Anima Nera Anima Bianca. Patrizia Barrera

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Anima Nera Anima Bianca - Patrizia Barrera

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di molto: diseredati tra i diseredati, gli ex schiavi affidavano la propria anima al triste canto BLUES, che innestava un certo non so che di ”maligno” sulle loro persone. SON JACKSON, un grande bluesman conosciuto per decine di anni solo…dagli addetti del settore, spiega molto bene quello che era l’ atteggiamento della gente comune nei confronti del Blues. “Il Bluesman è un animale ferito che grida le proprie sofferenze senza speranza di essere ascoltato. Ora, se lo facesse in chiesa, tutti lo comprenderebbero poiché sarebbe un’ anima che si affida a Dio. Ma dato che lo fa per le strade o da solo o davanti a un pubblico di poveracci bevitori e donnaioli, allora per la gente è solo uno fuori di sé e dalla Grazia di Dio, e la sua anima sporca lo attira verso Satana.” Quindi, la differenza sta nell’ approccio: in Chiesa sarebbe un peccatore che chiede la Grazia, cosi invece è un peccatore e basta, anche se le cose che dice sono più o meno le stesse. Il primo periodo del Texas Blues è nelle mani di disgraziati ed ex schiavi a cui spesso viene concesso di suonare nelle feste di piazze o in quelle da ballo per i bianchi ricchi, ma è costretto a farlo con i regolamentari violino e chitarra per non turbare ”col proprio peccato” le orecchie degli altri. Conosciamo alcuni dei primi Blues del periodo grazie al collezionista GATES THOMAS , che raccolse alcune delle canzoni dei piantatori di cotone emigrati in Texas. I brani ALABAMA BOUND e C.C RIDER, ad esempio, vennero poi rielaborati dal famosissimo Jelly Roll Morton (che il grande pubblico ha conosciuto grazie al film Il Pianista sull' oceano), ma appartengono al filone della tradizione orale, alla tradizione di una musica non scritta e all'Eco di musicisti neri dei quali si è persa memoria. Una delle più vecchie canzoni nelle quali sono già presenti le famose BLUE NOTE è Baby, Take a look at me! trascritta poi da Thomas e Charles Peabody nel Mississippi qualche anno dopo. E’ interessante notare come il Blues del periodo abbia ancora due facce: quella un po’ schizzata ma allegrotta delle feste e quella devastante e malinconica della solitudine, spesso accompagnata da tecniche di variazione che ne amplificavano l’opera di transfert sul musicista. Già agli inizi del ‘900 in Texas troviamo l’utilizzo della SLIDE GUITAR, in gergo chiamata BOTTLENECK (collo di bottiglia). Si tratta di una tecnica innovativa che alcuni confondono con il BENDING del Delta, ma che in realtà parla una lingua completamente diversa. In pratica, attraverso lo ”scivolamento” del collo della bottiglia (in genere di vetro) sulle corde, il Bluesman riusciva a ricavare un effetto ”lamentoso” (per intenderci un po’ HAWAIANO) che non alterava la trazione sulle corde come succedeva con il Bending, dove il musicista, avvolgendo le dita in pezze di cotone, era costretto a tirarle per ricavarne un suono.

      Tecnica del bottleneck, un collo di bottiglia che si fa scivolare sulle corde.

       L’effetto è completamente diverso: duro e a scatti col Bending, glissato e prolungato con lo Slide. In tal modo il Blues si colora di una magia difficilmente riproponibile con altre modalità. Mischiati al Blues altri stili come il JIGS (una tipica danza Irlandese) e il REELS (altra danza ma di origine Scozzese). Potrete quindi comprendere la complessità del nuovo modo di fare musica, che per la prima volta non si limita ad assimilare stili diversi, come ad esempio è successo per il Blues del Delta, ma si “apre” al mondo per portarvi un prodotto già rielaborato alla luce delle vicende non più solo personali ma storiche e sociali. Inizialmente ostracizzato, guardato come rozza espressione di una sotto-classe e inviso dalla stessa comunità religiosa nera, il Blues esplose poi in tutta l’America negli anni ’20. Non solo grazie a W.C. Handy di cui parleremo a breve e nemmeno sulla scia del successo delle Blues Singers di città, il cui stile non aveva molto in comune con quello che impazzò per l’America qualche anno dopo. Ancora una volta furono le etichette discografiche a determinarne il successo che, ricordiamo, non beneficò MAI i Bluesman ma solo i grandi produttori e gli investitori bianchi.

