Il Guerriero Sfregiato. Brenda Trim
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Sembrava che stessero avendo la meglio sui nemici nel momento in cui anche gli altri componenti del gruppo aiutarono i Guerrieri che stavano già combattendo; almeno fino a quando li raggiunsero un mucchio di Skirm e demoni minori provenienti dai tunnel dietro di loro. Gerrick e gli altri si trovarono obbligati ad affrontare i nuovi arrivati, quindi l’uomo non ripose la verga e non smise di scagliare incantesimi. Quando però questi si fecero inefficaci, il Guerriero impiegò la verga come un bastone. La conficcò nel collo di un demone della furia, e fece esplodere la testa del nemico quando incanalò la magia nell’oggetto.
Gerrick perse di vista Zander e gli Arcidemoni, ma udì delle urla. Improvvisamente delle luci nere pervasero il tunnel, e quando queste sparirono così fecero anche gli Arcidemoni. Doveva essere successo qualcosa alle streghe per dare modo agli Arcidemoni di teletrasportarsi.
Breslin si affrettò da Gerrick, ma inciampò e cadde prima di raggiungerlo. L’uomo affondò la punta della verga nel petto di uno Skirm prima di pronunciare un incantesimo che lo uccise. Si godette il momento in cui il tirapiedi si dissolse in un milione di pezzi, e si abbassò per evitare la gamba amputata di Azazel che venne scagliata da Breslin. Gerrick era sorpreso del fatto che la donna non vi avesse dato fuoco grazie ai suoi superpoteri dopo essere inciampata nell’arto.
Gli risultava difficile localizzare sia i nemici che le donne a causa del caos che aveva prevalso nel tunnel angusto. Un aspetto che lo colpì era la ferocia con cui le prigioniere affrontavano gli Skirm e i demoni. La loro rabbia e sete di sangue ricordavano quelle di animali selvatici, il che lo preoccupava seriamente circa il loro stato mentale.
Il numero dei nemici diminuì, quindi i Guerrieri affrontarono la battaglia con più calma, mentre le donne non ridussero di intensità i loro attacchi. Era come se anche il minimo di razionalità avesse abbandonato la loro mente. Gerrick provò ad approcciare la piccola umana che chiamavano Cami, ma venne spinto via quando gli graffiò le braccia. Bhric fece la stessa fine quando tentò di avere a che fare con Shae, e quando Gerrick si accorse che il Principe Vampiro aveva sollevato una mano per esercitare il proprio potere su di lei, gli sbatté contro di proposito per distrarlo e fece finire il ghiaccio contro a un muro. Non avrebbe più permesso che le venisse fatto del male.
L’aria nel tunnel si fece pesante, e Gerrick rallentò i propri movimenti quando Zander esercitò i suoi poteri. Non aveva mai sentito così tanta pressione e controllo da parte del Re Vampiro, ed era sorpreso di essere rimasto in piedi dopo un tale dispendio di energie. Gli ordini di Zander echeggiarono nel tunnel. “Basta! Fermatevi!” Tuonò.
Si udivano solamente i respiri pesanti dei presenti. Quando Gerrick si guardò intorno si rese conto che Shae si trovava a qualche metro da lui ed era appoggiata a un muro. Sembrava essere rilassata, ma il modo in cui contraeva la mascella, le rughe d’espressione attorno alla bocca e gli occhi agitati tradivano il suo stato d’animo. L’uomo provò ancora il desiderio di raggiungerla per abbracciarla, ma scosse il capo all’impulso bizzarro e si fece violenza per non assecondarlo.
“Gli Arcidemoni non torneranno stanotte, sono troppo feriti. Adesso usciamo e torniamo a Zeum, per stanotte il bagno di sangue finisce qui” decretò Zander prima di voltarsi verso l’uscita.
I componenti del gruppo presero quindi a seguire Zander, e Gerrick si rese conto che a tutte le donne, a eccezione di Shae, era stato fornito almeno un capo di abbigliamento. L’uomo si tolse quindi la giacca di pelle prima di avvicinarsi a lei. Ricevette un’occhiata cauta quando l’aprì e le disse “Mettila. Fuori fa freddo”. Non distolse lo sguardo da Shae mentre quest’ultima tentò di celare il modo in cui tremava a causa della bassa temperatura.
