Nel Letto Dell'Alfa. Kate Rudolph

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Nel Letto Dell'Alfa - Kate Rudolph

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mettersi ad arricciarsi i baffi o sparire dietro un mantello. Se la situazione non fosse stata così preoccupante, quel modo di fare sarebbe risultato comico.

      Luke non aveva tempo per l’umorismo, e per quanto riguardava i suoi nemici, quello in particolare era quasi insultante. “Sembra che tu sia in vantaggio su di me, visto che mi conosci. Tu chi sei?” Non aveva interesse a fare giochetti, non con una posta in gioco così alta.

      L’uomo si ricompose, raddrizzò la schiena guadagnando un paio di centimetri in altezza e parlò con un tono di voce più basso di mezza ottava. “C’è chi mi chiama...” iniziò chinando la testa e con un respiro sibilante, poi lanciò un’occhiata alla sua destra e trasalì. Fece un solo rapido cenno in quella direzione e si irrigidì. “Tim. Sono Tim.”

      Maya si spostò vicino a lui e Luke fece affidamento sul fatto che fosse pronta ad affrontare la strega al fianco di Tim, anche se rimaneva nascosta. Nel frattempo lui non distolse l’attenzione dal loro nemico visibile. “L’affanno fa parte del tuo nome? O serviva a fare scena?” Era ormai chiaro che Tim fosse l’uomo di facciata in rappresentanza del vero potere.

      Lo stregone si accigliò, scoprendo un po’ i denti. “Ti prendi gioco di me quando in realtà hai paura di muoverti da solo nel tuo stesso territorio?”

      Luke non si mostrò arrabbiato, ma promise a se stesso che avrebbe avuto il piacere di strappare via le viscere di quell’uomo se solo avesse fatto una mossa sbagliata. “Conosco le mie forze.”

      “Evidentemente sei più debole di quanto pensassi,” disse Tim con un sorrisetto, piegando leggermente la testa. Tese una mano, allargando lentamente le dita. Quando il palmo fu rivolto verso il cielo, mosse le dita in uno strano modo e apparve una fiamma scoppiettante. Lo stregone se la passò da una mano all’altra.

      “Cosa vuoi?” Luke non si lasciò distrarre dal fuoco. Tim doveva averci sperato.

      “Moltissime cose,” rispose, lanciando in alto la fiamma e riprendendola, per poi estinguerla chiudendo la mano a pugno. “Ma tu puoi offrirmene solo alcune.” Lanciò un’altra occhiata alla sua destra, solo per un secondo, prima di tornare a concentrarsi su Luke.

      “Allora perché diavolo mi hai voluto qui?” sbottò Luke a denti stretti. Nell’ultimo mese era già stato attaccato sulla sua stessa terra una volta, e mai avrebbe voluto che succedesse di nuovo.

      Tim non si offese per quel tono, o almeno non all’apparenza. “Ho bisogno di informazioni.”

      “Un modo interessante di procedere, per ottenerle.” Dire a quell’uomo di andare a farsi fottere non avrebbe aiutato Luke in alcun modo; anzi, avrebbe solo peggiorato le cose. A una parte di lui non importava, ma la mise a tacere. Per lui in quel momento era inutile. “Quali informazioni?”

      “Dov’è il Pozzo?”

      “Così puoi avvelenare la mia acqua?” Che cosa poteva mai farsene uno stregone di un pozzo? E non potevano trovarlo da soli? Né Maya né Sinclair sembravano capire di cosa stesse parlando, anche se non davano a vedere nulla. Era stata la loro mancanza di reazioni a convincere Luke che nemmeno loro avessero idee in proposito.

      Tim lo sbeffeggiò. “Sei davvero così disinformato?”

      Così non si andava da nessuna parte, e lui aveva già rivelato di non aver capito di cosa si trattasse. Non c’era motivo di non andare fino in fondo. “Non so proprio di cosa tu stia parlando. Non posso darti informazioni che non ho.”

      Tim esitò per un momento, occhieggiò verso destra, annuì leggermente e irrigidì le spalle, dandosi un contegno. “Vuoi che tua sorella muoia? Dacci le informazioni e revocheremo la maledizione. Continua a fingere di non sapere nulla e non sopravviverà alla settimana.”