      In Texas la moda del Blues arrivò nel 1923 e si concentrò tutta a Dallas, dove le principali etichette decisero di portare sul mercato ”quella roba da negri” che però piaceva tanto anche ai bianchi. Qui esse stabilirono un vero e proprio Quartier Generale casalingo. Prima la OKEH ma poi anche la VOCALION, la BRUSWICK, la COLUMBIA, l' RCA e infine la PARAMOUNT inviarono a Dallas, ormai urbanizzata e ricca di conforts nonché ben servita dalle ferrovie, i propri tecnici e talent - scout i quali, insediatosi negli alberghi per ricchi, vi montarono il proprio studio di registrazione, allo scopo di incidere ”seduta stante” e senza spese aggiuntive le cosiddette RACE RECORDS, cioè quelle sotto-marche economiche dedicate al nascente mercato Afro-Americano. Parte così il secondo grande periodo del Texas Blues.

       Il primo grande artista ad essere registrato in loco fu lo storico BLIND LEMON JEFFERSON, un personaggio controverso che sarà soggetto di uno dei prossimi capitoli.

      In realtà il musicista cieco (?) era già abbastanza famoso nell’ East Texas da dove proveniva ma…come artista di inni sacri! Fu solo con le grandi etichette che la sua immagine si convertì in quella di musicista maledetto.

      La classica (e forse UNICA) foto ufficiale di Blind Lemon Jefferson. 1927

      Fu proprio in chiesa all’angolo tra Elm Street e Central Avenue che egli venne scoperto da un talent-scout della Paramount, e infatti la prima incisione porta lo pseudonimo DEACON

      ( Diacono) L.J BATES. Come a dire che tra il Blues sacro e quello profano in fondo NON C’E’ una così profonda differenza! L’artista si firmò poi col suo vero nome per tutte le altre 70 registrazioni seguenti con la Paramount, fino al 1929, quando mori improvvisamente e con parecchie ombre.

      Jefferson era un mirabile chitarrista e probabilmente il termine Texas Blues nacque con lui. Era in grado di ”martellare” la chitarra per ottenere dei bassi essenzialmente ritmici e ripetitivi subito seguiti da note ”aperte” e dal suono quasi arpeggiante. Il suo stile fece scuola influenzando gli innumerevoli artisti che si susseguirono in quelle sale d’incisione improvvisate, come SAM HILL, BUDDY WOODS, WILLIE RED, nomi che forse non vi diranno molto perché non sono mai balzati ai cosiddetti onori della cronaca, ma che rappresentano una pietra miliare della storia del Blues. Qualche anno dopo ecco l’oscuro LEADBELLY e l’aggressivo T. BONE WALKER, che applicarono le tecniche di Jefferson alla chitarra elettrica e combinarono il Blues con le neonate suggestioni del Jazz e dello Swing. L’utilizzo della chitarra amplificata segna infine l’ ingresso del Blues nell' epoca moderna.

      Probabilmente fu EDDIE DURHAM con la sua band a darle quel risalto che in T. BONE WALKER era apparso come intuizione. Avvicinandosi sempre più al Rithm’n Blues. il ruolo della chitarra solista supera nel Jazz persino quello del sassofono, mentre nel Texas Blues sostituisce in larga misura il ruolo fino ad allora primario della voce!

      Il DEEP ELLUM, fulcro del Texas Blues durante la Grande Depressione. 1930

      Nel frattempo lo scoppio della Grande Depressione degli anni ’30 allontana temporaneamente le etichette dal mondo del Blues: si spengono le luci delle sale d’incisione portate ”a casa” degli artisti e inizia un periodo di semi-oblio mantenuto fortunatamente in vita da uno sparuto gruppetto di musicisti neri che si spostano nelle sale da ballo della zona sud del Texas, come la sala da Ballo ROSE, che a cavallo tra gli anni ’30 e '40 fu davvero una vetrina di eccezione per i talenti del Blues tipo BIG JOE TURNER, WILLIE NELSON o PEE WEE CRAYTON. Successivamente i musicisti si spostarono a Houston, soprattutto quando negli anni ’60 la zona Deep Ellum, il quartiere eccellente delle band, fu spogliata della ferrovia e relegata a ghetto industriale. Veramente a Houston molti musicisti avevano già preso alloggio, proprio per le migliori condizioni di vita e le possibilità di integrazione: vi troviamo SAM ”LIGHTNING” HOPKINS e suo cugino TEXAS ALEXANDER, ma anche ROBERT SHAW e HERSAL THOMAS, il fratello di SIPPIE WALLACE. Incidere a Houston era molto difficile. Le grandi etichette FREEDOM, MACY e PEACOCK arrivarono solo nel 1947 e trovarono una vera e propria antologia vivente

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