Il Guerriero Sfregiato. Brenda Trim

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Il Guerriero Sfregiato - Brenda Trim

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immediatamente gli occhi quando sentì che la monovolume si era fermata. Si guardò attorno con fare sospetto e notò che avevano parcheggiato accanto a un doppio portone nero adornato da incisioni complesse e lavorate. Lo spostamento era durato fin troppo poco per i suoi gusti; avrebbe preferito restare seduta lì in silenzio per evitare il più possibile la realtà.

      Il portone si aprì improvvisamente, e vi uscì di fretta una donna minuta dai capelli mori. A Shae batteva forte il cuore quando scese dal veicolo, e raggiunse le altre donne che sembravano agitate tanto quanto lei.

      Zander si avvicinò alla donna e la baciò delicatamente prima che lei si rivolgesse al gruppo. “Benvenute a Zeum. Se non l’avete ancora capito sono Elsie, la Prescelta di Zander. È bello avervi finalmente qui. Seguitemi, parliamo dentro, qui fuori fa freddo”. Elsie guardò negli occhi tutte le presenti.

      Vennero incitate dai Guerrieri a entrare in casa, il che fece adirare Shae. Non le piaceva trovarsi in una situazione sconosciuta, non importava quanto gli altri stessero sorridendo e stessero cercando di metterle a loro agio. Non conosceva quelle persone e ne aveva passate abbastanza per non fidarsi di nessuno. Azazel era l’esempio perfetto; esteticamente era bellissimo ma era la persona più malefica con cui avesse mai avuto a che fare.

      Si impose di ricordarsi che si trattava della residenza del suo Re e che era stata salvata dai Guerrieri Oscuri, ovvero i più rispettati del Reame. Lo sforzo di controllare la propria reazione la fece sudare nella giacca di Gerrick. Non vedeva l’ora di andarsene, e si sentiva claustrofobica nella villa immensa.

      “Devo chiamare la mia famiglia, sicuramente sono preoccupati per me” disse Cami immediatamente.

      “Mi spiace ma non puoi” rispose gentilmente Zander.

      La cosa fece incazzare subito Shae, così come le altre donne. Nessuno le avrebbe mai più obbligate a fare qualcosa contro la loro volontà. Il vampiro cercò di ideare alcuni modi per fuggire nel momento in cui si sarebbe presentata l’occasione; in quel preciso istante era impossibile, circondata dai Guerrieri e le loro Prescelte. Prima o poi avrebbe trovato un modo per farlo.

      “Perché no?!” Sbottò Cami.

      “Perché non sappiamo abbastanza di come si sia sviluppata la situazione. Gli umani non possono sapere del Reame di Tehrex, e dobbiamo fare dei test per determinare gli effetti del veleno dei demoni su di voi” spiegò Zander.

      “Voglio andare a casa, adesso!” Esclamò Cami.

      “Può andare a casa se vuole” esordì Shae. “Siamo state prigioniere abbastanza a lungo, non potete dirci che cosa fare!”

      “Calmatevi”. La Principessa Breslin cercò di tranquillizzarle sollevando le braccia in cenno pacificatore. Peccato, perché Shae era parecchio incazzata e voleva prendere a pugni la donna.

      “Non possiamo tenerle qui, sarebbe crudele dopo tutto ciò che hanno passato” commentò Gerrick. Shae era scioccata dal fatto che il Guerriero le stesse difendendo, tanto più che non le sembrava il tipo che s’interessava di qualcosa. Lo aveva visto combattere con un certo distacco, il che le aveva fatto chiedere se provasse dei sentimenti.

      “E invece restano, Gerrick. Non sappiamo che cosa abbiamo per le mani e che rischio rappresentino” ribatté Zander.

      “Zander ha ragione. Là fuori non è sicuro per loro” aggiunse Breslin. Shae non ci pensò due volte e si tolse la giacca di Gerrick prima di correre verso la donna dando una spallata al fianco della Principessa. La raggiunse un pugno alla guancia che le fece vedere brevemente le stelle. Scoprì quindi i canini e si accovacciò, quindi colpì Breslin allo stinco. Udiva qualcuno urlare qualcosa in sottofondo ma non vi prestò attenzione.

