Anima Nera Anima Bianca. Patrizia Barrera
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Satanizzazione di Papa Legba
I riferimenti alla Magia, bianca o nera, del primo blues si sprecano. Dalla figura emblematica dell’HOOCHIE COOCHIE MAN di Willie Dixon, l’eremita e stregone portatore della buona quanto della cattiva sorte, ai crocicchi di Robert Johnson, alle citazioni specifiche del ”lavoro con polveri magiche” di Muddy Waters, il Blues elargisce a piene mani i significati profondi della propria cultura. A conferma di ciò vi cito solo alcune delle frasi più indicative di famosi brani musicali. Partiamo dall' intramontabile Bessie Smith. Impensabile che anche nel Blues di città si alludesse alla magia nera? Niente affatto. Ecco cosa dice Bessie in Blue spirit Blues.
The devil came and grabbed my hand
Took me way down to that red hot land…
Mean blue spirits stuck their forks in me
Demons wid their eyelids dripping blood.
Il diavolo è arrivato e mi ha preso per mano
E mi ha portato in quel luogo così rosso e caldo
Turpi spiriti blu mi infilzavano con le loro forche
Demoni sprizzavano sangue dalle palpebre.
Questo invece è Robert Johnson in Hellhound on my trail di qualche anno dopo.
I got to keep movin’,
I got to keep movin’
There’s a hellhound on my trail.
Mi devo muovere, mi devo muovere,
C’è un cane infernale sulle mie tracce.
Per non parlare del termine ”MOJO” che troviamo praticamente in TUTTE le canzoni del primo Blues. Si tratta di un sacchetto di polveri magiche costituite da varie erbe afrodisiache ma soprattutto dal famoso John the Conqueror, un tubero di bosco che concede potenza fisica a chi lo possiede. E che dire dell’altrettanto famoso "black cat bone", un osso di gatto nero offerto in sacrificio al Dio dei crocicchi che, messo sotto la lingua, conferirebbe il dono dell’ invisibilità?
Evidente Americanizzazione di Papa Legba
Furono proprio l’esplicitazione delle pratiche magiche mescolate ai riferimenti satanici e sessuali a rendere inviso il Blues ai bianchi quanto ai neri, maledetto dalle Chiese e dalle masse, a far ripiombare i primi Bluesmen nel fango delle paludi da cui erano venuti….
Il cammino del Blues
Dal Delta alle grandi etichette discografiche
Il Blues non è solo musica viscerale. E’ un riflesso dell’ anima sulla solitudine della vita, è il grido di liberazione di un popolo vessato che ha saputo riscattarsi dalla schiavitù, ma soprattutto è l’odore della Nuova Era che si leva dalle paludi del Mississippi. Erroneamente considerato musica ripetitiva, di schema minimalista e poco armoniosa. ”Fare Blues” è un’arte per pochi.
Simile all’acqua del fiume dal quale si origina, questo genere musicale, esattamente come l’acqua, prende la forma dell’ambiente circostante, adattandosi pienamente agli usi e costumi del luogo pur mantenendo intatta la sua anima originaria.
I primi musicisti Blues, i famosi BLUESMAN ”brutti sporchi e cattivi” non avevano armi per esprimersi, se non un rudimentale strumento allestito artigianalmente col materiale che riuscivano a trovare, e la propria voce; in ciò esistono delle affinità con la musica di altri disperati, i cowboys. Tuttavia le similitudini finiscono qua: se li paragoniamo tra loro, ci rendiamo subito conto che tra questi due generi musicali non c’è altro aggancio se non quello di utilizzare chitarra e voce o chitarra e armonica.
Ciò che li separa NON E’ il senso di degrado che li accompagna, NON E’ la cultura Afro od Europea e NON E’ nemmeno il colore della pelle. I Cowboys, i Ramblers e i Bluesmen sono tutte persone sole, che esprimono attraverso la musica il proprio mal vivere e la rabbia dell’alienazione. Ma, se il cowboy e il rambler appoggiano la propria malinconia agli echi del passato Europeo che risuona nelle melodie Old Time, nel Bluesman si assiste ad un fenomeno che non ha precedenti nella storia: privato anche del ricordo delle proprie tradizioni egli riesce a costruire per se stesso una identità NUOVA, che tuttavia rimane istintivamente Africana .
Nato nel Nuovo Continente, lo schiavo Africano conia una musica con riflessi ATAVICI, ANIMISTI e SCIAMANICI che tuttavia si proietta inconsapevolmente verso il futuro, utilizzando un gioco di vibrazioni e suggestioni che si legano perfettamente alle tradizioni del proprio popolo, malgrado egli non le conosca affatto. Gli ideali di uguaglianza, liberazione e indipendenza saranno poi elementi costanti del Blues, rappresentativi di un punto di svolta non solo per l' Afro-Americano ma per l' intera America.
Sulle rive del Mississippi. Schiavi liberati,1875.
E, come la storia rivela che l’Adamo della Bibbia era nero di pelle, risulta ormai chiaro che la prima grande musica dell’Era MODERNA è Africana.
Il grande fiume è fangoso; le sue acque spesso sono vortici e rapide cascate, che a tratti si mutano in burrascosi torrenti. Poi scende a valle e finalmente si ferma, rendendo limpida l’onda prima nerastra.
Così è il Blues. Un giro di accordi dai forti accenti ritmici che si gonfia in un urlo e si spegne in un sussurro, straziato in stanche dissonanze o rianimato dal vibrare della voce. L’ emblema di un popolo che rimane sempre se stesso ma che pure assorbe l'anima dell'ambiente in cui vive.
Tecnicamente il Blues è costituito da 12 loops che si ripetono per l’ intera melodia, con un tempo di 6/8 0 12/8 battute in terzine.. ma in pratica NON HA regole fisse ed è un genere musicale assolutamente INDETERMINATO. Questo perché, parlando a livello tecnico, se lo si suona in Maggiore non si ha MAI la sensazione netta dell’accordo, ma a volte anzi sembra di suonarlo in MINORE, la nota ci appare IMPRECISA e dallo sgradevole effetto calante. Ciò è in parte vero.
La famosa scala Blues, che ne è l' elemento caratteristico, viene in effetti suonata in Minore ma utilizza ANCHE la scala pentatonica Maggiore, che viene PRIVATA della sua componente armonica naturale. Per esprimere in parole povere il concetto, esistono nel Blues delle note ”non centrate” ma leggermente calanti le quali, pur arrivando alla melodia precisa, lo fanno ”con qualche esitazione”.
Ne consegue che la melodia risulterà non immediata ma, leggermente rallentata, e non orecchiabilissima. Per questo ”fare un buon blues ” dipenderà dalla gamma di variazioni che si utilizzeranno, dal gioco della voce e dal sapiente utilizzo della scala pentatonica maggiore, cioè quella classica, che andrà a riempire armonicamente quegli spazi un po’ cacofonici
Sembra difficile? Beh, LO E’.
Il Blues delle origini