Il Guerriero Sfregiato. Brenda Trim
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Quando raggiunsero le scale Gerrick cedette il passo alle donne. Zander e Breslin le aspettarono invece in cima alle scale. Una volta raggiunta la strada procedettero verso il parcheggio il più velocemente possibile, considerato che le prigioniere erano tante ed erano ferite. Gerrick imprecò quando sentì il freddo ai piedi; non aveva mentito circa il disagio fisico, ma erano trascorsi diversi secoli da quando aveva patito il freddo. Grazie alla Dea si sarebbe liberato presto dell’irritazione dovuta al chiodo nel tallone.
Prima che potessero raggiungere il parcheggio si resero conto che c’era uno scontro in atto, e Gerrick non esitò a scattare di corsa. “Merda. Breslin, resta con le donne. Anche voi, Cade e Caell” impartì Zander prima di raggiungere il compagno Guerriero.
Rhett, un demone di fuoco, nonché l’aggiunta più recente alla squadra, si affrettò al loro fianco quando raggiunsero il parcheggio dove le streghe e gli altri Guerrieri stavano affrontando un gruppo numeroso di Skirm. Diamine, quanti sono?! Pensò Gerrick. Kadir e Azazel di sicuro non avevano perso tempo a mettere in piedi un esercito. Si rese conto in quel momento che cos’aveva interrotto la magia delle streghe.
Il demone di fuoco lanciò delle fiamme dai palmi. “Vi divertite sempre così tanto? A quando la prossima iniziazione?” Mack scoppiò a ridere al commento di lui. Conosceva Rhett da qualche tempo, ed era ritornato con lei e Kyran dopo il loro soggiorno a Khoth, il Reame dei draghi.
“Stai pensando di restare qui per un po’, fiammifero? Sei sicuro che non ti mancherà il tuo lavoro da ufficio?” La ragazza lo provocò nel combattergli di fianco.
“Non m’immaginerei di andarmene tra poco, raggio di sole” Rhett grugnì quando la sua disattenzione gli fece accusare un pugno nelle costole. Rise nell’abbassarsi per schivare il pugno scagliato dallo Skirm. “E poi non ho ancora dato abbastanza fastidio al tuo Prescelto. E mi piace questo posto. Ci sono tante donne e tanti bei posti che vorrei vedere, sembrano promettere tante avventure”.
Gerrick rimbalzò sui talloni ghiacciati prima di attaccare ferocemente gli Skirm, eliminando tutti quelli nelle vicinanze. Due umani scelsero proprio quel momento per attraversare la strada per raggiungere il porto dei traghetti. Gerrick udì le loro esclamazioni di stupore, e così fecero gli Skirm. Due di essi fecero per dirigersi verso gli umani, quindi il Guerriero non si fermò nemmeno a pensare quando corse loro dietro.
I due umani strillarono quando gli Skirm scoprirono i canini prima di lanciarsi su di loro. Gerrick ringhiò e imprecò nel placcare uno dei due, finendogli sulla schiena e facendolo cadere a terra. Sfortunatamente la donna venne attaccata dall’altro Skirm, urlando dal dolore. Gerrick non sopportava le urla stridule, quindi mormorò un incantesimo per ammutolirla e tirò un sospiro di sollievo quando il rumore cessò. La vittima si guardò attorno terrorizzata nel trattenersi la gola.
Non aveva intenzione di prolungare la sofferenza della sfortunata, quindi infilò lo sgian dubh nel petto della creatura, udendo il rumore soddisfacente di quando raggiunse il suo cuore nero. Non si guardò indietro e incenerì anche il secondo Skirm. Il maschio umano si affrettò a soccorrere la donna nel momento in cui il Guerriero si voltò e fece ritorno al proprio gruppo. A metà strada si rese conto di non aver annullato l’incantesimo. Non vedeva l’ora di tornare a casa, era stata una lunga notte.
“Accidenti Gerrick, li hai spaventati a morte. Non riuscivo a capire se volessi attaccare loro o gli Skirm. Sicuramente avranno degli incubi per un po’” lo ammonì Mack.