      Breslin l’afferrò per la caviglia e tirò. Shae aveva trascorso mesi sul ring, e fu quindi in grado di restare in piedi senza smettere di prendere a pugni la Principessa. Combattere era diventato la sua seconda natura, e non perdeva mai. Perdere sul ring significava morire, e non aveva intenzione di morire nel futuro prossimo. Breslin ringhiò e scoprì i canini, quindi Shae notò che negli occhi color ambra di lei presero a brillare delle fiamme di rabbia. Nemmeno lei aveva intenzione di arrendersi. Improvvisamente qualcuno cinse la vita di Shae, e delle forti braccia la sollevarono da terra.

      “Tutto ok, dolcezza?” Domandò il demone di fuoco alla Principessa quando si accucciò accanto a lei. Non le interessava chi la stesse trattenendo, avrebbe fatto in modo che Breslin non potesse rispondere alla domanda. Shae si agitò nella presa, e in risposta venne stretta ulteriormente, rendendole impossibile muoversi anche solo di un centimetro.

      “Non chiamarmi dolcezza” sbuffò Breslin uscendo infuriata dalla stanza.

      “Le piaccio, me lo sento” commentò il demone del fuoco nel momento in cui Shae affondò le unghie nella carne delle braccia che le stavano trattenendo i fianchi. Impiegò tutte le proprie energie per voltarsi e capire chi l’avesse vincolata. Era Gerrick e aveva un ghigno in volto.

      “Mettimi giù. Me ne vado” sbottò portando indietro la testa. Il Guerriero cercò di evitare l’offesa, ma la sommità della testa della ragazza lo raggiunse al mento. Sperava di riuscire a rompergli il naso e restò delusa quando si rese conto che non l’aveva ferito nemmeno un po’.

      “Non vai da nessuna parte, Shae. Non adesso” le mormorò Gerrick all’orecchio quando la strinse ulteriormente a sé. La rabbia di lei riaffiorò con veemenza e riprese a contrastarlo. Si rifiutava di venir messa in un’altra gabbia.

      CAPITOLO TRE

      Era come se Gerrick stesse stringendo a sé una lince. Shae era esplosa senza ascoltare ragioni. Non che lui fosse d’accordo con il trattenere quelle donne, ma capiva che al momento stavano avendo a che fare con qualcosa di sconosciuto, e non le avrebbero lasciate andare così facilmente.

      Era strano; le altre donne erano arrabbiate e avevano protestato, ma solamente Shae era impazzita. La rossa tra le sue braccia era completamente fuori controllo.

      Aveva portato indietro la testa e lo aveva colpito al mento, al che Gerrick aveva imprecato. “Smettila, accidenti. Stiamo cercando di aiutarti. Non stai migliorando la tua situazione”. Era come se stesse parlando con un muro. Quando portò l’attenzione su Jessie lesse lo stupore sul volto di lei.

      Jessie, l’amica di Cailyn si era unita al gruppo qualche mese prima dopo essere stata morsa e infettata dal medesimo Arcidemone. Era stato grazie a lei se il Reame aveva appreso la differenza tra il morso di un Arcidemone su un maschio e su una femmina. Prima di Jessie nessuna donna era stata infettata da un Arcidemone, quindi era credenza comune che il morso portasse al mutamento in uno Skirm decerebrato.

      Fece appello ai propri poteri e mormorò “Codlata”; le sue dita irradiarono luce blu e l’uomo percepì il formicolio a lui familiare quando si attivò l’incantesimo. Qualche istante più tardi Shae si abbandonò tra le braccia di Gerrick e la ragazza chiuse gli occhi.

      “Che cosa le hai fatto?!” Domandò Cami.

      Gerrick la vide trasalire quando portò l’attenzione sull’umana. Chiaramente non era pronta ad affrontarlo come aveva fatto Shae. Era al corrente che molti lo vedessero come un Guerriero spietato, freddo e menefreghista, ma non si era mai prestato a modificare la concezione altrui di sé perché gli andava bene così. Credeva che fosse meglio essere temuto piuttosto che facilmente approcciabile. “Non l’ho uccisa, se è questo che ti preoccupa. Le ho solamente

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