      “Ho il tuo numero.” la rassicuro.

      Parliamo di cose banali mentre lavoriamo, dato che non c’è la possibilità di fare conversazioni più profonde. Però scopro che Danny fa volontariato qui svariate volte alla settimana da quando aveva sedici anni, il che mi porta a confermare che è originaria di Boston proprio come me. Maverick continua a fare avanti e indietro tra la cucina e la sala da pranzo, portando pentole e vassoi sporchi. Mentre i residenti e gli ospiti lavano i loro piatti e posate in un’ara di lavaggio nella sala da pranzo, l’adorabile compito

      Dopo due ore passate a pelare patate, strofinare pentole, e trasportare immondizia, mi rendo conto che effettivamente mi fa un po’ male la schiena. Il che mi sorprende, dato che sono un ragazzo decisamente in forma. Non si può giocare ad hockey in maniera agonistica senza essere in forma smagliante. Non so come faccia Danny a fare tutto questo due volte alla settimana, e provo estremo rispetto per una ragazza per qualcosa che non avevo mai sperimentato con l’altro sesso.

      Dedizione.

      Questo è un lavoro schifoso, e lei si è comunque offerta di farlo. Il che le fa ancora più onore.

      Sto pulendo l’ultimo piano di lavoro, e lancio un’occhiata a Danny. Mi sta porgendo la giacca sportiva. “Te la sei cavata alla grande stasera. Che ne dici se ti offro una birra?”

      Lascio il panno nel lavandino, e mi tolgo il grembiule. Afferro la giacca e l’appoggio sul mio braccio. Le porgo l’altra e lei se la infila,

      Le sorrido, dato che in questo momento ha un aspetto incredibilmente adorabile, a braccetto con me. “Ti ho invitata io, quindi la birra te la offro io.”

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