      Dalle mani di Luke eruppero gli artigli, pronti a squarciare la gola di quel bamboccio insolente. “Stai ammettendo di essere stato tu ad aver lanciato la maledizione su mia sorella?”

      Tim fece spallucce. “Ora sono le tue azioni a decidere il suo destino.”

      Luke si sforzò di trattenere i suoi istinti omicidi. Uccidere quello stregone non avrebbe risolto il suo problema. Avrebbe solo complicato le cose. “Sarebbe pericoloso andare lì adesso. Il fiume è straripato, devo organizzarmi.” Un fiume scorreva a sud del suo territorio e le abbondanti piogge, inusuali per la stagione, lo avevano gonfiato fino a rompere gli argini. Non c’era nessun pozzo in zona, ma Luke sperava che il bluff gli avrebbe fatto guadagnare tempo.

      “Hai cinque giorni.” Tim schioccò le dita e scomparve, lasciando al suo posto uno scintillio nell’aria. Luke mandò i suoi leoni a perlustrare la zona, ma non c’era traccia delle streghe. Era come se non fossero mai state lì.

      2

      Capitolo Due

      Cassie non aveva più le convulsioni. Era già un miglioramento. Mel guardò Krista lavorare sulla ragazza. La strega sapeva fare miracoli, ma contro una maledizione lanciata con tale maestria e una mutaforma che aveva appena acquisito la capacità di trasformarsi e che l’aveva già seriamente ferita, stava incontrando qualche problema. Due giorni prima Cassie aveva inaspettatamente avuto la prima muta, assumendo la sua forma di leone. Ancora peggio, era stata così assorbita dalla trasformazione che aveva aperto un brutto squarcio nel petto di Krista. La ferita era stata curata e stava cominciando a guarire, ma l’organismo delle streghe non sopportava bene le ferite gravi. Per il momento Krista si prendeva cura della ragazza quando ne aveva la forza, ma non era mai sola nella stanza.

      Con Luke e Maya fuori a caccia, rimaneva Mel a fare da babysitter.

      Era rimasta lì a sedere per più di un’ora in un silenzio quasi confortevole prima che scoppiasse un gran trambusto, il cui rumore proveniva dall’ingresso. “Sembra che l’alfa sia tornato.”

      “Certo,” disse Krista senza guardarla. Mel non riusciva a capire se la sua collera fosse dovuta alla ferita o alla storia di cui non stavano parlando. Non era sicura di quale delle due opzioni avrebbe preferito.

      Forse Bob sarebbe stato in grado di dirglielo, ma era fuori a cercare di rintracciare chi aveva lanciato la maledizione su Cassie. Aveva contatti che non avrebbe condiviso né con Mel né con Krista, ma sarebbe andato a prendere le informazioni per loro. Meglio di niente.

      Cassie emise un piagnucolio lamentoso e si girò su un fianco, raggomitolandosi. Cominciò di nuovo a tremare e le spuntò del pelo bruno e ruvido sulle braccia. Krista si spostò e lasciò che Mel prendesse il suo posto. Con mani ormai esperte lei afferrò le manette che avevano fissato al muro e incatenò la ragazza. Era umiliante, una cosa orribile da fare, ma Cassie aveva concordato che fosse il solo modo per tenere al sicuro lei e tutti quelli che la circondavano.

      La ragazza era così sfinita per le mute quasi continue degli ultimi due giorni che il tremito cessò e lei si accasciò sulla schiena mentre il pelo si ritirava lasciando esposta la dorata pelle delle sue braccia. Aprì gli occhi castani e rivolse a Mel un sorriso triste. “Almeno recupero l’attività fisica degli allenamenti persi in palestra.”

      Mel sorrise, ma non seppe cosa rispondere. “Credo di aver sentito tornare tuo fratello,” fu l’unica cosa che riuscì a dire. E quelle parole sembrarono ridare a Cassie un po’ di carica.

      La ragazza arretrò sul letto fino a potersi sedere con la schiena appoggiata

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