“No invece, uno dei vampiri cancellerà loro la memoria” ribatté Gerrick prima di affrettarsi ad annientare anche il resto dei nemici. Fu un lavoro pulito e veloce quello di eliminare gli Skirm che avevano approcciato le streghe.
Fece poi un cenno a Breslin, il quale guidò le donne dietro l’angolo mentre le streghe stavano riportando l’attacco a Zander. In pochi minuti le prigioniere si sistemarono nelle monovolume, ed erano tutti pronti a fare ritorno a Zeum. Gerrick rilassò il capo sul poggiatesta; si chiese che cosa sarebbe successo.
Shae chiuse gli occhi e appoggiò la testa al finestrino durante il viaggio verso la famosa base di Zeum. Era stata finalmente liberata dalla tortura degli Arcidemoni. Per sette lunghi mesi aveva pregato affinché arrivasse quel momento, e ora che era finalmente giunto non aveva idea di che cosa fare. Prima del rapimento concludeva una lunga giornata rilassandosi facendo l’uncinetto, ma in cattività non aveva avuto con sé i propri strumenti. Dubitava però che l’hobby la calmasse ancora dopo tutto ciò che aveva subito.
Le mancava la sua famiglia e voleva essere portata subito a casa, ma si trattenne dal chiederlo. Le vennero le lacrime agli occhi quando ripensò alla propria vita. Indubbiamente la credevano morta.
Sicuramente i suoi genitori avevano già assimilato la perdita, e allo stesso modo aveva fatto suo fratello che era più grande di lei di diversi secoli; i due erano però intimi come fossero stati gemelli. Suo fratello era presente in tutti i ricordi di Shae; le aveva insegnato a giocare a baseball e a guidare. Le rare volte in cui era andata per locali con gli amici suo fratello era sempre stato lì a proteggerla.
Le tornò alla mente l’espressione accanita del nonno; sicuramente l’aveva cercata innumerevoli volte per le strade. Era pronta a scommettere fino all’ultimo centesimo che l’uomo avesse impiegato i propri sensi di lupo per cercare di rintracciarla, e sicuramente l’aveva frustrato parecchio non trovarla. Era impossibile rintracciare qualcuno quando veniva teletrasportato, ed era così che l’avevano rapita i demoni quella dannata notte. Adorava suo nonno e avrebbe fatto di tutto per sentire ancora le sue braccia forti attorno a sé; la facevano sentire al sicuro. Non credeva che si sarebbe più sentita al sicuro.
Si ritrovò a chiedersi se uno degli zii avesse tramutato la sua camera in studio. Viveva insieme alla famiglia allargata come tutti gli esseri soprannaturali, e lo spazio era poco. Non abitavano in una villa enorme, quindi la loro modesta casa non concedeva loro il lusso di avere uno studio. Per quanto le mancasse la propria famiglia non riusciva a immaginarsi di rivederli quella notte. Voleva dire loro che era viva, ma non era sicura di riuscire a reggere una conversazione circa l’accaduto.
Non era più la stessa donna che era stata rapita tutti quei mesi prima. Allora era un vampiro felice che sorrideva spesso e a cui piaceva uscire con gli amici. Le piaceva andare ai concerti e alle enoteche, e nonostante non fosse un’atleta, giocava nella squadra di softball della banca; una manicure e una pedicure bisettimanale erano più nelle sue corde rispetto al fare attività fisica. Era uscita con diversi uomini ma al momento non c’era nessuno di speciale nella sua vita. Non riusciva nemmeno a immaginarsi che un uomo la toccasse. Non sapeva più chi era.
Le sarebbe scoppiata la testa se avesse continuato a scervellarsi per darsi risposta alle domande che la assillavano.
Udì qualcuno menzionare Dante, il suo capo, nonché il Signore dei Cambion. Ripensò quindi al suo lavoro e si chiese se avessero mantenuto la sua postazione. Le tornò alla mente il giorno di tanti anni prima quando Dante l’aveva assunta. Aveva flirtato con lei dicendole che l’avrebbe assunta se avesse indossato delle minigonne. Lo aveva mandato a fanculo, certa che non l’avrebbe assunta, ed era rimasta scioccata quando l’aveva fatto. Più avanti le aveva detto che era stata la sua sfacciataggine a