“Non mi dà fastidio un po’ di freddo” protestò nell’infilare le braccia nelle maniche. “Non è niente rispetto a ciò che ho subito”. Le sue parole esprimevano chiaramente quanto si vergognasse dello stato in cui versava.
Quando si avvolse completamente nella giacca si lasciò scappare un sospiro. Gerrick avrebbe potuto giurare di averla vista avvicinarsi il bavero al naso per inalarne l’odore. Osservò un piccolo sorriso farsi strada sul volto di lei quando si abbassò per togliersi anche le scarpe. L’ultima cosa che voleva era farla camminare sulle tavole scheggiate, i vetri rotti e altri detriti, senza contare le strade fredde all’esterno.
Shae spostò lo sguardo da Gerrick agli stivali di lui che teneva in mano. “Sei sicuro che non ti facciano male i piedi? Sono abituata al disagio”.
Gli si contrassero le interiora alle parole di lei. Era pronto a scommettere i suoi preziosi sgian dubh che non avrebbe accettato la giacca se non avesse capito che stavano per incontrare degli umani. Era chiaro che non avrebbe mai violato la regola secondo la quale gli esseri soprannaturali non potevano rivelare l’esistenza del Reame di Tehrex. Il modo in cui guardava Zander e i suoi fratelli gli faceva capire quanto fosse un vampiro dedito al Reame.
Shae non sapeva quanto dolore avesse dovuto sopportare Gerrick in vita sua. “Il dolore fisico non è niente” le disse onestamente prima di incamminarsi.
“Ma dai” mormorò lei ironicamente. “Comunque mi chiamo Shae” esordì appena dopo.
Quando si voltò per guardarla gli si allargò un sorriso in volto alla vista di lei che saltellava nell’indossare gli stivali prima di affrettarsi al suo fianco. Si corrucciò alla strana sensazione, non sorrideva mai. “Capito”.
“Devi essere il simpaticone del gruppo, Gerrick” commentò lei sarcasticamente, il che gli fece venire voglia di sorridere ancora. “Per dire”.
“Già, io sono Gongolo e lui è Cucciolo” disse indicando Bhric.
“Vaffanculo, io sono Sexy” rispose il Principe Vampiro. Gerrick proseguì tranquillamente fino a quando non sentì un chiodo conficcarsi nel tallone; gli venne da imprecare ma si trattenne. Non voleva che Shae gli desse gli stivali, non avrebbe mai permesso che si facesse male.
“Già, si vede che sei un mattacchione. Sudi sempre così tanto quando combatti?” Domandò lei toccando il bavero della giacca che indossava. L’azione gli diede un assaggio del seno di lei, e cazzo, quanto gli venne duro. Non si concesse di dilungarsi circa il modo in cui la pelle nuda di lei lo eccitasse, quindi si voltò e riprese a camminare.
“Preferiresti indossare la mia maglietta? È madida”. Non stava aiutando il proprio stato, in quanto l’immagine di lei con addosso la sua maglietta era ancora più eccitante. Aveva fatto sesso con tante donne nel corso dei secoli, ma non aveva mai desiderato che qualcuna di loro indossasse i propri capi d’abbigliamento. In quel momento voleva invece che Shae avesse addosso la propria maglietta e nient’altro; si rese conto che forse era a causa di ciò che la povera donna aveva dovuto subire.
“Mi va bene la giacca, grazie, Sudaticcio. Allora, che giorno è oggi?” Domandò raggiungendolo.
“Il primo dicembre”. Non era un tipo da conversazione, preferiva di gran lunga ascoltare. Avrebbe ascoltato quella voce sexy per giorni interi; nel suo tono era presente un accenno di asperità che la distingueva dalla maggior parte delle donne.
“Okay…di che anno?”
“Duemila quindici” rispose con fare incuriosito. Quanto tempo ha trascorso qua sotto? Pensò.
“Oh