Tranquilla Cittadina Di Provincia. Stefano Vignaroli
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Leonardo, senza ribattere ulteriormente, lascia alla ragazza un’altra cartina e un po’ di tabacco sufficiente a farsi un’altra sigaretta e si allontana. Attraversa la strada e passa vicino a Veronica, la poliziotta che lo sta tenendo d’occhio.
«Non è che non si noti che tu mi stia alle costole. Quando la capirai che sono un tipo pulito? Dovrei portarti a letto per fartelo capire. Staresti bene con me e mi cercheresti per altri motivi.»
«Evita di fare il galletto. Piuttosto, ti ho visto chiaramente passare la “dose” a quella ragazza. Ti sei dato allo spaccio, ora?»
«Te l’ho detto, sono pulito», risponde Leonardo sollevando le braccia. «Puoi perquisirmi se vuoi, se fossi uno spacciatore avrei altre dosi addosso, non è così, commissario?»
Veronica lo tasta ben bene e riesce a tirargli fuori dalle tasche, oltre il portafoglio, il tabacco, le cartine, l’accendino e un pacchetto di Marlboro.
«Come diavolo fate a farvi le sigarette con questa robaccia? Mah!» La donna sfila una Marlboro dal pacchetto e se la accende, poi restituisce il tutto all’uomo. «Tanto prima o poi ti becco con le mani nel sacco, e ti faccio fare una bella vacanza in un’amena frazione di Ancona che si chiama Montacuto. Al fresco, in una residenza con le sbarre alle finestre e circondata da un’altissima recinzione.»
«Credo che farò prima io a portarti in una camera da letto e far l’amore con te. Sei già cotta a puntino», replica Leonardo, confezionandosi abilmente una sigaretta con il tabacco e accendendola sotto lo sguardo esterrefatto di Veronica. Ognuno dei due se ne va per la sua strada, mentre Anna rimane ancora seduta a lungo sotto la tettoia della fermata del bus. A un certo punto si alza e, passo dopo passo, con la calma che richiede la sua incerta andatura, raggiunge l’indirizzo fornitole da Leonardo. Studia la villetta, studia i suoi occupanti e già, nella sua mente, si delineano le azioni e i tempi della sua vendetta.
Il giorno dopo, Anna è già pronta all’azione. Ha confezionato la Molotov seguendo alla lettera le istruzioni: funzionerà. L’adrenalina che circola nel sangue è a livelli talmente alti da farle dimenticare qualsiasi dolore. Sono le tre di notte e non c’è anima viva in circolazione. Abbandona la stampella vicino alla recinzione della villetta, che riesce abbastanza faticosamente a scavalcare. La scala che ha adocchiato in giardino dovrebbe essere servita per potare gli alberi, ma quello che interessa è che ha l’altezza giusta per arrivare alle finestre del primo piano. Anna l’appoggia sotto quella che ha capito essere la finestra della camera da letto. Il tipo dorme con la moglie e i due hanno un bambino di pochi mesi che riposa nella camera attigua. La sera prima, alle tre e un quarto esatte, si era accesa la luce dell’abat-jour e la donna era andata nella camera del piccolo, che si era svegliato e reclamava il biberon. Anna ha calcolato che quella cosa si potrebbe ripetere ogni notte più o meno alla stessa ora. Sale i pioli della scala, uno ad uno, con un po’ di fatica, ma neanche troppa. La tapparella è abbassata solo a metà. Al momento giusto, una gomitata a sfondare il vetro e lancio della Molotov. Sarà l’inferno.
Quel bastardo morirà allo stesso modo della mia povera mamma. Se lo merita! Se la moglie sarà lesta, porterà in salvo le sue chiappe insieme a quelle del piccolo. Quanto a me, aspetterò buona buona che mi vengano ad arrestare, tanto ormai…
In cima a quella scala, Anna mette in bocca una sigaretta, in una mano l’accendino, nell’altra la bomba incendiaria. Puntualmente la luce si accende e la donna si alza. La fiamma dell’accendino brilla, raggiunge la sigaretta, ma non riesce a raggiungere la miccia dell’ordigno rudimentale.
No, non posso essere io la causa del fatto che quel bambino crescerà come me, senza un padre, e con una madre distrutta dal dolore.
La gamba sta ricominciando a farle male ed è difficile ridiscendere la scala, rimetterla al suo posto, scavalcare la recinzione e recuperare la stampella, ma ci riesce.
La vita per Anna continua a scorrere come sempre, le sue risorse economiche sono sempre più risicate, e ogni sera si ritrova a consumare il suo panino seduta nella solita panchina. Richiama il cagnolino bianco, che devia dalla sua traiettoria per venire a prendersi la sua dose di coccole, trascinandosi dietro anche il suo padrone. Il cane si mette a zampe all’aria, per farsi fare i grattini sulla pancia, cosa che gli piace tanto. Il veterinario sorride ad Anna, lei lo guarda negli occhi, due occhi verdi che infondono fiducia.
«In questo biglietto c’è nome e indirizzo di chi mi ha ridotto in questo stato. Fanne quello che vuoi, io non ho né soldi, né credibilità per andare a chiedere risarcimenti.»
In silenzio, l’uomo prende il biglietto, se lo mette in tasca e si allontana. Dopo alcuni giorni, con la posta, la ragazza riceve un assegno di 300.000 Euro a firma del tipo che a suo tempo l’ha investita ed è scappato come un vigliacco. Nella busta un biglietto: Spero siano sufficienti. La prego di non denunciarmi. Uno scandalo mi rovinerebbe per sempre.
Leonardo, come suo solito, compare all’improvviso e si siede nella panchina accanto alla ragazza.
«Sigaretta?» le chiede.
«No, grazie. Ho smesso di fumare. Il sapore del tabacco in bocca non mi piace più.»
«Com’è andata? Hai fatto buon uso della mia informazione?»
«Grazie a te e a un altro angelo, ora ho i soldi per andare in America e sottopormi a un intervento che riporterà la mia gamba alla sua lunghezza giusta. Ho calcolato che tra viaggio, soggiorno e spese per la clinica occorreranno 300.000 Euro tondi tondi. Tutto quello che ho, ma quando tornerò in Italia sarò pronta ad affrontare una nuova vita.»
«Bene, in bocca al lupo, allora!»
Leonardo attraversa la strada e giunge accanto alla poliziotta appostata. A sorpresa, avvicina il suo volto a quello di lei a sfiorarle le labbra. Colta alla sprovvista, Veronica accetta il bacio e comincia a far roteare la lingua per qualche istante intorno a quella di lui. Poi, con uno scatto si irrigidisce e si distacca di quel tanto che le basta a far partire un sonoro schiaffo diretto alla guancia di Leonardo.
«Sei pazzo!» esclama lei. Poi, seguendo il filo dei suoi ragionamenti da poliziotta: «Oggi la puttanella ha rifiutato la dose che le hai offerto? Ma tanto, ricorda, ficcatelo bene in testa: prima o poi ti becco con le mani nel sacco.»
«Faresti bene piuttosto a darti un’occhiata intorno e soffermare lo sguardo sui criminali veri, che non mancano di certo in questa zona. Ma che te lo dico a fare? Tanto è seguendo me che acciuffi criminali. Prima o poi ti chiederò il conto, mia cara!»
Riavvicina la sua bocca a quella di Veronica e, questa volta, e non per sbaglio, lei si abbandona a un lungo bacio. Quando riapre gli occhi, Leonardo si è dileguato nel buio, come solo lui è in grado di fare.
VERONICA…
Buio. Mentre i cittadini onesti si godono il meritato riposo nella tranquillità dei loro appartamenti, in alcune zone della città si vive una vita alternativa, animata da barboni, drogati, ubriaconi, prostitute, viados, extracomunitari più o meno clandestini e personaggi senza fissa occupazione e senza fissa dimora. A Jesi il cuore pulsante di questo tipo di società è la zona compresa tra la stazione ferroviaria e quella delle